foto LaPresse

Il Bi e il Ba

Soffocare di politica

Guido Vitiello

Al demone della politica stiamo sacrificando l'arte, il cinema, lo sport, la letteratura. Una vera e propria religione, e a soffrirne è prima di tutto la laicità

Siamo bombardati da esempi di religione trasformata impropriamente in politica (l’ultimo è anche il più buffo: la croce-trolley al raduno funeralizio per Charlie Kirk) e di politica trasformata impropriamente in religione (dai land acknowledgement agli inginocchiamenti rituali di BLM). E va bene che negli Stati Uniti i rapporti tra Cesare e Cristo sono diversi da sempre, ma anche nella vecchia Europa si moltiplicano i tentativi di emulazione dell’andazzo americano, dai cristianesimi sovranisti (ma molto slavofili) dei partiti di destra fino al vistoso tratto para-religioso della mobilitazione per Gaza. A soffrirne è naturalmente la laicità, che è appunto il ripudio dell’uomo totale e totalitario, quand’anche a tentare di imporlo sia un clero che marcia sotto abusive insegne secolari.

Al demone della politica andiamo sacrificando via via l’arte, il cinema, lo sport, la letteratura, i festival di checchessia, e tra poco sarà impossibile anche cercare rifugio nella zona franca di una chiesa. Così però si soffoca. All’inizio degli anni Ottanta si tenne una tavola rotonda tra intellettuali europei sul tema Non tutto è politica (ne pubblicò gli atti l’editore Spirali nel 1981). Jean Daniel, fondatore e direttore del Nouvel Observateur, aprì il dibattito dicendo che “ci sentiamo in un ghetto quando ci chiudiamo in un sistema politico che riduca a codice politico i drammi esistenziali, le ragioni della vita o la familiarità con la morte, le ingiustizie della bellezza o i capricci dell’amore”. A seguire, Milan Kundera spiegò come nell’est totalitario la politicizzazione integrale fosse stata un trauma per tutti. In condizioni come queste, “la difesa spontanea di ciascuno stava nella volontà di difendere l’autonomia in tutti i momenti del vivere. Era la difesa, la resistenza contro la riduzione, era il cosiddetto atteggiamento antiriduttivo”. Una difesa necessaria, oltretutto, perché “chi non capisce la vita non capisce neppure la politica!”. Amen.

Di più su questi argomenti: