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Il Bi e il Ba

Le rose sono rosse, le viole sono blu, io sono pm, e sono giudice anch'io

Guido Vitiello

Tutte le strategie schizoidi messe in atto dalla magistratura associata per opporsi alla separazione delle carriere: affermare che in realtà le carriere sono già separate, allarmare sul pericolo che i pm indaghino i giuidici che danno loro torno, rimandare a un momento in cui meno politici saranno indagati. Un delirio 

Le rose sono rosse, le viole sono blu, io sono schizofrenico, e lo sono anch’io. E’ la filastrocca che recitava Bill Murray in What about Bob?, una commedia su un paziente così nevrotico da portare all’impazzimento il suo analista. Inutile specificare che la recitava in un ospedale psichiatrico. Ora ascoltate quest’altra poesiola: la separazione delle carriere di fatto esiste già, ma se fosse introdotta nel nostro ordinamento sarebbe una catastrofe, e oltretutto è una riforma inutile perché le carriere è come se fossero già separate, dunque uniamo i nostri sforzi per impedire che le dividano. Suona delirante, vero? Eppure, è grosso modo la linea adottata dalla magistratura associata per opporsi alla riforma Nordio. Le rose sono rosse, le viole sono blu, io sono pm, e sono giudice anch’io.

Ma questa strategia di difesa schizoide non è l’unica. Altre portano un’impronta più marcatamente paranoide, come quella che chiama in causa Licio Gelli, o quella secondo cui separando le carriere il pm potrebbe indagare sul giudice che gli dà torto e questo creperebbe di spavento (in letteratura è noto come il caso Piercamillo D.). O come quest’ultima, avanzata ieri sulla Stampa da Gian Carlo Caselli e Vittorio Barosio: “Del problema separazione delle carriere potremo eventualmente parlare, senza temere che si risolva in una tagliola per i pm scomodi perché indipendenti, quando la nostra politica saprà bonificarsi da quelle componenti ancora oggi compromesse con fatti di corruzione o di malaffare”. In altre parole, si potranno separare le carriere solo quando ci saranno meno politici indagati, i quali però sono indagati proprio dai pm (e spesso assolti dopo anni dai giudici, ma vabbè). Se governo e parlamento, dopo i dovuti accertamenti, dimostreranno di essere puliti, allora avranno il diritto di sottomettere i pm; perché, si deduce, questo ceto politico di sopravvissuti alla selezione giudiziaria non avrà più bisogno di controlli e controllori. Io però, nel dubbio, una controllatina me la farei dare. Da uno bravo.

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