"Il trionfo della volontà" (1935)

Il Bi e il Ba

Il trumpismo, l'epica e la contro-epica

Guido Vitiello

L'influenza del regista del "Trionfo della volontà" sulla messinscena delle mitologie politico-nazionali è profondissima. Le corrispondenze con "La minaccia fantasma" di George Lucas e le confusioni del mondo Maga 

“A Glendale mancava solo Leni Riefenstahl alla regia”, mi ha scritto ieri un lettore, commentando il mio paragone tra la pantheonizzazione di Horst Wessel e quella di Charlie Kirk. Mancava, ne siamo certi? La verità è che la regista del "Trionfo della volontà" non manca mai. La sua influenza sulla messinscena delle mitologie politico-nazionali, incluse quelle democratiche, è così profonda e capillare da essere ormai pressoché impercettibile. E' una lunga storia di emulazioni e di appropriazioni. Lo storico del cinema Giaime Alonge ha dimostrato ("Uno stormo di Stinger", Kaplan 2004) che una celebre sequenza di Mr. Smith va a Washington di Frank Capra, quella in cui James Stewart visita i luoghi sacri della democrazia americana, è quasi indistinguibile, per l’uso dei simboli e per lo stile di montaggio, dal modello di Riefenstahl. Il film è del 1939: Capra sapeva bene che un’epica nefasta poteva essere sconfitta solo da una contro-epica altrettanto potente, e aveva trovato utile rubare qualche arma mitopoietica al nemico.

A volte il confine tra i due mondi è più ingarbugliato. Un’altra studiosa di cinema, l’americana Ariel Rogers ("Cinematic Appeals", Columbia University Press 2013), ha notato le molte corrispondenze tra il "Trionfo della volontà" di Leni Riefensthal e "La minaccia fantasma" di George Lucas, capitolo della saga di Star Wars, e ha ragionato sulle implicazioni politiche di un’arte in cui le masse umane sono ridotte a paesaggio. Che cosa dovremmo concluderne, che Hollywood ha regalato un trionfo postumo all’estetica nazista? Che il mondo Maga – pieno di scappati dal bar di Guerre stellari – confonde un po’ troppo l’epica e la contro-epica? Caspita, che frettolosi! La verità è che non dovremmo concluderne un bel niente, per il momento. Ma vi segnalo che qualcuno aveva già paragonato il secondo insediamento di Trump alla scena della Vendetta dei Sith in cui Palpatine annuncia al Senato galattico la trasformazione della Repubblica in Impero. Questo qualcuno era Jimmy Kimmel.
 

Di più su questi argomenti: