
foto Olycom
Il Bi e il Ba
Libertà e regole, parole e pallottole
Per anni la sinistra culturale ha privilegiato l'aspetto della precauzione su quello della libertà, sia per le armi sia per le parole. I conservatori si sono presentati come la National Rifle Association del libero discorso
Postuliamo, per lo spazio breve di una questione disputata, l’equivalenza tra parole e pallottole, e diciamo pure che sì, words are violence. Ne consegue che dobbiamo porci rispetto all’uso delle parole dilemmi simili a quelli che ci poniamo per il cosiddetto gun control. Ora, tra le tante reazioni all’assassinio di Charlie Kirk, quella che denota infallibilmente un certo tasso di cretinaggine si riassume così: Kirk ha detto una volta che qualche morte per arma da fuoco all’anno è un prezzo accettabile da pagare per difendere il secondo emendamento, dunque ha giustificato la sua stessa morte (sottinteso: ben gli sta). L’argomento non merita una confutazione, superata la terza media, ma è sintomatico lo sconcerto con cui alcuni detrattori di Kirk citano quella frase sulle armi, che non era certo la più controversa né aveva niente di disumano: semplicemente, in politica bisogna ragionare non solo sui princìpi ma anche sui costi e sui benefici.
Io sulla circolazione delle armi, per esempio, la penso all’opposto di Kirk, ma in base allo stesso criterio. E sulla circolazione delle parole? Pur lasciando da parte le diffamazioni, le calunnie, le istigazioni a delinquere e tutti gli altri atti verbali giudiziariamente perseguibili, ci sono senz’altro parole che possono ferire chi le riceve. Cosa farne? Per anni la sinistra culturale americana ha privilegiato l’aspetto della precauzione su quello della libertà, sia per le armi sia per le parole – pensiamo alla pratica del trigger warning, che per giocare sull’ambiguità potremmo tradurre pedestremente come “allarme grilletto”. I conservatori, dal canto loro, si sono presentati come la National Rifle Association del libero discorso, giudicando che la difesa del primo emendamento valesse bene i costi sopportati per proteggere il secondo: qualche vittima collaterale del linguaggio offensivo. Ora però sembrano ripentirsi, e ci sono molti segnali che vogliano attestarsi sulla linea più irragionevole: pallottole libere e parole regolamentate. E’ che i trumpiani sono dei pistola. Prove me wrong.



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