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Il Bi e il Ba

Scrittori all'Ariston: se Kafka canta Pino Daniele

Guido Vitiello

Un gioco da ombrellone: trasformare cantanti e romanzieri in improbabili coppie sanremesi. Da Nabokov agli 883, ecco una scaletta immaginaria fatta di legami inaspettati tra libri e musica

Uno dei miei passatempi preferiti, specie in questi giorni di radiodipendenza, è abbinare cantanti e scrittori in vista di un’immaginaria serata cover di Sanremo. Ecco una possibile scaletta: T.S. Eliot canta Maledetta primavera di Loretta Goggi; Marcel Proust interpreta Quella carezza della sera dei New Trolls; Vladimir Nabokov gorgheggia su Acqua e sapone degli Stadio; Cormac McCarthy intona una versione struggente del Vecchio e il bambino di Francesco Guccini; Franz Kafka conquista il pubblico dell’Ariston con O scarrafone di Pino Daniele. A volte gli abbinamenti sono poco più che boutade, come nel gioco degli ircocervi reso famoso da Umberto Eco; altre volte, proprio come gli ircocervi di Eco, sono accoppiamenti abbastanza giudiziosi da coinvolgere i temi, i manierismi e gli stili dei cantanti e degli scrittori, così da rivelare, in un gioco di rispecchiamenti umoristici, qualcosa di interessante che altrimenti resterebbe nascosto.

Per esempio, scommetto che Erri De Luca sarebbe l’interprete perfetto per Pezzi di vetro di Francesco De Gregori, e che Alessandro Baricco potrebbe far faville con Nord Sud Ovest Est degli 883. Anni fa, con il mio amico Marchesini – critico parodista che quando si tratta d’individuare una nota di stile ha qualcosa di simile all’orecchio assoluto – ci siamo divertiti a ipotizzare altre collaborazioni artistiche che potrebbero rivelarsi proficue: Pier Vittorio Tondelli e Ivano Fossati, Carlo Cassola e Sergio Endrigo, Niccolò Ammaniti (o forse Nicola Lagioia) e Daniele Silvestri. È un passatempo scemo, lo so io per primo, ma so pure che vi ho già contagiato, e che nella vostra mente state cercando di completare la scaletta dell’ipotetica serata sanremese. E sia: concediamoci senza rimpianti quest’ultimo svago da ombrellone prima che l’andazzo del mondo ci costringa a dedicarci a faccende più serie. Nel frattempo, in camerino, Cesare Pavese si scalda per L’estate sta finendo dei Righeira.  

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