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Il Bi e il Ba

Heinrich Himmler non sarebbe contento dell'andazzo che abbiamo preso

Guido Vitiello

La tradizionale caccia all’ebreo sta tornando di moda in molte parti del mondo, fortunatamente su una scala molto ridotta rispetto agli anni Quaranta. In compenso oggi spopola un’arte venatoria di tipo nuovo, che potremmo battezzare la caccia all’ebreo che ti dà ragione. Da Anna Foa a Gad Lerner, fino al quotidiano israeliano Haaretz

Heinrich Himmler non sarebbe contento dell’andazzo che abbiamo preso. I primi di ottobre del 1943, parlando agli alti gradi delle SS radunati nel castello di Posen, il gerarca nazista manifestò la sua irritazione per le distinzioni, le eccezioni, le indulgenze: “E arrivano tutti arrancando, ottanta milioni di bravi tedeschi, e ciascuno ha il suo ebreo perbene. D’accordo, gli altri sono porci, ma questo è un ebreo di prim’ordine”.

La tradizionale caccia all’ebreo sta tornando di moda in molte parti del mondo, fortunatamente su una scala molto ridotta rispetto agli anni Quaranta; in compenso oggi spopola un’arte venatoria di tipo nuovo, che potremmo battezzare la caccia all’ebreo che ti dà ragione. “L’uso della parola genocidio è meno tabù che in passato perché ci sono persone – penso ad Anna Foa – che hanno sfidato lo stigma proveniente dalla propria comunità e l’hanno fatta propria”, ha detto ieri all’Unità Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Altri anständige Juden ricevono simili attenzioni e omaggi, da Moni Ovadia a Gad Lerner (quest’ultimo con qualche riserva), ma il terreno di caccia più battuto sono senza dubbio le pagine di Haaretz.

“Come puoi accusarmi di antisemitismo se lo dice pure Haaretz?”, ossia il giornale degli ebrei perbene per antonomasia, l’unico di cui ti sanno citare quanto meno il nome. Dice bene Matteo Marchesini, queste prodezze ricordano tanto Matteo Salvini che si scatta una fotografia con un nero a caso per dimostrare che non ha nulla contro gli immigrati. E l’impressione, a vedere il suo sorriso furbetto e il suo lampo di soddisfazione negli occhi, è quella di una rodomontata da cacciatore: “Toh, amici, eccomi qui accanto al cinghialotto che ho appena preso al laccio!”. La caccia all’ebreo – all’ebreo che ti dà ragione – non è certo più avara di occasioni di esibizionismo.

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