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Il Bi e il Ba

La maratona per Gaza, che non menziona chi la guerra l'ha iniziata

Guido Vitiello

Una iniziativa indetta da giornalisti, artisti, attivisti sotto l'hashtag #ultimogiornodigaza. Condivisibile per certi versi. Ma con un limite: come si può scrivere un appello in cui non compare, neanche per sbaglio, il nome di chi tutto questo l'ha voluto?

Sarà che preferisco il secco all’umido, che detesto il tremolo e i cantanti con il pianto nella voce (stile “Luci a San Siro”), che trovo quasi sempre ripugnanti le esibizioni pubbliche di commozione e di virtù, che mi ribello istintivamente al ricatto melodrammatico di un paese in cui tutti, a destra e a manca, vogliono prenderti – come diceva Manganelli di Dickens – “a bambini morti in faccia”. Sarà che nulla riesce a esasperare e a magnificare questi tratti degeneri del temperamento nazionale quanto la questione mediorientale (l’altro giorno il Manifesto ha pubblicato una tirata da antologia del kitsch, “La Striscia dentro di noi”, che pareva scritta da Stanis La Rochelle di “Boris”, l’attore che fa beneficenza in Darfur ma che, non sapendolo collocare sulla cartina, proclama che è appunto “dentro di noi”).

Sarà per queste mie idiosincrasie che ho vissuto con un sottile disagio, ieri, la maratona indetta da scrittori, giornalisti, artisti, attivisti e parlamentari sotto l’hashtag #ultimogiornodigaza, un’iniziativa tutta improntata allo stile del Giorno della memoria, con tanto di staffetta di letture dei versi di un poeta palestinese morto sotto le bombe, Refaat Alareer, che per inciso aveva paragonato il 7 ottobre alla rivolta del ghetto di Varsavia. Ma il mio disagio non è estetico, è politico, e ha a che fare con un piccolo dettaglio che questa nube gonfia di lacrime finisce per eclissare del tutto. Intendiamoci: condivido diverse preoccupazioni dei promotori, specialmente quelle che riguardano gli aiuti umanitari e le pessime intenzioni di Netanyahu, e vorrei come loro che questa guerra sanguinosissima finisse oggi stesso.

Ma allora non bisogna essere ipocriti. Come si può scrivere un appello che riesce nel prodigio di non menzionare mai, neanche per sbaglio, i nomi di chi la guerra l’ha voluta e cominciata? E perché in questa nuvola di preghiere, petizioni e rivendicazioni, nessuno dei maratoneti ha considerato, anche solo come ipotesi di scuola, di chiedere che Hamas proclami la resa, ceda il potere e liberi gli ostaggi?

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