Il bi e il ba

Il vaccino a De Luca e il teorema Bart Simpson

Guido Vitiello

Se il vaccino è avvertito come un privilegio della casta, tutti sgomiteranno per iniettarselo. Potrebbe diventare il fondamento di una nuova tecnica di pedagogia civile o addirittura di una nuova arte del governo ai tempi del populismo

    C’è una puntata de “I Simpson” in cui Homer non sa come sbarazzarsi di un trampolino elastico che ha messo in giardino e che sta mandando all’ospedale uno dopo l’altro tutti i bambini di Springfield. Non riesce neppure a darlo indietro al clown Krusty, da cui lo aveva preso. Ma Bart, psicologo di strada, ha la soluzione: attacca il trampolino a un palo con una catena da bicicletta. Pochi secondi dopo, arriva un ladruncolo e lo ruba. Cos’era successo? Semplice: il lucchetto aveva trasformato un vecchio arnese in un possesso esclusivo e invidiabile.
     

      

    Bene. Il Corriere della Sera lancia l’idea di una foto di gruppo di tutti i leader politici per una campagna di invito alla vaccinazione. Impatto prevedibile: zero. Il nostro Luciano Capone, come Bart Simpson, propone invece il modello De Luca: se il vaccino è avvertito come un privilegio della casta, tutti sgomiteranno per iniettarselo. Non solo mi pare una trovata geniale, ma potrebbe diventare il fondamento di una nuova tecnica di pedagogia civile o addirittura di una nuova arte del governo, coerente con il rapporto mutato tra élite politiche ed elettori nell’epoca del populismo.
      
    Quando il politico è percepito come un uomo della porta accanto e fa di tutto per presentarsi come tale, allora diventa quello che René Girard chiamerebbe un “mediatore interno”: un modello che è simultaneamente un rivale, su un piano di (illusoria) orizzontalità. Finora le élite hanno subìto solo il lato distruttivo di questa invidia pubblica. Che sia l’occasione per tentare di volgere a proprio vantaggio i meccanismi emulativi e controemulativi?