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Il Bi e il Ba

L'elezione del presidente della Repubblica si sta trasformando in una cerimonia sciamanica

Guido Vitiello

Dopo Mattarella, ha annunciato Giancarlo Giorgetti a Bruno Vespa, dovrà venire ancora Mattarella. Così le tribù parlamentari potranno scaricare su di lui le loro beghe da indemoniati, certi che saprà portarne il peso e non impazzirà

Dopo Napolitano venne Napolitano. Dopo Mattarella, ha annunciato Giancarlo Giorgetti a Bruno Vespa, dovrà venire ancora Mattarella. In questo rassegnato succedere a sé stessi sul più alto colle si può avvertire una sinistra cadenza rituale. “Sacrificio agli dèi”, un racconto del 1895 di Waclav Sieroszewski, rivoluzionario polacco esiliato in Siberia dove la coabitazione con le tribù locali lo trasformò suo malgrado in etnografo, aiuta forse a illuminarne il senso. Come rimedio alle miserie dei tungusi, afflitti dalla carestia e dalla morìa delle renne, lo sciamano, portavoce della volontà degli spiriti, annuncia che sarà necessario immolare l’anziano più saggio e rispettato della comunità, protetto dagli dèi perché è rimasto fedele agli antichi costumi. La tribù si divide per questo responso che suona crudele. Alla fine, per tacitare le discordie, è proprio il vecchio saggio, la vittima designata, a piantarsi da solo il coltello sacrificale nel cuore, salutato da tutti come un eroe. Ebbene, l’elezione del presidente è ormai una cerimonia sciamanica della stessa famiglia. Si sceglie un rispettato veterano della Prima Repubblica e lo si innalza ritualmente sul Colle. Le tribù parlamentari scaricheranno su di lui le loro beghe da indemoniati, certi che il venerando canuto saprà portarne il peso e non impazzirà. Per la verità Napolitano fu a un passo dalla crisi di nervi, come si vide nel discorso alle Camere per inaugurare il secondo mandato, ma poi si rassegnò al volere degli spiriti. Chissà se Mattarella nel 2022 accetterà docilmente l’immolazione. Intanto, lo sciamano Giorgetti ha parlato.