Il Bi e il Ba

Da Giletti in giù. Nei casting per il Campidoglio la fine della politica

Guido Vitiello

Le "élite senza potere" hanno assunto la regia dello spettacolo politico, reclutato gli attori e si sono sostituiti ad essi: ecco la fragilità e la fine della scena politica. Rileggere Baudrillard oggi

Ai divi dello spettacolo le vie del potere sono sbarrate: “Anche se molti provano ammirazione per Claudia Cardinale e Pelé, nessuno li vorrebbe vedere l’una al ministero del Bilancio e il secondo a quello delle Partecipazioni statali”. Rileggere “L’élite senza potere” di Francesco Alberoni, addì 1963, nei giorni in cui il centrodestra romano è tutto preso dal casting per il reality del Campidoglio – Giletti, Porro o Sangiuliano? – fa un effetto straniante.

 

Metro dopo metro, le élite senza potere si sono annesse tutti i territori del potere, prima assumendo la regia dello spettacolo politico, poi reclutando gli attori e lanciandoli nel firmamento, infine sostituendosi a essi. Non è accaduto dall’oggi al domani, ma un sociologo più visionario, Jean Baudrillard, aveva capito tutto già nel 1984: “L’essenziale non è più essere rappresentativi, bensì essere collegati (…). Noi non siamo più oggetto di convinzione ideologica, ma solo elementi di contatto. Così i politici perdono ovviamente la loro aura specifica, e possono essere sostituiti da personaggi provenienti da un’altra scena”. Di conseguenza, “i giornalisti riescono a invadere la scena politica”.

 

Che chiaroveggenza diagnostica, con così pochi sintomi da osservare! “Siamo dunque di fronte a una sostituzione, che non può essere ancora del tutto generalizzata ma che è un segno della fine della scena politica, e comunque della sua fragilità, della sua vulnerabilità, della sua permeabilità”. Suona familiare, vero? E pensare che queste cose Baudrillard le disse a Roma, in un convegno organizzato con il contributo del comune e della regione Lazio.

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