Il padrino (The Godfather),1972

il bi e il ba

Mafia da divano e pop corn

Guido Vitiello

Il cinema continua a raccontare Cosa Nostra senza tenere conto delle sue evoluzioni. E così la mafia immaginaria dà il suo contributo mitologico a quella reale e a certa antimafia. Un libro 

Salvo un paio di eccezioni, nessun film su Cosa Nostra degli ultimi vent’anni è ambientato al presente. E’ una delle tante notizie controintuitive che si apprendono leggendo “La mafia immaginaria. Settant’anni di Cosa Nostra al cinema (1949-2019)” di Emiliano Morreale, edito da Donzelli. Si potrebbe aggiungere che anche i grandi processi degli ultimi vent’anni riguardano per lo più vicende lontane, e che alcune procure – Palermo su tutte – paiono dipartimenti di archeologia giudiziaria, alla perenne ricerca del peccato originale della Seconda Repubblica – quando non della Prima, se pensiamo all’incredibile blockbuster d’avventura “Ingroia Jones e la tomba del bandito Giuliano”, ucciso nel 1950, l’anno successivo al terminus a quo del libro.

 

 

La persuasiva tesi di Morreale è che il genere del mafia movie si sia evoluto seguendo spinte tutte interne al mondo del cinema e della televisione, in un rapporto blando con le concomitanti evoluzioni di Cosa Nostra. Questo però non ha impedito alla mafia immaginaria di fornire il suo contributo mitologico alla mafia reale. E anche, vorrei aggiungere, a certa antimafia immaginaria: solo la riluttanza ad abbandonare schemi narrativi a cui si è affezionati (e che fruttano ancora molto) spiega la cocciutaggine di quei giornalisti, scrittori, propagandisti o autori di recital teatrali pronti ad assicurare che la mafia siciliana è sempre onnipotente e malgrado le evidenze regge i fili occulti dell’Italia. Un promo migliore per Cosa Nostra non lo potrebbero fare, commentava il nostro Massimo Bordin con opportuna metafora cinematografica.

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