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Grazie utility

Daniele Bonecchi

Quanto valgono, in termini di pil e di valore-città, le ex municipalizzate. L’esempio A2A

Non c’è davvero molto da sorprendersi se – nelle grandi metropoli come Milano – sono le utilities (un tempo si chiamavano le municipalizzate, ed erano ingombri spesso, più che risorse) a dare il ritmo della crescita e dello sviluppo dei servizi che interessano più da vicino i cittadini. Si parla infatti di colossi come A2A, Sea, Atm, che producono l’energia per la città, mandano avanti tram e metrò, gestiscono ospitalità e mobilità di chi arriva in città da tutto il mondo. E in qualche caso (vedi assestamento di bilancio con gettone Sea) lanciano una ciambella di salvataggio alle casse comunali sempre più esposte ai tagli del governo. Aumenta però la distanza, anche sotto questo specifico profilo, tra il nord e il sud del paese (basterebbero i casi di Atac e di Ama a Roma).

  

“Il costo dei servizi nel nord del paese è più basso e la qualità è migliore, nel sud i servizi costano di più e sono peggiori, la Tari ne è un esempio. Dove l’impresa riesce a coniugare qualità ed efficienza alla fine si registrano costi minori per il cittadino”, spiega Giovanni Valotti, presidente di A2A. Crescono gli investimenti delle maggiori utility italiane (più 25,6 per cento nel 2017 rispetto all’anno precedente), ma aumenta anche l’attenzione alla sostenibilità, ritenuta sempre più strategica nella creazione di valore, al pari della ricerca e dell’innovazione, conseguita grazie a collaborazioni con start-up in grado di fornire nuove idee e soluzioni a un settore che deve affrontare la rivoluzione digitale. “C’è una relazione diretta tra qualità della vita nelle città, solidità e capacità innovativa di queste imprese – aggiunge Valotti – dove ci sono grandi imprese sane che investono il livello dei servizi è più alto e tocca tutti gli aspetti della vita di un territorio”. E Milano, anche in questo è un esempio con la rete di teleriscaldamento in costante espansione e la mobilità elettrica che sta diventando una realtà. Queste utilities sono imprese che in passato hanno infrastrutturato le città creandone le rete fisiche: quelle del gas, dell’elettricità, dell’acqua, e che oggi stanno dotando le città delle reti digitali. Tutta l’innovazione delle smart city, con tantissime declinazioni, passa da qui, ormai c’è un chip per ogni cosa”, racconta ancora il presidente Valotti: “C’è una bella ricerca di una università inglese che dimostra una diretta relazione tra il livello di pulizia di una città e la percezione di sicurezza dei cittadini. Il cittadino che vive in una città pulita si sente più sicuro”.

  

Lo sviluppo e la crescita dell’economia del territorio incrocia spesso le utilities, “gira di più anche l’economia perché l’impatto sull’indotto è molto forte, con una miriade di piccole imprese sotto i quindici dipendenti”, conferma Valotti. “Le utilities sono imprese che investono nei momenti di crisi, e questo racconta la storia di queste aziende che hanno infrastrutturato i territori. “Oggi”, spiega ancora Valotti, presidente anche di Utilitalia, “se si guarda in modo aggregato il piano d’investimenti delle utilities italiane è massiccio, noi stimiamo un fabbisogno di investimenti almeno di 10 miliardi all’anno, tra tutti i settori che copriamo. Si tratta per l’economia di un grande volano per l’occupazione e per lo sviluppo economico. Certo è che le utilities sono pronte ad investire ma occorrono le condizioni di contesto che ci consentano di fare questi investimenti”, aggiunge Valotti. Le cento maggiori utility operanti in Italia nei settori dell’energia elettrica, del gas, del servizio idrico integrato e della raccolta dei rifiuti urbani hanno generato nel 2017 un valore della produzione aggregato prossimo ai 112 miliardi di euro, pari al 6,5 per cento del pil italiano. In Lombardia su 4.649 imprese, sono duemila le attive nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata e 1.127 quelle legate ai lavori di ingegneria civile. Una rete che contribuisce allo sviluppo e al benessere dei cittadini.

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