Un'immagine dello skyline di Milano (foto LaPresse)

Una metropoli multi-localizzata di 26 milioni di abitanti

Dimensioni, idee e politica per governare. Il Titolo V, l’Europa. Chiacchierata con Piero Bassetti

L’Ema? Una battaglia che aveva senso. Ma è il segnale che le istituzioni sono in crisi: sono da cambiare. Milano è solida, magari se avessimo vinto si sarebbe montata la testa. Giorgio Gori? E’ un candidato tecnicamente all’altezza per la Regione Lombardia. Eccezionalmente dotato, viene da un ceto sociale moderno. Ma deve correre in salita. Gli scali ferroviari? Una sfida ricchissima di suggestioni e potenzialità. Domandina: ma perché sono una grande occasione? Bisogna capire le funzioni: case? Servizi? Verde? Vedo soluzioni di media qualità. Considero la proposta di Stefano Boeri valida, ha il senso l’idea di affidare agli ex scali ferroviari un funziona chiara e decisa. Navigli? Sono nettamente contrario alle riaperture dei Navigli. Il gioco non vale la candela. Sarebbe un’operazione simbolica.

Piero Bassetti (foto a sinistra), imprenditore, primo presidente della Lombardia dal 1970 al 1974, padre del primo statuto della Regione, politico di razza della Dc, fondatore di Global et Locus, uno dei saggi di Milano con Bazoli, Guzzetti, uomini da sempre capaci di pensare e fare sistema. Chiacchiera col Foglio e risponde deciso. Cita lo scrittore e studioso israeliano Yaval Noah Harari: l’uomo ha vinto perché sa immaginare ciò che non vede. Un esempio: una scimmia capisce solo ciò che vede, un uomo riesce ad immaginare il Paradiso e la Felicità. Piero Bassetti sa benissimo che l’uomo deve decidere cosa diventare, come sa che la politica deve dirigere la storia. Bassetti che è un uomo di pensiero e azione,  s’accende quando parla del Titolo V della Costituzione, che di fatto sancisce la vittoria della burocrazia sulla politica. Un nodo da sciogliere.  

 

Giochiamo. Se dovesse tornare in politica ed essere eletto presidente della Regione nella primavera 2108 la prima cosa che farebbe? Nessun ponte, nessuna università o centro di ricerca: “Cambiare il Titolo V, subito una riforma. I politici non contano, la politica non conta”. Ah, la politica… “Se una decisione importante come quella dell’Ema la prende una pallina, dov’è la politica? Dov’è il potere?”. Negli ultimi cinque anni Milano è molto cambiata, ma in pochi se ne sono accorti. “E’ successo che la città si è trovata inserita nel futuro globale, il mondo internazionale. I flussi che dominano il potere vero hanno cambiato scala, come la finanza, l’urbanistica. Che cosa è la periferia oggi? Non è certo la Comasina. E’ l’accessibilità che fissa la gerarchia dei territori. La Città metropolitana come istituzione non ha senso. Totalmente sbagliata la legge Delrio . Istituzione assurda, superata. La Città metropolitana è troppo piccola per competere con le altre città globali e fronteggiare le sfide di Greater London, Grand Paris, eccetera. L’Europa non coglie la peculiarità di una piattaforma regionale quale è la metro-regione del Nord. Oggi con il Freccirossa vai a Torino in meno di un’ora. E’ cambiata la velocità, è cambiato  tutto. Si è modificato il concetto spazio-tempo”. Milano è movimento, i suoi confini sono Torino, Verona, Venezia, Bologna. Insomma serve autonomia, ma chi la gestisce? “C’è una nuova gerarchia delle funzioni, è cambiato chi comanda. Oggi comandano in tanti. Uomini della finanza, dei servizi, del welfare. Pensiamo alla sanità, alla ricerca, all’assistenza, come la Fondazione Cariplo  che studia, agisce e impone il suo sapere. Sparirà il rapporto identitario con il territorio. Cultura, ricerca e Human Technopole dove lavoreranno tanti stranieri con qualità professionale. Così una città ti cambia sotto gli occhi e se sei distratto non ti accorgi”.

 

Ma se la politica ha perso potere, dov’è il potere oggi? “Nelle sedi di controllo del voto. Esempio: credito e ricerca, nei centri del sapere. Tutto quello che non è vero, non conta. Anche l’informazione deve cambiare. Sembra che ci sia più democrazia, ma il popolo è dentro un processo di incretinimento. La politica deve sapere, deve conoscere, deve dirigere”. I suoi maestri? “Più che maestri ho avuto esperienze che mi hanno formato: l’università negli Usa, il militare con la guerra, la morte, il comando. Lo sport, ero uno staffettista. S’impara a correre con gli altri, s’impara che ci sono anche gli altri e con l’egoismo non vai da nessuna parte. Poi la vita di partito: la gavetta nella Dc. Uscivo nella nebbia  per andare a Quarto Oggiaro per parlare con quattro anziani. Quattro. Tornavo soddisfatto. Milano c’è perché ha il senso delle cose”. Ma… “Ma bisogna capire che i processi in atto hanno generato una profonda trasformazione delle dimensioni locali e territoriali, avviata dalla rivoluzione tecnologica e dallo sviluppo di reti funzionali transnazionali. Oggi basta coincidenze tra territorio, popolo, mercato, leggi dello Stato-nazione: sono necessarie spazi nuovi di strategie e politiche glocali, locali e globali allo stesso tempo. Flussi di capitali, di persone e di idee si muovono da Torino a Milano, fino a Trieste, allargandosi all’Emilia. Una metropoli multi-localizzata di 26 milioni di  abitanti ha bisogno di istituzioni e organismi in grado di rappresentare una scala meta-regionale. Le mega-city-region come la regione metropolitana padana e subalpina, sono le uniche in grado di competere con le mega cities asiatiche”. Forza dell’immaginazione dentro dati reali. Bassetti ci fa vedere una cartina dove bisogna intervenire, operare, gestire: è la pianura Padana, totalmente illuminata, la sua “metro-regione del Nord Italia”. E la proposta di Globus et Locus per un progetto di ricerca ed azione nel contesto nazionale ed europeo. “Glocal et Locus lavora con impegno sulle dinamiche che, per effetto della globalizzazione, modificano la governance dei territori e delle funzioni, con riferimento, in particolare con il Nord Italia. Oggi emerge, dunque, l’importanza di poter disporre di un pensiero strutturato su quella che potrà essere la nuova veste istituzionale di quelle aree, regionali e metropolitane, che saranno protagoniste sia in Europa sia nei contesti nazionali”. Torniamo a Milano: dopo la batosta Ema? “Ma no, Milano è resiliente. Ha tanti anticorpi. Una città che ha superato i bombardamenti, i moti popolari, il fascismo, il terrorismo e tante altre cose… Oggi la sfida è al mondo. Ma bisogna organizzarsi”.

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