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Fabbrica del Vapore, la “città dei giovani” sfumata. Copiare l'Europa?

Daniele Bonecchi

La vecchia officina in disuso dove si allestivano i tram della Carminati Toselli oggi è ancora una scatola vuota

Un bel progetto dietro le spalle. O forse no. E’ la Fabbrica del Vapore, la vecchia officina in disuso dove si allestivano i tram della Carminati Toselli, strappata ai privati dalla Giunta di Gabriele Albertini a cavallo del millennio. Doveva diventare la cattedrale della creatività giovanile, secondo il progetto ideato dall’allora assessore ai Giovani, Sergio Scalpelli, ma oggi è una scatola vuota. Dopo l’episodio della occupazione abusiva di uno degli spazi, dopo i bandi per assegnare la Cattedrale e i numerosi opifici ristrutturati, in parte andati deserti, ora il grande piazzale che ospitava i tram della Milano operosa si trasforma di tanto in tanto nel Mercato della Terra, con le produzioni agroalimentari del territorio. Un po’ di mostre, un po’ di spettacoli e “location”, ma senza una visibile regia. Così a Palazzo Marino stanno riflettendo sul da farsi e probabilmente sarà il sindaco Beppe Sala a metterci la testa. “L’anno scorso il Comune ci ha chiesto di allestire l’arena estiva e l’abbiamo fatto volentieri”, spiega Lionello Cerri, patron dell’Anteo, la prima sala d’essai di Milano, che oggi gestisce due spazi di grande interesse come il Palazzo del Cinema (accanto alla sede storica) e la multisala a City Life. “Non entro nel merito delle soluzioni da dare al progetto della Fabbrica del Vapore, ma occorre fare una scelta preliminare: realizzare un luogo d’incontro per i giovani e per le strat up, oppure uno spazio espositivo? L’esperienza fatta in zona Tortona con Base è estremamente positiva. C’è un grande spazio per i giovani, un bar e un ristorante, tante opportunità per il co-working. Base ha un’identità riconoscibile e una funzione riconosciuta. Fino ad oggi attorno alla Fabbrica del Vapore ho visto tante idee, anche interessanti, ma nessuna scelta precisa. Non è facile realizzare un progetto che stia in piedi dal punto di vista economico ma il luogo e la struttura sono di grande interesse, in un quartiere cerniera tra centro e periferia, merita una nuova identità”, conclude Cerri. Non è mai stato facile per l’amministrazione comunale coltivare l’idea di uno spazio-simbolo per i giovani a Milano. Ci aveva provato, come quasi assessore ai Giovani della Giunta di Paolo Pillitteri, negli anni ’90, Fabio Treves, bluesman milanese prestato alla politica. Ma l’incombere degli eventi del 1992 (Tangentopoli) gli impedì di produrre fatti concreti, eccetto la sua inossidabile simpatia. Perché l’idea di costruire un progetto che sia il cuore della creatività giovane metropolitana, è una delle ossessioni della città: il primo contenitore pubblico completamente dedicato alle giovani generazioni e ai loro sogni. Un’idea innovativa, e pensata (allora) per tempo. Negli anni le amministrazioni si sono curate di trasformare la Fabbrica del Vapore in un grande spazio fruibile. Pisapia e poi Sala però hanno trovato solo grandi difficoltà. Oggi la responsabilità della Fabbrica è nelle mani del nuovo assessore all’Educazione, Laura Galimberti, ma potrebbe essere trasferita all’assessore alla Cultura, FilippoDel Corno, trasformandola così in un luogo espositivo.

 

Sembra esserci una maledizione sugli spazi dedicati ai giovani in città – se si esclude il Leoncavallo (Cabassi permettendo) che continua a galleggiare su ettolitri di birra e sui megawatt dei concerti – le altre soluzioni hanno trovato non poche difficoltà a decollare. Come “mare culturale urbano” la Cascina Torrette dalle parti di via Novara, che dopo gli interventi di restauro conservativo, ora sta cercando una propria dimensione. Forse sarebbe utile gettare lo sguardo in Europa, verso l’Osservatorio della cultura e della creatività urbana, sviluppato dalla Commissione per offrire nuove opportunità alle grandi metropoli del vecchio continente. L'Osservatorio della cultura e della creatività urbana è il risultato di un progetto di ricerca che ha coinvolto 168 città di 30 paesi europei. E mostra che la città europea culturale e creativa “ideale” sarebbe un mix delle città che registrano i migliori risultati per ciascun indicatore. Questa città avrebbe le sedi e le strutture culturali di Cork, l’attrattiva e la partecipazione culturale nonché i posti di lavoro creativi e basati sulla conoscenza di Parigi, la proprietà intellettuale e l'innovazione di Eindhoven, i nuovi posti di lavoro nei settori creativi di Umeå (Svezia), il capitale umano e l’istruzione di Leuven (Belgio), l’apertura, la tolleranza e la fiducia di Glasgow, le connessioni locali e internazionali di Utrecht e la qualità della governance di Copenaghen. Ai primi posti come città culturali e creative per i giovani ci sono: Parigi, Copenaghen, Edimburgo e Eindhoven. Gli strumenti di ricerca sono stati elaborati sulla base di tre indici principali (vivacità culturale, economia creativa e contesto favorevole), organizzati in 9 ambiti e misurati attraverso 29 indicatori: dal numero di musei e sale concerto all'occupazione nei settori culturale e creativo, dalle domande di brevetto nel settore delle TIC al livello di fiducia delle persone nei confronti dei propri concittadini. Una buona base di partenza per riflettere su quale futuro dare alla Fabbrica del Vapore. Che potrebbe trovare finalmente una vocazione e diventare un nuovo strumento di quella attrattività, anche per i giovani, tanto cara a Beppe Sala.

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