La Sala Napoleonica dell’Accademia (accademiadibrera.milano.it)  

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Buon anniversario all'Accademia di Belle Arti di Brera 

Maurizio Crippa

Voluta da Maria Teresa d'Austria nel 1776, festeggia i 250 anni con un 2026 di eventi. Storia di un’eccellenza

Il lunedì 22 gennaio 1776 non è dato sapere se a Milano nevicasse o facesse bello; quel che si sa, e di cui è ottima idea fare memoria, è che quel giorno iniziò a splendere una storia d’arte importante, non solo per Milano, in quella zona della città ancora un po’ fuori porta che si era chiamata anticamente “la Briada”, era stata poi convento e che l’imperatrice illuminata Maria Teresa d’Austria aveva voluto diventasse un polo dell’arte e del sapere. Nel 1770 era nata per suo volere la Braidense, “una biblioteca aperta ad uso comune di chi desidera maggiormente coltivare il proprio ingegno”. E sei anni dopo ecco nascere l’Accademia di Belle Arti di Brera. Quel giorno di 250 anni fa iniziarono ufficialmente i primi corsi di Pittura, Scultura, Ornato e Architettura. Tra i docenti di chiara fama anche Giuseppe Piermarini, l’architetto che stava iniziando il cantiere della Scala che sarà inaugurata due anni dopo. Il grande Settecento milanese e la sua vocazione illuministica trovarono in Brera la propria casa, e generazioni di artisti trovarono lì non solo il luogo in cui imparare le arti ma anche la spinta per aprirsi alla cultura europea e alle sue innovazioni. Una visione nuova, ma non casualenella vittà del Caffè, che poi l’arrivo di Napoleone nel 1796 – la statua di “Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore” di Canova ha un chiaro significato, nel cortile d’onore – farà decollare nell’idea della Pinacoteca, “il Louvre d’Italia”. Ma spesso si dimentica che l’attuale Pinacoteca Nazionale di Brera era nata come “quadreria” didattica dell’Accademia, doveva servire agli studenti come una sorta di corso di storia dell’arte italiana dal vivo. E tantissimi sono gli artisti che tra i corridoi, i cortili, i laboratori dell’Accademia hanno mosso i primi passi (e molti futuri artisti, chissà, li muovono tuttora). Da Hayez a Segantini, da Pellizza da Volpedo a Emilio Gola, gli Induno, Adolfo Wildt e Arturo Martini. Medardo Rosso fu espulso per indisciplina, poi vennero Alberto Martini, Tommaso Marinetti. E’ questa storia d’eccellenza che l’Accademia di Belle Arti di Brera ha deciso non soltanto di celebrare, ma anche di comunicare a un pubblico più vasto, il pubblico che ogni giorno incrocia gli studenti nel cortile o nel corridoio che porta alla Biblioteca ma spesso non conosce la grande storia passata e il vivace presente di questa istituzione ormai internazionale. Qui da 250 anni si fa didattica, cultura ma anche progettazione di innovazione e materiali. E si fa anche conservazione, archivio, restauro.

 

C’è di che festeggiare e comunicare, come hanno fatto ieri nella Sala Napoleonica dell’Accademia, il presidente Diego Visconti e il direttore, Franco Marrocco, con l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, presentando il gran programma di celebrazioni, convegni, mostre che accompagnerà il 2026, alcune delle quali ovviamente in collaborazione con la Pinacoteca di Brera e con il  coinvolgeranno studenti, docenti e molte istituzioni culturali milanesi. Come ha detto Diego Visconti, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera: i festeggiamenti annunciati proprio ieri intendono “celebrare i 250 anni di un’Istituzione che ha plasmato la storia culturale del nostro paese”. E come ha sottolineato il direttore Marrocco, “l’Accademia nasce alla fine del XVIII secolo come laboratorio culturale europeo, acquisendo fin dalla fondazione un carattere di straordinaria importanza per l’arte”. Si inizia con “l’anniversario” del 22 gennaio, apertura dell’Anno accademico, con l’assegnazione della Laurea honoris causa a Giulio Paolini, uno dei più importanti artisti italiani contemporanei che pronuncerà la sua lectio magistralis nella Sala Napoleonica. Sarà anche l’occasione della presentazione di un nuovo logo dell’Accademia, realizzato da The Branding Letters, perché la storia è grande ma è al futuro che occorre guardare. Poi un anno di iniziative attende Milano: dal 30 giugno una mostra di Scultura  con  opere di giovani artisti selezionati dall’Accademia, nella Sala Napoleonica; dal 2 luglio alla ex chiesa di San Carpoforo, oggi una delle sedi dell’Accademia, la mostra “Nuove tecnologia dell’arte” dedicata al rapporto coi media digitali. Poi in estate con “Accademia aperta” le aule saranno eccezionalmente visitabili dal pubblico per incontrare esposizione i e studenti.  In arrivo anche il volume su “La storia della scuola di pittura dell’Accademia di Brera” (a cura dei Laura Cherubini e Marco Meneguzzo per Skira). E tra settembre e ottobre una mostra straordinaria dedicata a Hayez nelle sale napoleoniche in collaborazione con la Pinacoteca. Riunirà sia le opere della Pinacoteca che quelle, numerose, che sono invece proprietà, meno conosciuta, dell’Accademia. Sempre a ottobre, a Palazzo Citterio la mostra “Brera modern and contemporary”, in Sala Sterling, aiuterà il pubblico a comprendere la centralità dell’Accademia  nel panorama artistico italiano fino al contemporaneo. Le Scuole di Grafica e Decorazione dell’Accademia porteranno invece l’arte contemporanea al Corvetto, con una mostra nella chiesa sconsacrata di San Vittore e i Quaranta Martiri. Last buy not least, la mostra “Brera Svelata”, istallazione permanete nel palazzo di Brera in collaborazione con la Pinacoteca e nell’ambito del Progetto Grande Brera, che svelerà i luoghi anche meno noti, del grande complesso milanese. Oggi l’Accademia è una delle istituzioni d’eccellenza in questo ambito di studi, e conta cinque sedi: oltre alla sede storica c’è San Carpoforo; poi il Farini Campus delle Arti che sta sorgendo allo Scalo Farini e, fuori città, ad Arcore la scuola di Restauro e a Segrate la scuola si Scultura. L’Accademia è oggi la prima in Italia per numero di studenti, con circa 4.500 iscritti, un terzo stranieri; ha un flusso annuo di 360 studenti Erasmus coinvolge nelle sue attività più di 5.000 persone. Ha tre dipartimenti – Arti visive, di Arti applicate, di Comunicazione e didattica dell’arte – mentre il Campus delle Arti di Farini diventerà una sede ad alta specializzazione didattica e tecnologica per il mondo delle immagini, del video, della fotografia, del cinema, per lo studio delle arti e per gli archivi dell'arte contemporanea. Il futuro dell’Accademia è garantito dal suo grande passato e anche dal suo patrimonio, della cui conservazione fa da oltre due secoli un vanto. Fin dall'Ottocento le collezioni continua ad crescere, anche grazie alle opere vincenti ai Grandi concorsi, che erano esponente in mostre e ad acquisizioni specifiche. Oggi la a quadreria è composta da 598 opere, di cui 375 conservati nella sede i Brera e altri in depositi e sedie esterni, come la Galleria di Arte Moderna di Milano. In una città che vuole essere sempre una “c capitale della conoscenza” a livello internazionale, festeggiare una istituzione di altra formazione come l’Accademia di Belle Arti sarà un fiore all’occhiello del 2026.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"