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La Lega dei territori è viva, con il nord e l'Europa. Dice Guidesi
Nelle regioni settentrionali, il Carroccio è pragmatico, poco incline a guardare la politica col cannocchiale politichese di Roma e di palazzo Chigi. "Il modo migliore per governare è dare le competenze ai territori e ascoltare le loro esigenze”, parla l’assessore allo Sviluppo economico della Lombardia
Si fa un gran parlare (o per meglio dire si è ritornati a parlarne, anche grazie alla performance di Alberto Stefani e di Luca Zaia in Veneto) di “Lega del nord”, di modello tedesco-bavarese sul tipo Cdu-Csu – un partito autonomo e federato a quello nazionale – ma la realtà è molto più semplice: la Lega dei territori (Zaia e Attilio Fontana in Lombardia, e ora Stefani, insegnano) è pragmatica, poco incline a guardare la politica col cannocchiale politichese di Roma e di palazzo Chigi. Mentre dove invece la Lega non amministra c’è il rischio che resti preda delle pulsioni sovraniste e antieuropee dell’ultimo periodo. La dimostrazione è la parabola del generale Vannacci, ridimensionato pesantemente dal voto amministrativo. In Veneto c’è stato il cambio della guardia senza sorprese e anche Fontana ne trae beneficio. Nella sua giunta Fontana, l’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi guarda alle prossime mosse.
La posizione di Stefani sulla Lega – raccontata dal Foglio lo scorso lunedì – sembra raccogliere consensi tra gli amministratori. Lei ha parlato di collaborazione tra le regioni del nord, ma in quale prospettiva? “Il nord è il motore economico del paese e ha bisogno di muoversi all’unisono anche per i fondi di coesione – è solo un esempio – perché non può perdere la loro gestione. C’è bisogno di agire insieme, sia per difendere i nostri ecosistemi sia per tutelare le nostre aziende. Il lavoro che stiamo facendo con Liguria e Piemonte su 5 settori specifici, creando uno strumento per la prima volta condiviso da tre regioni, a supporto delle filiere va proprio in questa direzione. Un lavoro che sostiene le nostre aziende”.
La realtà degli amministratori locali sembra cozzare con le dinamiche della politica nazionale, Qual è il loro ruolo nelle scelte del governo? “Se ognuno fa bene il suo lavoro ci sta anche un’interpretazione diversa. Noi siamo chiamati a un’azione territoriale, questo vale anche per altri partiti come il Pd, che ha tanti amministratori locali. Ma è chiaro che un’azione amministrativa deve essere funzionale rispetto alle esigenze dei territori e il dialogo col governo è essenziale. La stessa cosa vale per l’Europa: il dialogo con le regioni è fondamentale. Il modo migliore per governare è dare le competenze ai territori e ascoltare le loro esigenze”. Mario Draghi ha insistito nei giorni scorsi sul ruolo dell’Europa per evitare la stagnazione, e insiste soprattutto sulla sfida dell’Intelligenza artificiale. La Lombardia cosa sta facendo? “C’è, da un paio d’anni, una interlocuzione diretta tra la Lombardia e l’Europa, anche di recente abbiamo fatto un incontro sulla siderurgia e poi siamo in attesa delle scelte necessarie sull’automotive. Stiamo cercando di agire da protagonisti con l’Europa, mettendo in campo il nostro peso specifico, cercando d’influenzare i cambiamenti rispetto agli errori della precedente Commissione”.
La legge speciale per Milano – promossa sia dalla Lega che dal Pd – di cui si parla da settimane stenta a decollare; d’altra parte anche l’autonomia differenziata fa solo pochi passi. Qual è la sua visione? “Ho molta aspettativa sui decreti del federalismo fiscale, che fanno parte delle riforme concordate anche con la Commissione europea. I territori che spingono il paese, come Milano e la Lombardia, devono essere messi in condizione di continuare la loro azione. Questo dipende anche dalla possibilità di competere con altri territori, come i Land tedeschi o la Catalogna, che hanno risorse disponibili – trattenendo gran parte del gettito fiscale – ma anche potere decisionale molto maggiori rispetto alla Lombardia. Ma il paese avrà sempre più bisogno che realtà come la Lombardia e Milano esercitino un’influenza positiva e una spinta economica potente per tutto il paese, è bene che il governo centrale li metta in condizione di poter competere. Se questo non avverrà sia la Lombardia che il resto del paese subiranno un contraccolpo. E’ interesse di tutti assicurare protagonismo a questi territori”, conclude Guidesi.