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Tutti i tesori e i segreti della basilica di Sant'Ambrogio riallestiti in un percorso da vedere

Francesca Amé

La chiesa inaugura “Ambrosius”, un nuovo percorso museale che rinnova il Tesoro, apre al pubblico spazi finora inaccessibili e riporta a casa il leggendario “letto” del Santo, tra archeologia, reliquie e una sorprendente ricostruzione scientifica del suo volto

Buone nuove da e per Sant’Ambrogio. La basilica dedicata al santo patrono presenta infatti “Ambrosius” – l’inaugurazione ufficiale è domani, anticipo prezioso del tradizionale “Discorso alla città” dell’arcivescovo mons. Mario Delpini, l’omelia per i Primi vespri della festa del santo. “Ambrosius” è un percorso museale che valorizza a dovere il complesso monumentale della basilica e il Tesoro di Sant’Ambrogio. Non esattamente un nuovo museo – ché i pezzi da mostrare sono noti, al netto di qualche novità di cui diremo – ma un vero e proprio “progetto materiale e immateriale”. Lo ha promosso l’abate-parroco della Basilica, mons. Carlo Faccendini, insieme all’Ufficio beni culturali della diocesi di Milano e la Soprintendenza (con il contributo di Fondazione Cariplo).

 

“Praeterita recordari, futura considerare”, benissimo ricordare il passato, ma guardare anche al futuro, scriveva Ambrogio, pastore di anime e intellettuale, vescovo e uomo di governo, amante dei classici eppure aperto al nuovo. Una lezione, la sua, che andrebbe rispolverata per risollevarsi dalle pastoie cittadine del presente, rivalutando l’idea ambrosiana di città come luogo di dialogo tra coscienza e responsabilità civica.

 

Le news, dicevamo: c’è un racconto museografico nuovo di zecca del Tesoro della Basilica, c’è un nuovo programma (con sale rinnovate) per attività educative e visite guidate e ci sono anche due piccoli orti appena realizzati. Il percorso museale fa leva sugli affetti e anche sugli effetti speciali (certe reliquie sono incredibili) e ha il suo fulcro in “Aula Ambrosi”, l’antica sacrestia dei monaci (entrando, in fondo a destra) finora chiusa al pubblico. Qui è allestito il “letto di Sant’Ambrogio”, un manufatto ligneo ricomposto da 17 frammenti originali che furono trovati quasi per caso – storia pazzesca – nella cappella paleocristiana di San Vittore in Ciel d’Oro dall’architetto Ferdinando Reggiori, incaricato di guidare la ricostruzione dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. La tradizione vuole che questo letto fu il giaciglio funebre del vescovo: a lungo in custodia al Museo diocesano, ora torna a casa e per la prima volta sarà messo sotto indagine con una campagna di studi archeologici ed esami scientifici. Nella sala ci sono anche testimonianze uniche delle origini del culto per Ambrogio: la scodella attribuita al Santo – anche questa la vediamo per la prima volta – e poi frammenti della basilica paleocristiana, tra cui la tarsia policroma dell’Agnello e due rarissimi frammenti di seta del IX secolo che raffigurano la caccia prodigiosa del re persiano Bahram Gur, scelti dall’arcivescovo Angilberto II per rivestire l’interno degli sportelli dell’altare d’oro destinato alle reliquie dei santi. Infine – chicca multimediale – la ricostruzione scientifica del volto di Ambrogio realizzata nel 2021 a partire dalle indagini condotte sulle reliquie dal Labanov, il celebre (specie per i fatti di nera) Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università degli Studi di Milano diretto da Cristina Cattaneo. Lo osserviamo all’ingresso dell’Aula Ambrosii, in dialogo simbolico con un’altra immagine-simbolo della Basilica. Si trova in uno spazio conservato nella sua integrità, luogo di memoria e di culto, ora valorizzato nel percorso di visita: è il Sacello (ovvero la cappella) di San Vittore in Ciel d’Oro. Per la cronaca Vittore era un soldato di stanza a Milano al tempo di Massimiano, martirizzato per non aver rinunciato alla fede. La volta in mosaico a tessere d’oro è notevole, ma gli occhi puntano dritti alle pareti dove spicca – lo abbiamo visto su tanti libri di scuola – il ritratto musivo di Ambrogio, rappresentato in abiti civili: è la sua più antica raffigurazione. Ben riallestite anche le due sale del Capitolino, un tempo passaggio tra la Basilica e il monastero, poi sede del vecchio museo ora finalmente riorganizzato: qui ci sono testimonianze archeologiche e artistiche che ripercorrono le diverse fasi costruttive della Basilica. Preziosa la collezione di oreficeria sacra ma non mancano opere rinascimentali come un “Cristo tra i dottori” del Bergognone e, pezzo davvero curioso, il gruppo dei “Pleurantes”, i cosiddetti “Piagnoni”, statuette di marmo che rappresentano monaci piangenti. Note tecniche da tenere a mente: domani ci sarà inaugurazione ufficiale poi, trascorse le celebrazioni del Santo patrono, dal 9 al 24 dicembre il percorso museale sarà aperto gratuitamente a tutti mentre dopo Natale sarà a pagamento, ma solo nella parte museale: la basilica di Sant’Ambrogio è stata e sempre sarà liberamente accessibile.

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