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GranMilano

Un po' di botte tra destra e sinistra: sicurezza, Olimpiadi e futuro

Un assaggio della Milano che verrà: la pace olimpica si incrina, Sala e Salvini si sfidano a viso aperto e la città rivela le sue fragilità profonde, tra un centrosinistra lacerato e un centrodestra ancora senza guida

Per gli amanti del confronto che vuol dire anche scontro, finalmente arriva un po’ di dibattito vero destra-sinistra per la città di Milano. E non solo le solite scaramucce tutte interne al vasto centrosinistra milanese (altro che campo largo, qui era larghissimo e sta finendo malissimo). Un antipasto di quel che verrà dopo, nella primavera del 2027 (se come ormai pare certo le amministrative verranno accorpate alle politiche) si è visto all’interno della manifestazione Italia Direzione Nord, organizzata dalla Fondazione Stelline in Triennale.

 

Sul palco mezzo governo ma soprattutto tutta la Milano che conta, dai politici ai gestori della cosa pubblica, nei palazzi del potere e nelle partecipate. Beppe Sala rifila un paio di ceffoni a Salvini. Prima fuori, con i giornalisti, e poi accomodato sulla poltroncina bianca. Gli dice che non ha fatto i rimpatri, che sulla sicurezza fa solo propaganda. Assicura che le Olimpiadi sono un evento più mediatico che di presenze fisiche e che la città comunque tra poco si vestirà a festa con i cinque cerchi. A proposito: prima o poi qualcuno dovrebbe scriverlo che il Cio impedisce l’uso del simbolo praticamente per qualunque cosa anche agli enti organizzatori (e pagatori). Ma sono dettagli. Il vicepremier Salvini attacca Sala, dicendo che la polizia locale fa solo multe quando potrebbe fare altro. E poi giù a testa bassa sul Capodanno che in piazza Duomo non esiste più da un po’, malgrado gli occhi del mondo saranno proprio su Milano e su Cortina grazie alle Olimpiadi conquistate dalla Regione Lombardia e dalla Regione Veneto. In mezzo ai due Attilio Fontana. Che punge ma non ferisce il centrosinistra dicendo che sulla legge speciale per Milano lui è d’accordo (stante che servirebbe una modifica costituzionale) perché è un fan di tutte le autonomie, ma che viceversa Sala non è stato d’accordo sull’autonomia regionale. Il viceministro Alessandro Morelli ingaggia una battaglia con Martina Riva sugli impianti sportivi. E via. Una piccola interruzione della pax olimpica, che con tutta probabilità si sposerà con la sonnolenza natalizia per riesplodere solo quando i Giochi saranno finiti e ciascuno cercherà di portarsi a casa un pezzo della loro legacy, al contempo dicendo che gli altri non hanno fatto abbastanza. Previsioni che diventeranno realtà all’interno di un quadro fatto più di acciacchi che di punti di forza: il centrosinistra deve chiudere la ferita aperta, che sanguina copiosa, dell’urbanistica milanese e della annosa contrapposizione tra la sinistra di governo e quella radicale. Il centrodestra deve decidere di chi sarà la Regione ma – ben prima – prendere una posizione sulla roadmap per l’individuazione del candidato sindaco. Salvini lo vorrebbe subito, non come la volta scorsa. La Russa lo punge ricordandogli che la volta scorsa non era stato certo Fdi a impostare il percorso né a decidere per Luca Bernardo all’ultimo minut… Coerenza vorrebbe che adesso fossero proprio i Fratelli a scegliere. Ma chi? Maurizio Lupi? Oppure un civico? E in questo caso c’è chi vocifera che il vertice di Forza Italia potrebbe lasciare a Marina Berlusconi lo scettro della decisione. La quale, sia detto per inciso e in provvisoria conclusione, potrebbe non essere una cattiva idea.
 

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