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Che sensazione di leggera follia, a Milano le primarie anche a destra

Giovanni Seu

Un’apertura a sorpresa, dopo la proposta di Forza Italia, è arrivata dal capogruppo comunale della Lega Alessandro Verri. Un tentativo di attrarre una società civile che sembra poco sensibile

L’idea delle primarie contagia anche il centrodestra da sempre restio, se non ostile, a risolvere con i gazebo la scelta dei candidati politici. Un’apertura a sorpresa è arrivata dal capogruppo comunale della Lega Alessandro Verri che – in un’intervista al Giornale – ha spiegato come i tempi siano maturi per imitare il centrosinistra (solo sotto questo aspetto). La sortita arriva dopo che il forzista Alessandro De Chirico aveva già annunciato di proporre un nuovo regolamento, dopo quello formulato per le elezioni del 2021, che indica punto per punto le modalità di svolgimento delle primarie: tra le novità più interessanti c’è il voto online, un’idea che potrebbe fare da apripista anche per altre forme di consultazione. Resta l’obbligo di raccogliere 1.000 firme a sostegno della candidatura e la costituzione di un comitato di garanzia che sorvegli sulla correttezza delle operazioni. 

 

Questo tipo di dinamismo insolito per questa parte politica (si ha notizia di primarie per il sindaco solo a Bari nel 2019) ha alcune spiegazioni. Intanto manca la figura che dovrà competere per Palazzo Marino, il ripetuto corteggiamento verso l’ex rettore del Politecnico Ferruccio Resta non ha portato risultati e anche l’ipotesi di Maurizio Lupi sostenuta da La Russa non ha trovato sostegni. Né per ora sembra prendere quota Giovanni Bozzetti, presidente di Fondazione Fiera, figura di grande appeal e di solide relazioni ma considerato troppo legato a La Russa. Soprattutto manca il kingmaker, colui che sa trovare il nome giusto che mette d’accordo gli alleati e riscuote consenso tra i milanesi: storicamente è stato Berlusconi a incarnare questo ruolo con ottimi risultati – Albertini, Moratti e Parisi sono sue intuizioni – ma quando è stato sostituito i risultati sono stati catastrofici, come dimostra la candidatura Bernardo del 2021. Manca anche la capacità di attrarre una società civile che sembra poco sensibile alle sirene del centrodestra: per le ultime elezioni molte avance sono state rifiutate, le figure di prestigio sembra che non vogliano compromettersi correndo come sindaco per una coalizione molto marcata a destra. Non bisogna neppure escludere il fatto che il primo cittadino a fronte di un impegno h24 e di responsabilità enormi percepisce qualcosa come 180 mila euro l’anno, non molto per un top manager, imprenditore o un buon professionista che dovrebbe rinunciare a ben più lauti guadagni. Sembra quasi che guidare la città non sia più un incarico di prestigio ma solo una serie di grane da cui è meglio tenersi alla larga, questo è un problema di carattere generale me è il centrodestra a soffrirlo di più in quanto di solito pesca in queste categorie. 

 

Ci sono poi incognite di carattere politico che al momento spaventano i partiti. Ad esempio che succede se Fdl vince le primarie dopo avere già ottenuto il candidato alla regione? Oppure se si afferma la leghista Silvia Sardone, possibilità tutt’altro che remota visto il suo seguito popolare, che però rappresenterebbe una candidatura troppo estremistica per Palazzo Marino? Le ragioni per dire no alle primarie, insomma, sono tante. I vertici di Fdi e Forza Italia sono tutt’altro che entusiasti, come del resto la Lega che con il suo segretario provinciale Samuele Piscina arriva a sconfessare Verri: “Spetta ai leader della coalizione individuare il percorso politico per la scelta del candidato sindaco che dev’essere condivisa e idonea per vincere le elezioni. Mi auguro che ci si arrivi un anno prima del voto”.  
L’alternativa al voto in strada è quella tradizionale, indicata da Piscina, con i leader che tirano fuori dal cilindro il nome giusto. Oppure si potrebbe seguire la strada che Gabriele Albertini illustra al Foglio: “Non sono contrario a priori alle primarie ma ritengo preferibile un’ampia consultazione popolare in cui venga presentata una serie di nomi di primo piano: in base al suo esito toccherà poi ai leader effettuare la scelta più opportuna”. Un sistema misto che mette insieme la volontà dei cittadini e salvaguarda la decisione finale della politica: “Rispetto alle primarie questo metodo ha il vantaggio di valorizzare esponenti della società civile e della borghesia, da cui il centrodestra da sempre ricava il sostegno, nella base elettorale complessiva, che in una competizione elettorale rischiano di soccombere di fronte ai politici che vantano un seguito più sicuro tra gli aderenti o simpatizzanti ai partiti”.

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