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Pronti per le Olimpiadi? La Lombardia e Milano sì, il resto nì

Daniele Bonecchi

Il risultato per le opere olimpiche a Milano e in quel di Bormio è accettabile. In Veneto invece, forse per la “dipartita” di Luca Zaia e a causa delle grandi manovre per sostituirlo, le “disattenzioni” non sono mancate

Il mese di settembre cruciale per l’amministrazione di Beppe Sala passa come si sa dallo sport, o meglio dallo snodo della vendita (forse dello stadio Meazza), tema su cui la annunciata mediazione “interna” della vicesindaca Anna Scavuzzo non ha portato a schiarite. Ma, Giunta Sala a parte, c’è un altro snodo sportivo ugualmente importante per tutta la città – e la Regione Lombardia, volendo limitarsi alla metà lombarda – e sono le ormai imminenti Olimpiadi invernali Milano-Cortina, che inizieranno il prossimo 6 febbraio 2026. Non tutto è pronto, solita ansia all’italiana per arrivare in tempo. Sembra però che un vincitore ci sia già, almeno ai punti: Non porta gli sci ai piedi ma è sicuramente un fondista, si chiama Attilio Fontana. Garante delle sponda lombarda.

 

Ha saputo tallonare il poco amato ministro per le Infrastrutture, ma incidentalmente suo capo partito, Matteo Salvini e il risultato per le opere olimpiche a Milano e in quel di Bormio è accettabile. Mentre in Veneto, forse per la “dipartita” di Luca Zaia e a causa delle grandi manovre per sostituirlo, le “disattenzioni” non sono mancate.

 

Le infrastrutture per le Olimpiadi Invernali Milano Cortina 2026 in Veneto includono importanti interventi stradali come le varianti alla statale Alemagna e la riqualificazione di impianti sportivi a Cortina, finanziati con circa 325 milioni di euro dei fondi totali. Al netto della pista di bob, terminata a tempo di record (non ci credeva nessuno, e invece), nonostante gli investimenti, molte opere, soprattutto stradali, presentano ritardi, con alcune tempistiche che superano il 2026, rendendo impossibile il loro completamento prima dei Giochi. Qualche dettaglio: le varianti di Cortina e Longarone saranno pronte nel 2030, mentre il potenziamento ferroviario sulla linea Bassano-Trento sarà ultimato a Giochi terminati. Senza contare la fragilità della SS51 di Alemagna, preda di continue frane, che non può disporre – per il momento – di un piano di emergenza per garantire l’accesso a Cortina in caso di eventi come questi.

 

C’è poi il capitolo dell’ospitalità, a Cortina ma anche a Venezia. Perché gli ospiti delle Olimpiadi non vorranno certo perdere l’occasione di una visita nella città “più bella del mondo”. Secondo il Gazzettino “sono almeno una dozzina gli alberghi di Cortina d’Ampezzo che mancheranno, nel conto della ricettività, durante i Giochi olimpici e Paraolimpici invernali 2026. Ci sono strutture chiuse perché antiquate o fatiscenti, che necessitano di una radicale manutenzione, talora di una completa ricostruzione. Altri hotel sono stati demoliti e ora li stanno ricostruendo, ma è evidente che non saranno pronti per l’appuntamento olimpico”. Il Cio ha molto insistito su un concetto: quelle del 2026 saranno Olimpiadi diffuse e dunque c’è da aspettarsi una massiccia presenza di ospiti anche a Venezia e nelle valli. Ma Venezia, si sa, soffre – oltre dell’assalto permanente dei turisti – di asfissia da grandi eventi. Si vedrà.
La Lombardia, come spesso accade, e con qualche pressione in meno, ha fatto il suo. Tant’è che al recente Meeting di Rimini, Fontana ha spiegato: “In Lombardia si sta mettendo a terra un investimento complessivo di circa 5,1 miliardi di euro, di cui 440 milioni stanziati dalla Regione principalmente attraverso il Piano Lombardia”. Questo importante stanziamento, ha spiegato, “consentirà di intervenire per il 40,8 per cento del totale sul potenziamento delle infrastrutture stradali, per il 47 per cento su miglioramento del trasporto ferroviario e della mobilità sostenibile e per il restante 12,2 per cento sull’adeguamento e rinnovamento delle infrastrutture sportive”. La nota dolente riguarda la tangenziale di Sondrio, opera importante per drenare il traffico di passaggio verso la valle: sarà pronta, salvo miracoli dell’ultimo minuto, nel 2027. Insomma a Olimpiadi finite. Le altre infrastrutture più importanti sono a buon punto. Ultimato – con una coda avvelenata legata all’inchiesta sull’urbanistica e una coda di  presunti intenditori di estetica architettonica a dire inultilmente la loro – il villaggio olimpico di Porta Romana; l’arena di Santa Giulia – dopo le incertezze sull’omologazione – sarà completata entro fine anno in tempo per i collaudi. Fondazione Fiera ha adattato le proprie strutture di Rho – investimento complessivo di 28 milioni di euro integralmente sostenuti senza oneri pubblici – con alcuni interventi a carattere permanente che lasceranno in eredità al territorio nuovi spazi per l’organizzazione di altri eventi. Sono stati adattati i padiglioni 13 e 15 della Fiera dove è stata realizzata una pista di pattinaggio di velocità di 400 metri, un tunnel sotto l’anello di ghiaccio temporaneo, una tribuna da circa 6.500 posti a sedere, oltre a una pista di allenamento, spogliatoi e ulteriori strutture necessarie all’organizzazione. Dopo le Olimpiadi, i padiglioni diventeranno una sede polifunzionale per grandi eventi del tutto nuovi nel panorama delle strutture fieristico-congressuali di Fiera Milano spa. Il secondo intervento riguarda l’adeguamento dei padiglioni 22 e 24, destinati a ospitare un campo da hockey di 60 metri di lunghezza, tribune per circa 5.000 posti a sedere, spogliatoi e servizi a supporto, oltre a una pista per il riscaldamento e l’allenamento degli atleti. Il centro congressi urbano della Fiera, MiCo, ospiterà poi il “main media center” delle Olimpiadi. Per quanto riguarda l’ospitalità, Bormio – che ha organizzato numerose gare internazionali di sci – non ha problemi, mentre Milano, coi suoi 9 milioni di turisti l’anno attende fiduciosa anche l’evento olimpico: infatti sono previsti, oltre ai 3.500 atleti da 93 paesi e 2 milioni di spettatori.