Togli il pavé, metti il pavé. Fissazioni di Sala

Maurizio Crippa

“Quanto resiste una pavimentazione in masselli fatta regola d’arte anche col traffico pesante? Anche un secolo. Quanto resiste un manto d’asfalto? Al massimo dieci anni se fatto bene, e buche a parte”. Attenzione alle parole dell’architetto Luca Beltrami Gadola, fondatore e anima di ArcipelagoMilano

Le idee su Milano, la sua urbanistica e persino la sua viabilità dell’architetto Luca Beltrami Gadola, fondatore e anima di ArcipelagoMilano, non sono esattamente la tazza di tè di GranMilano. Dal nuovo stadio agli anatemi sull’edilizia privata e pubblica fino agli applausi per l’intraprendenza militante della magistratura, siamo regolarmente lontani. Ma stavolta, sulla questione del pavé (o meglio i masselli) in pietra che la Giunta Sala ha deciso di rimuovere da alcune strade centrali di Milano, la competenza anche storica di  Beltrami Gadola va considerata con attenzione. Qualche giorno fa Beppe Sala, intervistato, ha detto che vorrebbe togliere le antiche pietre anche da via Torino: “Quando in una strada ci sono il pavé e i binari del tram andare in bici, moto o monopattino è pericolosissimo e che, piaccia o meno, nelle grandi città ci sono anche le due ruote”. “Il mio obiettivo, che non realizzerò ormai, è levare il pavé anche da via Torino”. Funzionalità e bellezza urbana sembrano inevitabilmente fare a cazzotti, è appena accaduto anche per l’asfaltatura di via Meravigli. E’ proprio così? In un suo articolo su ArcipelagoMilano Beltrami Gadola dice che no: la scusa che i masselli vadano tolti per la loro difficile manutenzione non regge. Non è solo che le lastre di pietra danno anima e carattere a ogni centro storico. Invece: “Quanto resiste una pavimentazione in masselli fatta regola d’arte anche col traffico pesante? Anche un secolo. Quanto resiste un manto d’asfalto? Al massimo 10 anni se fatto bene, e buche a parte”. E dunque, scrive, il problema è innanzitutto di come si fa la posa belle pietre, che se fatta a regola d’arte resiste ai tram ed è molto meno rischiosa per le due ruote. E inoltre da cose viene fatta, ma evidentemente a Milano non viene fatta, la manutenzione. Più comodo (ma anche economico?) tappare con un po’ d’asfalto nero e puzzolente. “La buona esecuzione dei manufatti stradali e delle installazioni sui marciapiedi è un risultato ormai irraggiungibile per il Comune dimentico che la cura dell’aspetto coincide spesso con la sostanza”. L’impressione è che questa volta il castigamatti milanese possa avere ragione
 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"