Binari mezzi morti. L'impero di Fnm tra problemi e appetiti

Daniele Bonecchi

la più grande azienda regionale della Lombardia sta vivendo sotto assedio. Per capire il valore della contesa occorre guardare dentro la holding regionale che concentra imprese, appalti, risorse destinate alla mobilità

Come durante il sacco di Costantinopoli – quando furono i crociati a mettere a ferro e fuoco la città cristiana e bizantina – la più grande azienda regionale, Fnm, sta vivendo sotto assedio. Andrea Gibelli da Codogno è circondato ma resiste. Per capire il valore della contesa occorre guardare però dentro la holding regionale – voluta da Bobo Maroni – che concentra imprese, appalti, risorse destinate alla mobilità.


La holding Fnm spa controlla in tutto o in parte una ventina di aziende. Spiccano Ferrovienord spa, Trenord e Milano-Serravalle spa con le sue autostrade. Ma anche aziende di engineering, autolinee e società di servizi. Che moltiplicano i cda e le posizioni apicali da coprire. Chi sembra destinato a passare la mano è il dg di Trenord – azienda-calvario – Marco Piuri. Trenord, nonostante gli sforzi e l’impegno di Piuri (manager esperto) paga uno stato di crisi strutturale che nemmeno i nuovi treni acquistati di recente hanno potuto debellare. Le condizioni delle infrastrutture e i troppi binari unici costringono i pendolari a una battaglia quotidiana con ritardi e soppressioni. A fine anno 24 direttrici su 42 del servizio ferroviario regionale non hanno rispettato gli standard minimi previsti dal contratto. Tra le tratte che hanno registrato i risultati peggiori ci sono la Bergamo-Carnate-Milano seguita dalla Lecco-Molteno-Como e dalla Cremona-Treviglio.


Anche il “fiore all’occhiello” di Fnm, il progetto della linea dei treni all’idrogeno, ha subito uno stop. La gara indetta dal gruppo per la fornitura di idrogeno destinato ad alimentare i treni del progetto H2iseO – che prevede la realizzazione di una “hydrogen valley” ferroviaria in Valcamonica – è andata deserta. La procedura riguardava nello specifico la stipula di un “Accordo quadro per la fornitura di idrogeno fuel cell grade per trazione ferroviaria e stradale”, con durata di 6 anni e valore complessivo stimato in circa 30 milioni di euro e la contestuale assegnazione del primo Contratto applicativo, l’unico inizialmente garantito, riguardante “la fornitura di idrogeno rinnovabile ferroviario per un quantitativo pari a 87.429,00 kg per il secondo e il terzo trimestre 2025, con luogo di consegna Iseo (valore 1.272.721,71 euro)”. Come testimonia un altro avviso pubblicato nei gironi scorsi in Gazzetta Ufficiale Europea – e come confermato ad HydroNews dallo stesso gruppo Fnm – alla scadenza dei termini, fissata per il 12 dicembre scorso, nessuna offerta è pervenuta e quindi la gara è andata deserta. Fnm – interpellata dal Foglio sui motivi che hanno portato a questa conclusione, è abbottonatissima: “Valuterà l’ipotesi di ripubblicare la gara, con le modifiche al capitolato tecnico e/o al disciplinare che saranno eventualmente ritenute opportune. Nient’altro da aggiungere”.


Ma Emilio Del Bono – consigliere regionale Pd, a lungo sindaco di Brescia e protagonista con Bobo Maroni della stesura del primo progetto sull’idrogeno in Valcamonica – chiarisce: “I centri di produzione e stoccaggio dell’idrogeno erano tre, uno in Valcaminica, uno a Iseo, l’altro a Brescia. Tutti e tre – grazie anche al finanziamento del Pnrr – devono produrre idrogeno verde. Purtroppo strada facendo il progetto è stato ridimensionato da Fontana. Innanzitutto nessun intervento sull’armamento (i binari) che andrebbe sostituito e in molti casi raddoppiato e poi la linea con un treno ogni due ore, che trasporta faticosamente 5 mila persone al giorno ma costerà 400 milioni, è inutile. Con Maroni si era deciso di intervenire prima sulla rete, frequenze di 30 minuti, collegamento tra Castegnato e Brescia da tram urbano da 15 minuti, intercettando la domanda della Franciacorta. L’idrogeno sarebbe arrivato in seconda battuta. E oggi – anche le gare andate deserte lo testimoniano – l’idrogeno non è competitivo. L’impatto ambientale di un treno – dai costi stratosferici – che passerà ogni due ore sarà zero”.

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