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GranMilano

Le esondazioni del Seveso e quello che i milanesi non si meritano

Il fiume ha inondato la città ben 342 volte in 140 anni. Un disastro che non è climatico, che non è ideologico, ma è banalmente di vecchia e malfatta urbanistica e oggi semplicemente di pessima politica e di populismo nimby

I milanesi si sono bagnati nelle acque sacre di questo smilzo Gange oriundo comasco per ben 342 volte in 140 anni, iniziarono i Romani a inzupparci i calzari. Non ci purifica, il Seveso, ma gli dobbiamo collettivamente, questo sì, una parte della nostra irriducibile combattività. Solo che vince sempre lui. Di un disastro che non è climatico (lo pensano solo i fessi), che non è ideologico, ma è banalmente di vecchia e malfatta urbanistica e oggi semplicemente di pessima politica e di populismo nimby, ha scritto ieri Giulio Boccaletti, e GranMilano si occupato più volte di “una città che esonda”. E che continua a farlo perché delle quattro vasche di laminazione previste una sola esiste, quella di Parco Nord, ma aspetta ancora il collaudo. Le altre sono perse nelle brume di inefficienze e comitati. Di tutto questo i milanesi sanno già, e non se lo meritano (a parte gli ambientalisti nimby). Ma ancor meno si meritano, a ogni piena, il battibecco ridicolo, la lite delle comari, tra Beppe Sala e Attilio Fontana, sempre pronti a rinfacciarsi inefficienze che sono dell’uno come dell’altro. Care comari, oggi l’è il dì di mort, e i milanesi non hanno voglia di ridere. Datevi un contegno, almeno.

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