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L'occhio di Mario. Un'occasione per conoscere le fotografie di Dondero

Daniele Bonecchi

Fino al prossimo 6 settembre le fotografie del reporter testimone sono in mostra a Palazzo Reale. Dieci sale che restituiscono il percorso dell'artista milanese attraverso un racconto cronologico e tematico

Per chi è ancora in città, in attesa delle ferie o scrutando da vedetta lombarda le bizze del clima impazzito, ecco un’occasione per uno “sguardo” nuovo, e non solo sulla città. Milanese di nascita, Mario Dondero (1928-2015) è stato, senza retorica, un testimone della sua epoca: un fotoreporter eccezionale, onesto con i suoi obiettivi e con quello che inquadravano, e senza tentazioni formali. Vecchia ottima scuola. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, durante i suoi frequenti passaggi a Milano (di solito con epicentro a Brera, al mitico Jamaica) ne ha verificato la semplicità e il coraggio. Negli anni 70, sui grandi illustrati come l’Espresso, l’Europeo, Epoca, i suoi reportage erano un appuntamento fisso ma sempre interessante. Nato a Milano, da sempre schivo (l’esatto opposto dei fotografi-personaggi o maître à penser  alla Oliviero Toscani), Dondero aveva trovato il successo a Parigi già negli anni ’60. E infatti una delle sue foto più conosciute ritrae gli scrittori del Nouveau Roman: Claud Simon, Jerome Lindon, Robert Pinget, Claude Ollier. Lui – da ragazzo, partigiano in Ossola – non riusciva a dimenticare le battaglie per la libertà delle persone più povere e aveva trovato in Africa un territorio da esplorare. Personaggio fuori dagli schemi, passava dai grandi successi parigini alle difficoltà della vita quotidiana.

Oggi la sua città si è ricordata di lui e fino al prossimo 6 settembre le sue fotografie sono in mostra a Palazzo Reale. “La libertà e l’impegno” è il titolo dell’esposizione promossa da Comune di Milano e da Silvana Editoriale, in collaborazione con l’archivio Mario Dondero. La mostra è curata da Raffaella Perna. Nelle sale di Palazzo Reale non ci sono solo le immagini e i ritratti di Dondero, come quelli scattati a Pier Paolo Pasolini, ma anche i suoi racconti, fatti di persone semplici con le loro vite normali. La mostra a Palazzo Reale restituisce il lungo percorso di Dondero attraverso un racconto che segue un duplice criterio, cronologico e tematico insieme. Il racconto espositivo nelle dieci sale dell’Appartamento dei Principi è concepito come un “racconto di racconti” che si snoda lungo altrettante le tappe della sua vita, ciascuna pensata come una mostra a sé. I primi viaggi in Portogallo negli anni Cinquanta, i reportage in Africa, sino agli scatti realizzati a Kabul negli anni Duemila. Mario Dondero ha coltivato anche la passione per il racconto. Pochi sanno che negli anni Sessanta ha realizzato alcune “fotostorie” per la Tv dei ragazzi della Rai e alcuni corti per l’Unitelefilm, il centro di produzione cinematografica del Pci. Appassionato anche di radiofonia, ha collaborato con la sezione italiana della BBC e condotto con Emanuele Giordana alcune trasmissioni di per Radio3 Rai dedicate alla storia del fotogiornalismo (2012-2013). Noto per il suo impegno civile e sociale, ha documentato in Afghanistan il lavoro delle équipe mediche di Emergency, di cui era un attivo sostenitore. Ha realizzato un inserto fotografico sul disastro della motonave Elisabetta Montanari per il libro “Il costo della vita. Storia di una tragedia operaia” di Angelo Ferracuti, pubblicato da Einaudi nel 2013. Il 2015 vede l’uscita del documentario “Calma e gesso - In viaggio con Mario Dondero” del regista e antropologo Marco Cruciani che, viaggiando per cinque anni spesso al fianco del fotografo, tenta di ricostruirne la storia avventurosa e leggendaria passando fra le principali vicende sociali, politiche, culturali e artistiche del secondo Novecento. Era camallo onorario della Compagnia unica dei portuali genovesi e Socio onorario dell’Accademia di Brera. Una vita come un’avventura, difficile, da vero testimone del suo tempo.

“Mario Dondero, La libertà e l’impegno”. Palazzo Reale, fino al 6 settembre. Ingresso gratuito

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