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Abbiategrasso e poi? Il disagio psichico dei minori senza welfare

Cristina Giudici

La grave emergenza delle vulnerabilità psichiatriche degli adolescenti e la insufficente risposta da parte delle Uonpia. Minniti in prima fila per difendere il diritto dei minori ad essere curati ed evitare che gli insegnanti debbano andare in classe con l’elmetto

In attesa di poter capire davvero qualcosa della generazione Zeta, degli adolescenti vittime e “carnefici”, bisogna occuparsi di una grave emergenza e conseguente polemica politico-istituzionale fra la periferia dei municipi e il centro di Palazzo Lombardia. Ossia della vulnerabilità e delle turbe psichiatriche emerse fra gli adolescenti e della risposta insufficiente delle Uonpia, 16 a Milano, dove le liste di attesa possono durare due anni. Non ci voleva la tragedia senza precedenti di uno studente che ha accoltellato la prof (e per un giorno ha trasformato un istituto superiore di Abbiategrasso in un campo di battaglia) per conoscere l’abissale disagio mentale a cui non si riesce a dare risposte adeguate perché mancano risorse umane e investimenti, una rete di servizi sanitari territoriali più radicati. E in questo delicato contesto si inserisce di nuovo la polemica per le due Uonpia (Unità Operativa Neuropsichiatria Psicologia Infanzia Adolescenza) nei quartieri Giambellino e Baggio che dovrebbero essere inglobate nell’ospedale San Carlo. Un putiferio che sta per scoppiare nei quartieri con più minorenni a rischio. Il presidente del Municipio 6, Santo Minniti, annuncia al Foglio “di essere disposto a incatenarsi davanti a Palazzo Lombardia” per impedire che dopo la delibera del 24 aprile 2023 dell’Asst Santi Carlo e Paolo le Uonpia del Giambellino (via Remo la Valle) e di Baggio (via Val d’Intelvi) vengano trasferite in una palazzina dell’ospedale San Carlo. Da settimane circola una petizione lanciata dal comitato Cittadini per il diritto alla salute - articolo 32 Milano Metropolitana. “Lo abbiamo affermato più volte che i servizi devono stare sul territorio, dove il disagio si manifesta attraverso la solitudine, la depressione, il tentato suicidio, il suicidio, l’autolesionismo, i disturbi alimentari. Centralizzare queste strutture, fondamentali per la cura e la presa in carico tempestiva dei minorenni, allontanandoli dal quartiere e dalle scuole, significa abbandonare i soggetti fragili”, si legge nella petizione in cui si chiede anche la presenza di uno psicologo a scuola per creare un coordinamento fra insegnanti, famiglie, Uonpia. 

“Il 15 giugno parteciperò con la presidente del Municipio 7 Silvia Fossati a un’audizione e chiederò chiarimenti all’assessore al Welfare, Guido Bertolaso”, spiega Minniti. “Nel maggio scorso era stato stabilito di rafforzare la Uonpia del Giambellino e invece è stata depotenziata. Ufficialmente per la mancanza di medici e neuropsichiatri, ma questi ragazzi vengono da famiglie problematiche e sono le scuole, gli insegnanti, le associazioni territoriali a intercettare il loro disagio. Voglio capire se quando Bertolaso ha parlato dell’anarchia di ogni realtà sanitaria si riferiva anche a delle delibere fatte in modo autonomo dalle strutture sanitarie. Ci sono 500 residenti, associazioni, parrocchie che chiederanno di non ospedalizzare i servizi di salute mentale per i minori con provvedimenti che contraddicono l’impianto della riforma sanitaria voluta da Letizia Moratti dopo l’amara lezione della pandemia”. I dati sono impietosi, le risposte insufficienti. E così che va letta questa polemica, a prescindere dalla diatriba politica e da battaglie di potere per la ripartizione di incarichi e risorse. Gli uffici scolastici regionali registrano cinque casi di aggressione in classe ogni mese verso i professori, diventati bersaglio della rabbia degli studenti. Skuola.net parla di “Far west”: da un sondaggio su un campione di 1.800 studenti delle superiori uno studente su cinque dice di aver assistito a uno scontro tra un suo compagno e il professore mentre era in classe. Per questa ragione l’ufficio di presidenza della commissione Sanità del Pirellone guidato dalla presidente Patrizia Baffi (Fdi) il vicepresidente Roberto Anelli (Lega) e dalla segretaria Carmela Rozza (Pd) ha deciso di ripresentare una legge bipartisan per introdurre lo psicologo nelle cure primarie che era stata affossata alla fine della scorsa legislatura. “Rischiamo di perdere tutti i minorenni che vengono da famiglie problematiche e sono aiutati da scuole, parrocchie, enti del terzo settore. Se la Regione pensa di tagliare le liste di attesa in questo modo, ossia facendo sì che un intero quartiere non si rivolga più alle strutture sanitarie e trasformare il disagio mentale in una questione di ordine pubblico, questa città salterà in aria”, conclude Santo Minniti che promette battaglia per difendere il diritto dei minori ad essere curati ed evitare che gli insegnanti debbano andare in classe con l’elmetto.

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