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Gran Milano

Una passione classica, al Festival Thauma giovani da tutta Italia si sfidano col teatro antico

Stefania Vitulli

Centinaia di studenti della generazione Z si incontrano in un incubatore di classicità da oggi a sabato alle 16. È una riscoperta dello spettacolo del passato che riesce ancora ad appassionare anche coloro che tutti i giorni si confrontano con il digitale 

Trovarsi di fronte a un’enclave. Una zona franca. Ma anche a un incubatore. Un generatore di cultura, passioni ed emozioni. Venire a sapere che dentro all’incubatore si muovono adolescenti e universitari: proprio quelli lì, generazione Z. Un incubatore in cui per tre giorni a partire da oggi, tra le altre cose, centinaia di giovani studenti da tutta Italia si ritrovano a Milano per fare teatro e guardare teatro a ciclo continuo, mettendosi in gara, come accadeva alle Grandi Dionisie di Atene verso la metà di marzo, all’equinozio di primavera, poco più di 2.500 anni fa.

Sorprendersi, dunque: non stiamo parlando di digitale, di social o di influencer. Ma di teatro antico. Di tragedia greca. Di cultura classica. Di abilità retoriche. Di mito e di poesia e di prosa ed eroi. E non solo non vola uno sbadiglio, ma i giovani in questione anelano a partecipare e trainano il carro culturale in questione con inedito entusiasmo. In un momento in cui la cultura classica è demonizzata in oltre metà del mondo occidentale, ritenuta portatrice di un retaggio colonizzatore e suprematista da “cancellare”, secondo la nuova iconoclastia.

Il progetto, milanese di nascita e di location ma nazionale per richiamo, è ampio e articolato, ha numeri da sfoggiare e dipende da un’associazione no profit che si chiama Kerkis. Teatro antico in scena: “Quando ho ottenuto la cattedra di Storia del teatro greco e latino ho intuito che non dovevo insegnarlo sui libri, ma facendolo: così ho creato un laboratorio teatrale, cui sono seguiti corsi di alta formazione che poi hanno trovato casa nel 2002 in una associazione teatrale convenzionata con l’Università Cattolica: Kerkis”, ci spiega Elisabetta Matelli, docente di Retorica alla facoltà di Economia della Cattolica a soprattutto anima e ideatrice di questo vero e proprio movimento legato al teatro classico.

In breve, la prof. muove gli animi durante il corso, porta in aula i testi pilastro del teatro occidentale – Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristotele, Menandro… che ancora rappresentano modelli per la contemporaneità – poi decide di farli mettere in scena dai suoi allievi come risultato finale di un laboratorio.

Il primo pubblico sono gli studenti delle scuole superiori: “All’inizio erano amiche e amici che insegnano a portarmi gli studenti: per anni in teatri piccoli, ora che il progetto è noto in spazi milanesi enormi come la sala del Leone XIII o quella del Pime (in cui per inciso i ragazzi del corso di alta formazione sono in scena il 30 marzo con “La notte degli ulivi” di Eric Emmanuel Schmitt, per la regia di Christian Poggioni).

Gli studenti liceali che venivano e vengono a vedere gli spettacoli dei miei studenti si appassionano – perché tra un classico recitato in modo pulito e accademico e uno messo in scena da giovani imperfetti ma pieni di entusiasmo il secondo è molto più comunicativo – e da spettatori mettevano letteralmente addosso la voglia ai propri insegnanti di creare laboratori all’interno delle scuole”.

Così, con un processo generativo di passione per la bellezza in cui Matelli ha creduto dall’inizio ma alla cui esistenza, specie in area giovanile, non siamo forse più abituati, nasce addirittura un “Festival Teatro Antico in Scena”, ovvero “Thauma”, promosso da Università Cattolica e da CIT, il Centro di cultura e iniziativa teatrale “Mario Apollonio”, e dedicato agli studenti delle superiori. Festival che, citiamo dal bando di partecipazione “mette in gara sia spettacoli del repertorio classico greco e latino, sia progetti di scenografie, maschere, costumi per la messinscena teatrale di questi testi… L’idea dell’agone drammatico ripropone un uso antico, che dal VI secolo avanti Cristo ad Atene favorì l’emergere dell’arte teatrale con autori drammatici e artisti in scena”.

La IX edizione di “Thauma” si apre oggi e si chiude sabato e tra le 16 scuole partecipanti c’è tensione come fosse Sanremo: l’anno scorso vinsero il Liceo Foscolo di Albano Laziale con “Fratelli” (“Sette a Tebe” di Eschilo e “Antigone” di Sofocle) e il Leone XIII di Milano con “Elektra” (“Elettra” di Sofocle e “Le mosche” di Sartre). “La forza di aggregazione sociale e intergenerazionale che aveva il teatro nel V secolo avanti Cristo, in cui nei giorni di spettacolo gli ateniesi ricevevano la paga di un giorno per essere tra il pubblico, ritorna viva. Ed è un contagio”, spiega Matelli.

“Ho iniziato con tre pollastri di studenti, nessuno che mi credesse, ‘il teatro antico non ha più niente da dire a nessuno’, mi ripetevano: oggi abbiamo una media di 400 spettatori a replica per spettacoli che nascono dai corsi di alta formazione”. Che cosa attira i giovani? “Le figure eroiche e la ferocia delle estremizzazioni governate da una visione sapienziale. I grandi tradimenti, come l’abbandono di Filottete, ma anche l’osceno, perché il teatro antico non ha pudori: il padre ammazza la figlia per ragion di stato, la moglie ammazza il marito, i figli sono cucinati e dati in banchetto al proprio fratello gemello per fargli orrore”. Situazioni che scopriamo presenti tra noi oggi e che la mimesis aiuta ad affrontare: “L’arte serve a conoscere quello che della realtà ci fa orrore ma che è bene conoscere”, scrive Aristotele nella ‘Poetica’”.

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