Il Teatro di Documenti

Roma Capoccia

La cronaca diventa arte nel teatro scavato nelle grotte di Testaccio

Gianluca Roselli

Da un’idea di Luciano Damiani e Luca Ronconi ecco il “Teatro di Documenti”, una piccola meraviglia romana

Varcando la soglia si capisce subito di essere in un luogo assai diverso dagli altri. Roma, del resto, ha di queste perle a volte nascoste o non troppo conosciute. Siamo al Teatro di Documenti, una delle realtà teatrali più originali della città (e forse d’Italia) e già la location è uno spettacolo: a Testaccio, sotto il monte dei cocci, con le sale ricavate da grotte del ‘600 dentro la montagna che servivano per conservare le derrate alimentari. Natura e architettura si mescolano in una sorta di antro che diventa spazio teatrale in movimento. E’ qui che negli anni Ottanta approda Luciano Damiani, uno dei principali scenografi italiani del Novecento. Nato a Bologna, classe 1923 (quest’anno ricorre il centenario della nascita), prese casa a Testaccio e si mise a cercare uno spazio nel rione per lavorare, un po’ laboratorio e un po’ magazzino, ma subito divenne la sede per mettere in pratica la sua idea di teatro, in assoluta libertà. 

 

Venne fondata l’associazione formata, oltre a Damiani, da Luca Ronconi e Giuseppe Sinopoli e nel 1988 l’inaugurazione. Il nome, Teatro di Documenti, fu un suggerimento dello stesso Ronconi, con cui Damiani aveva lavorato, a Milano, così come nel capoluogo lombardo fu tra i protagonisti della nascita del Piccolo con Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Le sale sono tre: due da 100 posti (di cui una sotterranea) e una più piccola, da una quarantina. E già passando dal foyer alla prima sala ci si ritrova quasi sul palco, come se gli spettatori dovessero abbracciare gli attori. “L’idea di Damiani era che gli spettatori dovessero far parte della drammaturgia anche solo con un’interazione spaziale. E infatti le compagnie che vengono qui devono fare i conti con due dilemmi: dove metto gli attori e dove gli spettatori?”, spiega Carla Ceravolo, direttore artistico e collaboratrice per oltre vent’anni di Damiani (venuto a mancare nel 2007). “Damiani elimina la quarta parete, annullando la distanza tra l’azione scenica e chi guarda. Un cambio di prospettiva rivoluzionaria per quegli anni”, sottolinea Anna Ceravolo. Così, a 58 anni Damiani, dà vita al suo teatro diventando, da scenografo, anche regista e architetto. “Non si deve decorare lo spazio, ma strutturarlo”, diceva. 

 

Il nome ben si addice anche a un filone di spettacoli che occuperanno poi una parte importante del cartellone, quelli basati su fatti di cronaca realmente accaduti, atti processuali, inchieste giornalistiche. Così nel corso degli anni, per opera soprattutto del regista teatrale e attore Paolo Orlandelli, si sono visti Strage in Vaticano (sul triplice delitto del maggio 1998 dove morirono due guardie svizzere); Emanuele Sceri, vittima della folgore (spettacolo che ha contribuito alla riapertura del caso sulla morte del parà precipitato da una finestra di una caserma a Pisa); Vite violate (su alcuni casi di pedofilia nella Chiesa); Processo a Dell’Utri (basato sulle carte del processo all’ex senatore di Forza Italia). In passato sono state messe in scena opere su Aldo Moro e sul caso Ustica. 

 

Nel corso degli anni si sono visti anche spettacoli itineranti con attori e pubblico a muoversi tra le diverse sale: Mite inferno, il musical Barbablu, L’invenzione di Morel. Mentre, tra gli spettacoli di maggior successo c’è Terra, di Anna Ceravolo, sorella di Carla. Ma anche classici come Salomé, Le Baccanti, La Mandragola. “Anche se il 90 per cento del cartellone è composto da opere di autori viventi, perché vogliamo dare spazio alle nuove voci e alla contemporaneità”, osserva Anna Ceravolo. Nel cartellone 2022/2023 da segnalare c’è Cronaca di un amore rubato (su un testo di Dacia Maraini) di e con Federica Di Martino; Storia di una bella e di una bestia, di Alessio Chiodini; Naked Love, di Gabriele De Pasquale. Ma pure spettacoli musicali di una sola sera come Underground concerto. La mattina si fanno rappresentazioni per le scuole, c’è un laboratorio per bambini e uno di ricerca e sperimentazione per gli adulti. Nel 2023 i 100 anni dalla nascita di Damiani saranno celebrati con eventi e una mostra antologica (che forse diventerà uno spettacolo). “Anche per noi che siamo piccoli riempire le sale è sempre più difficile. Ma chi ci scopre, poi torna”, conclude Anna Ceravolo.

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