Foto LaPresse

GranMilano

Quanti soldi può spendere Milano? Il vero  problema dei bilanci 

Mariarosaria Marchesano

L’assessore Conte disegna al Foglio il quadro del futuro, in cui pesano moltissimo i costi di M4. E chiama Roma

Con una trentina di emendamenti ancora in discussione, il bilancio di previsione 2023 del Comune di Milano sta per essere approvato dal Consiglio comunale (è possibile stasera stessa). E’ stata una maratona lunga e a tratti complicata dal serrato confronto con le opposizioni sui tagli alla spesa sociale, ai servizi e alla cultura, che sono solo in parte rientrati. Far quadrare i conti è stata un’impresa più ardua del solito quest’anno in cui si sono sovrapposti l’effetto inflazione e il caro energia ai costi maggiorati dei trasporti per la partenza della nuova linea M4. Tutto normale, si dirà, per un comune che come tanti in Italia sta ancora assorbendo l’impatto della pandemia e deve assicurare uno standard immutato di servizi ai cittadini. Eppure, il bilancio (basta ricordare l’aumento del costo del biglietto per il trasporto pubblico) è una nota dolente per Palazzo Marino perché è aumentata la consapevolezza delle crescenti difficoltà che ci saranno negli anni a venire di trovare un equilibrio tra entrate e uscite.

   

Proprio su questo tema l’assessore al Patrimonio, Emanuele Conte, ha accettato di fare un riflessione con il Foglio rispondendo a più domande. La prima: il Comune di Milano è in difficoltà finanziaria? “Non direi, il Consiglio sta per approvare il bilancio di previsione e non è certo in discussione la solidità economica, ma si può discutere di alcune questioni che hanno messo sotto pressione i conti del Comune e la prima cosa che mi viene da dire è che sarebbe giusto che il governo riconoscesse il valore nazionale di una città come Milano per quanto riguarda la sua capacità di contribuire allo sviluppo economico e culturale del paese. Il governo dovrebbe trovare il modo per sostenere lo sforzo finanziario che la nostra amministrazione sta affrontando per assicurare un livello di trasporto pubblico sempre più capillare ed efficiente di cui non si servono solo i milanesi”. Il dialogo con Roma per la giunta Sala non è mai stato facile. Ma Conte non ne fa una questione di colore politico, quanto di scarsa consapevolezza (a Palazzo Chigi) di Milano come “città mondo”, in cui il costo del trasporto pubblico locale è arrivato a rappresentare giusto un terzo dell’intero bilancio comunale: 879 milioni. Tale costo, secondo Conte, non può essere sopportato in modo prevalente dall’amministrazione locale (l’unico contributo statale arriva dal Fondo nazionale trasporti ed è pari a 262 milioni) quando a Milano arrivano (e partono) ogni giorno migliaia di persone da tutta Italia. “Bisogna capire che gli investimenti in infrastrutture e servizi comportano costi di gestione: se Milano investe nella sua rete di metropolitane, con vantaggi che ricadono anche fuori dei suoi confini, dovrebbe anche essere aiutata a sopportarne l’onere”.

   

Sui costi della nuova linea M4 molto si è detto, ma la sostanza è che il grosso del peso comincia proprio quest’anno che per l’assessore Conte rappresenta il primo pieno del suo mandato nella giunta Sala 2. Un po’ di chiarezza sui numeri aiuterebbe a capire e gli uffici dell’assessorato non si sottraggono. Il progetto M4, varato dalla giunta di Giuliano Pisapia nel 2013 (ma il primo progetto risale al 2010 con Letizia Moratti sindaco), ha avuto un costo complessivo di circa 2 miliardi, con un contributo statale di 1 miliardo e 565 milioni circa a carico del Comune (la restante parte lo ha messo un consorzio di privati), il quale per farvi fronte ha sottoscritto vari mutui. Le rate di questi prestiti si riflettono sulla spesa corrente del Comune per una trentina di miliardi circa e fin qui poco male. Il punto è che proprio dal 2023 comincia a essere contabilizzato un altro costo ben più alto e che andrà sempre di più a crescere, il cosiddetto canone di disponibilità che bisogna riconoscere alla società veicolo M4 per la messa in funzione delle prime sei tratte: 42,5 milioni che diventeranno 66 milioni il prossimo e dal 2025 saliranno a 100 milioni quando tutte le tratte saranno attive (21 stazioni). In parole povere, dal 2025 fino al 2046, quando scade il prestito, il costo della M4 peserà sul bilancio comunale (spese correnti) per almeno 130 milioni all’anno tra costi di gestione, costi del finanziamento e ammortamento (almeno, perché questa cifra non tiene conto del progressivo aumento degli interessi sul debito). “Inutile nascondere che questa prospettiva crea un timore di tensione finanziaria per i bilanci futuri del Comune se nel frattempo non si avvia un percorso di condivisione della spesa anche con lo stato centrale – incalza Conte – Il pareggio finanziario e gli equilibri di bilancio per il 2023 sono stati garantiti da risorse proprie e da misure straordinarie come l’utilizzo di 140 milioni di proventi da vendite immobiliari, dalla rimodulazione di 1,5 miliardi del nostro debito e da un ulteriore miglioramento della programmazione e del contenimento della spesa”. In sintesi, gli immobili da vendere prima o poi finiscono e la spesa sociale non si può comprimere più di tanto. E neanche si possono aumentare le tasse locali. Un bel rompicapo per gli ultimi due anni della giunta Sala e per le quelle che verranno.

Di più su questi argomenti: