Foto di Stefano Porta, via LaPresse 

GranMilano

Vergogna a via Cagni, dove chiedere la protezione internazionale è una lotteria

Cristina Giudici

Ogni fine settimana a Milano va in scena un teatro dell'assurdo. C'è un numero magico: 120. Sono i migranti che potranno entrare in questura ed esercitare i loro diritti. Tra nodi burocratici, "qualche manganellata" e scelte arbitrarie

Se è vero che il cuore ha ragioni che la ragione non conosce, la barbarie che si ripete ogni fine settimana davanti alla caserma di via Cagni deve avere dei motivi che sfuggono a entrambi. Un migliaio di persone accalcate e divise per nazionalità che attendono al freddo per tutto il weekend. Famiglie, bambini che aspettano che scocchi la mezzanotte di domenica quando i funzionari della questura nell’arco di un paio d’ore scelgono in modo del tutto casuale chi ha diritto al numero “magico”, le 120 persone che il mattino dopo entreranno nel cortile della questura per chiedere ciò che spetta loro per diritto: la richiesta di protezione internazionale.

 

Chiamarla lotteria dei disperati è un brutto eufemismo. La conseguenza è la tensione fra le persone sottoposte a una brutale corrida: i volontari hanno assistito alle cariche della polizia “e qualche manganellata”, ci dice Stefano Pasta della comunità di Sant’Egidio che sta monitorando  questa esecrabile e surreale situazione. GranMilano ne ha già scritto un mese fa. Da allora nulla è cambiato, anzi. “La situazione è decisamente peggiorata. Settimana scorsa c’era un bimbo peruviano, autistico, che ha avuto un attacco di panico ed è stato ricoverato”, spiega quasi incredulo Pasta.

 

Non accade ai confini orientali dell’Europa dove poliziotti frontiera respingono i migranti della rotta balcanica. Succede a Milano, celebre (ex?) capitale morale. Probabilmente la questura pensa di scoraggiare così il flusso aumentato di stranieri che hanno diritto alla protezione internazionale. Capire come si è arrivati a questo punto è uno sforzo inutile, perché ci si ferma davanti al rimbalzo delle responsabilità e al muro della burocrazia.

 

Quale genio ha partorito l’idea di concentrare tutti gli stranieri in un solo luogo, in un solo giorno, per poi non dare risposte? Quale mente perversa ha deciso che la nomination dei 120 fortunati debba avvenire solo fra la mezzanotte di domenica e le due ore successive? Per i mille cittadini stranieri che si accampano nella landa desolata intorno alla caserma di via Cagni, ogni fine settimana va in scena il teatro dell’assurdo: perché i tapini, determinati ad avere il pezzo di carta che permette di entrare nel circuito dell’accoglienza, ormai lo hanno capito: stanno aspettando Godot.

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