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Sì, è stata una vittoria in gran parte di Fontana. Conseguenze

Fabio Massa

Nonostante il salasso da astensione il governatore è stato premiato con la sua Lega e la sua lista. Ora darà le carte

Se la prenderà con calma, Attilio Fontana. Giunta, conflitti tra vincitori, Cencelli dei posti a sedere e tutto il resto. Per ora il governatore di Lombardia riconfermato è in vacanza, tornerà a Milano lunedì dopo aver tirato il fiato. Mentre i partiti della maggioranza già si accapigliano e quello fondamentale della minoranza si prepara a un congresso che pare la storia infinita (con tanto di Nulla che si mangia il mondo), il mite Fontana ripassa Plutarco: “Non esiste niente di meglio che mantenere la calma di fronte a un nemico che sbraita”. Altro che il Tolstoj che ammonisce il Pd (ne parliamo nell’artico sotto). Del resto, sia detto chiaro e senza le finzioni di tanti commenti in questi giorni: la vittoria del centrodestra alle urne è di Attilio Fontana più di tutti gli altri. Fratelli d’Italia, a partire da Giorgia Meloni, non ha condotto una campagna mettendo in prima fila i leader, per espresso ordine della premier: i ministri in carica si astengano da iniziative politico-elettorali. Ignazio La Russa, presidente del Senato, il venerdì prima delle elezioni, in un’iniziativa sulle foibe cui partecipava Stefano Zecchi, canditato di FdI, è arrivato senza neanche l’annuncio di un take di agenzia, l’understatement più totale nonché inusuale. Il che è basta e avanza a confermare la volontà di non schiacciare l’acceleratore del partito leade della coalizione. Alla fine la campagna l’ha fatta sicuramente la Lega, per quanto percorsa da brividi febbricitanti; ma in primis l’ha fatta Attilio Fontana, e con una strategia ben chiara: andare nei territori lontani, quelli che generalmente nessuno raggiunge perché sono molto “time spending” rispetto a una ospitata in televisione che, sulla carta, in un’ora raggiunge migliaia di persone. Fontana, dopo due anni in cui gli avversari lo davano per sconfitto e capro espiatorio, invece vince e convince, e a completare la settimana fantastica del governatore nel day after arriva anche la vittoria della sua squadra del cuore (il Milan) nel giorno di San Valentino. Tutto bene, insomma.

 

E dire che una parte della Lega avrebbe addirittura voluto accantonarlo perché – secondo una tesi ripetuta – troppo poco performante, e perché pareva troppo rischioso ributtarlo nella mischia dopo il pestaggio globale del Covid. Invece lui, calmo calmo, pacato pacato, ha ottenuto uno dei migliori risultati della storia delle regionali.

 

Facciamo un po’ di classifiche, visto che Sanremo è finito. Si può partire ricordando la grande vittoria di Roberto Formigoni contro Diego Masi nel 1995: eppure il divario fu di poco più di 13 punti. Cinque anni dopo Formigoni replicò contro Mino Martinazzoli e diede a quel grande gentiluomo democristiano ben 31 punti di scarto. Nel 2005 sempre Formigoni si dovette accontentare di soli 9 punti di divario da Riccardo Sarfatti (altro compianto e galantuomo). Si rifece nel 2010 contro Filippo Penati (compianto e galantuomo anche lui: ma ancora attesa di scuse del suo partito e della magistratura): 23 punti di divario. Maroni (ancora una volta compianto e galantuomo) vinse contro Umberto Ambrosoli nel 2013 per meno di 4 punti. Poi Fontana: 20,66 punti di differenza contro Giorgio Gori, 20,74 punti contro Pierfrancesco Majorino.

 

Morale della favola: quello del 2023 è per la sinistra il peggior risultato dai tempi Penati e il terzo peggiore dal 1995. Fontana si conferma più vincente di Roberto Maroni e anche di un paio di Formigoni. Questo che cosa vuol dire? Lo riassume Matteo Salvini, anche se poi bisogna vedere se alle parole seguiranno i fatti: “La giunta? A Fontana gli oneri e gli onori”. Il totogiunta infuria anche se è prestissimo: il governatore inizierà a vedere i leader settimana prossima ma se la prenderà – indovina un po’ – assai con calma. La giunta potrebbe arrivare anche a inizio marzo.

 

C’è da capire quanto Attilio Fontana vorrà far valere il proprio peso, che a questo punto è enorme: riconfermato al secondo mandato, con una percentuale larghissima e una lista del presidente che tallona Forza Italia in termini di consensi. Lettura politica: non è solo la Lega che ha portato Fontana, ma è anche Fontana che ha portato la salvezza alla Lega. Se fosse Beppe Sala, questo si tradurrebbe in una marcia inesorabile e da “indipendente”, come il sindaco di Milano ha messo in campo dopo la conferma a Palazzo Marino. Ma visto che è Attilio Fontana, il risultato può essere una mediazione, un procedere step by step, senza affrettare il passo. Del resto,  è la sua cifra. Ci ha vinto le elezioni, andando piano. Malgrado il Covid, malgrado le bufere, malgrado le inchieste che sempre di meno contano per la gente per qualificare le qualità morali di questo o di quello, soprattutto quando finiscono in modo quasi sistematico in un nulla di fatto processuale e giudiziario. 

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