Foto di Mourad Balti Touati, via Ansa 

Gran Milano

Abbecedario regionale. Primi assaggi su programmi e idee delle prossime elezioni

Fabio Massa

Casa e trasporti, autonomia e sussidiarietà. Da Moratti, a Majorino, a Fontana. Nessuno li legge, ma coi programmi poi si governa (e la Sanità è un discorso a parte)

E chi li legge più i programmi? In effetti, pochi e forse pochissimi. Però rimangono la stella polare per capire dove voglia andare la politica. Alle prossime regionali del 12-13 febbraio. Piccola avvertenza: manca la Sanità, che merita un approfondimento a parte.

 

Ma a chi interessa?

Sulle regionali il dubbio dell’astensione è quello che turba i sonni di Attilio Fontana, che sa perfettamente come il non voto premi più a sinistra che a destra, anche se i casi Soumahoro e Panzeri hanno suscitato un’onda di disaffezione pure a sinistra. Se in pochi hanno intenzione di votare (ma quanti? la metà degli aventi diritto? due terzi?), in molti vorrebbero capire che far andare i treni in orario (definizione di pazzia, per Andreotti), come sistemare la Sanità, come migliorare le case popolari sono tutte competenze attribuite alla regione. 

 

Treni et similia

Sul trasporto regionale Pierfrancesco Majorino è battagliero: “Serve un cambio radicale di passo sulla gestione del servizio ferroviario regionale, pensiamo a ‘ribaltare’ la gestione di Trenord. Puntiamo a un ammodernamento del materiale rotabile, una migliore qualità del servizio e un controllo dei costi. Potenzieremo le linee cadenzate, la loro estensione ai collegamenti con i principali capoluoghi di provincia della fascia pedemontana e l’introduzione di collegamenti espressi (innanzitutto tra Milano e Varese e Milano e Bergamo)”, scrive nel suo programma.

Parola chiave: ribaltare Trenord. Che cosa vuol dire, nel concreto: chiuderla? Metterla a gara? Cambiarne i vertici? Fonderla con Atm? E Atm va a gara? O vale solo per Trenord? E come gestire i rapporti con l’altro socio, ovvero Rfi, ovvero lo stato? Le domande sono tante, e a qualcuna Majorino risponde ma non nel programma: “Credo che alla gara ci si può arrivare, ma bisogna evitare che sia l’anticamera della privatizzazione del servizio”.

Sulla gara Letizia Moratti risponde: “Vogliamo arrivare a una progressiva liberalizzazione del servizio, iniziando dalle tratte più brevi. Più in generale, è necessario riequilibrare gli investimenti tra Milano e le altre province, privilegiando la fascia meridionale della regione e le aree meno collegate”. Bisogna mettere a gara il servizio? “Assolutamente sì”. Fontana punta su interventi mirati e originali: la revisione del nodo ferroviario di Milano con la creazione di una stazione passante ma soprattutto lancia la “mobilità personalizzata”, con servizi dedicati, ad esempio, alle fasce più deboli della popolazione che “consentano di accedere facilmente a visite mediche o  ospedaliere”. 

 

Case e casini

Il tema delle periferie, e quello delle case popolari. Due anni fa il sindaco Beppe Sala aveva avanzato una proposta di dialogo tra Aler e MM. Niente di fatto. Fontana, interrogato su questo alle Stelline durante il “confronto indiretto” organizzato da Direzione Nord, ha allargato le braccia: “Per sposarsi bisogna essere in due, e io non ho più sentito niente su questa cosa”. Moratti: “Non è più accettabile che la casa sia l’elemento discriminante tra i quartieri e i loro abitanti. Lo strumento dell’housing sociale può rivelarsi fondamentale per confermare la ricerca di giustizia sociale e insieme la capacità attrattiva dei capoluoghi lombardi”.

E argomenta: “Io avevo messo il medico nelle case popolari proprio perché si deve dare a quei quartieri qualcosa di più a livello di servizi”. Majorino annuncia di voler aprire il suo ufficio in periferia. “Supereremo lo scandalo di 15 mila appartamenti vuoti. Le case popolari devono essere messe rapidamente a servizio di chi ne ha bisogno. Lavoreremo ad un piano straordinario di ristrutturazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e edilizia residenziale sociale, con attenzione particolare all’aspetto dell’efficienza energetica”. Anche Fontana vuole zero alloggi sfitti. E soprattutto l’obiettivo di procedure sempre più efficienti “attraverso la semplificazione delle domande di assegnazione degli alloggi”, e “la possibile assegnazione di alloggi nello stato di fatto con lavori a carico dell’inquilino a scomputo dei futuri canoni”. 

 

Autonomia (da che cosa?) 

Parlare di autonomia in Lombardia è qualcosa di importante. È una delle bandiere di Fontana. Che non a caso dedica il primo capitolo del suo programma: “La Lombardia ha bisogno dell’autonomia per proseguire nella realizzazione di una smartland”. E poi: “Si può partire dalla Sanità e dal conseguente superamento della logica dei tetti di spesa che comportano una contribuzione a ‘silos’ invece che il riconoscimento della piena autonomia”.

Per Moratti occorre “incrementare completare il percorso di autonomia amministrativa delle regioni, mantenendo l’unità dello Stato e garantendo i ‘livelli essenziali di prestazione’ uniformi su tutto il territorio nazionale“. E Majorino? Sposa l’autonomia pure lui: “Noi vogliamo finalmente rendere concreti due principi, quello della sussidiarietà, in cui funzione di governo e gestione amministrativa siano assegnate all’istituzione più vicina al cittadino, e il principio di riservare alla regione una funzione legislativa che indichi criteri e obiettivi”. E questa è davvero una (doppia) notizia: la sussidiarietà (termine formigoniano) e l’autonomia sono entrati anche nel vocabolario della sinistra lombarda.