Marco Taisch (Ansa) 

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Taisch (PoliMi): l'industria corre, ma qui manca la formazione

Daniele Bonecchi

“Il settore dell’industria chiuderà il 2022 in modo soddisfacente  perché l’Italia e la Lombardia producono beni strumentali, che vengono esportati. L’alternanza scuola lavoro devono farla anche i professori, per far conoscere ai loro allievi il mondo dell’economia reale”. dice il professore e presidente di Made Competence Center

La provocazione è tutta nella bisaccia di Marco Taisch, “babbo” di Industria 4.0 (con Carlo Calenda ministro), professore al Politecnico di Milano, presidente di Made Competence Center, che dice: “L’alternanza scuola lavoro devono farla anche i professori, per far conoscere ai loro allievi – qualche giorno ogni anno – il mondo dell’economia reale”. Perché la distanza tra domanda e offerta, nel mondo del lavoro, è troppo evidente. In questa conversazione col Foglio, Taisch parla delle prospettive dell’industria lombarda (anche in vista del voto regionale) che, leggendo i dati Ucimu (settore macchine utensili), sembra allontanarsi sempre più dalla stagione delle lacrime. E infatti questo settore, che si occupa di macchine utensili, robot e automazione, dopo un 2021 decisamente positivo chiude il 2022 con incrementi a doppia cifra per quasi tutti i principali indicatori economici e si attende un 2023 favorevole, sebbene con tassi di crescita più contenuti.

Nel 2022, la produzione si è attestata infatti a 7.255 milioni di euro, con un incremento del 14,6 per cento rispetto all’anno precedente. Il risultato è stato determinato dall’ottimo andamento delle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno, cresciutem del 27 per cento a 3.980 milioni di euro, e dal positivo riscontro delle esportazioni, attestate a 3.275 milioni di euro, il 2,5  per cento in più rispetto all’anno precedente. Nonostante i fattori di incertezza che agitano il contesto, il trend positivo proseguirà anche per il 2023, secondo le previsioni, con un +4,3  per centoper la produzione, in virtù dell’incremento registrato dalle esportazioni e dalle consegne dei costruttori sul mercato interno, che sono attese in crescita del 5,3  per cento.

 

“Il settore dell’industria chiuderà il 2022 in modo soddisfacente – conferma Taisch – perché l’Italia e la Lombardia producono beni strumentali, che vengono esportati e beneficia della crescita economica che c’è stata nei paesi europei e non solo. Anche se mi aspetto un rallentamento significativo nel 2023, per il fatto che la fiammata degli ultimi mesi è legata alla necessità di recuperare le scorte esaurite durante il Covid. C’è da dire poi che prima della pandemia la logistica mondiale era un sistema perfettamente funzionante, con l’incertezza sono aumentate le scorte sovradimensionando gli accantonamenti. Ora le filiere (anche lombarde) si stanno ridisegnando: la globalizzazione come l’abbiamo conosciuta finisce, la risposta è produrre più vicino a casa, con una grande opportunità nel tornare a produrre anche in Lombardia, positivo anche per l’occupazione”. Ma il tema della formazione torna in modo prepotente. “Quando i prezzi di gas e petrolio saranno tornati nella normalità e i materiali saranno consegnati nei tempi dovuti, ci mancheranno le competenze professionali”. “In Regione ne abbiamo parlato anche ai tavoli di lavoro di Lombardia 2030, ora serve una maggior offerta formativa di competenze esterne, quelle che servono all’economia, con gli Its e le scuole superiori da potenziare. Poi c’è un tema di comunicazione: la Regione deve mettere in campo iniziative di sensibilizzazione verso le famiglie, per metterle in grado di fare, per i propri figli, le scelte giuste. Se noi lasciamo che l’orientamento nelle scuole medie e superiori venga fatto esclusivamente sulla base dell’indole dei ragazzi, senza fornire le informazioni sull’evoluzione del mercato del lavoro, facciamo un danno doppio, perché quei ragazzi non avranno un posto di lavoro e l’economia non troverà persone preparate”.

 

"Secondo me – spiega il presidente Made Competence Center – le scuole sono l’ambiente che dovrebbe ospitare soggetti esterni in grado di raccontare ciò che serve all’impresa. La scuola è il luogo fisico naturale, senza usare le competenze dei professori, perché qui stiamo parlando del mercato del lavoro”. Taisch pensa a una sorta di task force, collocata negli istituti scolastici, fatta da professionisti, manager, esperti, in grado di spiegare quali sono gli sbocchi e le specializzazioni che servono al mercato.

 

Sullo sfondo dello sviluppo economico della regione (e del paese) naturalmente le due rivoluzioni epocali. “Quella digitale non è una rivoluzione ma in realtà è una transizione, un’evoluzione costante della tecnologia che ci costringe a gestire un perenne cambiamento. Transizione digitale e  ecologica viaggiano sugli stessi binari, posso fare transizione digitale senza quella ecologica ma non posso fare  transizione ecologica senza il supporto digitale. Il mio suggerimento alla Regione è di istituire due assessorati”, spiega il professore del Poli. Altro tema di grande interesse è la capacità attrattiva di Milano dopo Expo: tanti eventi ma l’industria ne ha giovato? “Vedo sinergia tra industria e terziario. Il terziario dei servizi non esiste senza manifattura. La Milano capitale del terziario non è in contrasto con la Lombardia che produce. Quando penso a Milano penso a Bergamo, Brescia, Pavia e tutte le province. Penso a una Milano che ha nel suo quartier generale banche, uffici ma anche le aziende manifatturiere che portano in città l’attenzione necessaria. Oggi la competizione mondiale te la giochi se hai delle città realmente attrattive. Milano che attrae cervelli, fin dall’università, fa bene al terziario ma anche all’economia manifatturiera”.
 

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