Foto LaPresse

gran milano

"Noi riformisti andiamo avanti, è una certa sinistra che s'è fermata", dice Ada Lucia De Cesaris

Fabio Massa

Dalla rivoluzione arancione di Pisapia (con Majorino in giunta), l'ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica di Milano appoggia oggi la candidatura di Letizia Moratti. Intervista 

C’è chi la chiama Ada e chi la chiama Lucia. “A volte mi sembra di essere due persone diverse”, ci scherza su. Anche perché Ada Lucia De Cesaris di certo è una persona sola. Parla chiaro al limite del “caratteraccio”, e se decide di svoltare fa la curva a tutta velocità senza guardarsi indietro perché bada solo alle motivazioni di coerenza delle sue decisioni. Come quando prende e molla la giunta Pisapia, della quale era vicesindaco e assessore all’Urbanistica, e protagonista della “rivoluzione arancione”. Come quando prende e molla il Pd per andare in Italia Viva e ora nel Terzo polo, con sostegno finale a Letizia Moratti. Ora, per gli strani corsi e ricorsi, si trova a sostenere la donna contro cui fece la rivoluzione con Pisapia, e contro invece il suo ex compagno di giunta, Pierfrancesco Majorino. “La sua è una candidatura legittima – dice al Foglio –  e anche in linea con la nuova strada del Pd. Dopodiché, avevamo posizioni diverse allora che si confermano diverse oggi, ma in bocca al lupo”.

Si inizia fair, ma si legga più in basso: le critiche arriveranno. “Solco incolmabile tra il Pd e il Terzo polo? Non credo mai alle chiusure per sempre. Io spero che ci sia ancora nell’ambito di un nuovo progetto il modo di parlare per gli interessi dei lombardi. Majorino ha fatto una prima intervista in cui chiede alla Moratti di fare un passo indietro, e questo mi sembra decisamente un eccesso di hybris. In cuor mio mi piacerebbe che il Pd capisse che il progetto è un altro. Ma non mi permetto di interferire nelle scelte di un altro partito, per carità”.

Ancora fair. Provochiamo: Calenda e Renzi hanno voluto mettere in difficoltà il Pd. “Io non vedo la politica come qualcosa di ‘contro’. A me non pare che Renzi o Calenda abbiano mai avuto obiettivi distruttivi. C’è una proposta alternativa, peraltro coerente con un pezzo della storia del Pd. Certo, poi c’è un congresso e sceglieranno. Ma intanto nel Terzo polo è nata una nuova proposta politica chiara su temi che riguardano il lavoro, l’impresa, la sanità, la competenza, il merito e i diritti. Come si fa a dire che è un progetto distruttivo? Viceversa è un progetto che ha l’obiettivo di coalizzare e mettere insieme le persone che condividono  questi temi”. E allora perché non avete partecipato a primarie di coalizione? La rivoluzione arancione nacque così. “Siamo in un’altra era rispetto al 2011. Il contesto politico è profondamente cambiato e bisogna farci i conti. E poi per fare primarie di coalizione bisogna essere capaci di parlarsi. Il Terzo polo ci ha provato, ma c’è sempre questa reazione un po’ stizzita che di fatto dice ‘o con noi o contro di noi e se siete contro di noi siete di destra’”. 

Via i guanti. “In questo momento a mio parere bisogna scegliere chi è più in grado di tenere insieme. La proposta di Moratti è sicuramente nata come una proposta che vuole tenere insieme, che vuole parlare con un mondo riformista e liberale e democratico che ha bisogno di rappresentanza e che in Lombardia ha dimostrato di essere la maggioranza, anche se troppo spesso una maggioranza silenziosa. Majorino non tiene insieme proprio niente”. Ma non si sente a disagio? Aveva fatto la rivoluzione arancione contro Letizia… “Non mi sento a disagio. Nel 2015 poco prima della fine della consigliatura feci una scelta importante: mi dimisi da vicesindaco e non è stato indolore. Nel 2015 pensavo che stessimo tradendo il nostro progetto politico e quello che è successo dopo nel Pd lo ha dimostrato. Quindi no, non mi sento a disagio. Io rivendico ciò che rappresenta quella stagione. Riconosco però la capacità oggi di Letizia Moratti di interrogarsi e di capire che molto probabilmente in passato ha fatto scelte politiche diverse e che oggi invece è necessario confrontarsi. La cosa più interessante di questa fase è la sua capacità di dialogare e di cercare di annodare esperienze e sentimenti ma anche proposte diverse. Io questo nel Pd non lo vedo da molti anni e tanto meno in quest’ultima fase”.

Moratti prenderà un voto più di Majorino? “Non mi piacciono le sfide contabili. Sicuramente si lavora per vincere. Majorino rappresenta una scelta politica radicale, e lo dico con grande onestà intellettuale”. Poi la bordata: “Io penso che nel periodo in cui ha amministrato nella stessa giunta in cui sedevo io non abbia fatto granché, tanto da far sì che Milano paga oggi e ha pagato ieri, durante la pandemia, i suoi errori”. Il Pd dice che la Moratti ha ripiegato sul Terzo polo perché non l’hanno candidata al centrodestra. “Non lo credo. Lei ha proposto al centrodestra il suo progetto, che già allora era un progetto allargato. Sapendo che avrebbero detto di no, perché noi oggi abbiamo una destra-centro integralista e populista e una sinistra altrettanto integralista e populista. Oggi la Lombardia ha temi troppo importanti per non capire che bisogna lavorare per l’interesse del territorio”. Intanto Beppe Sala sostiene che Majorino debba dialogare con Moratti. “Sala è molto ragionevole. Non si può pensare di non comunicare con questo progetto. Noi queste elezioni non le facciamo per noi stessi. Qui c’è da fare la riforma della sanità, garantire l’accessibilità alla casa, la riforma del lavoro e la ricostruzione del rapporto tra lavoratori e imprese, serve rilanciare la formazione. Abbiamo il tema del territorio da tutelare… Su questo bisogna dialogare, tutto il resto è ideologico”. 

Chiudiamo su Maran: “Lo stimo. Ho con lui un rapporto di amicizia e di affetto. Io credo che Pierfrancesco Maran abbia bisogno di capire che il suo progetto politico evidentemente non ha spazio nel Pd. Rispetto però, anche se non capisco, il fatto che voglia combattere in un partito che per tante volte gli ha detto che non c’è posto per lui e per le sue idee”.