Foto LaPresse

GranMilano

Aria, clima e poi? A Milano il piano green è tutto fumo

Daniele Bonecchi

Il Comune vuole adattare la città ai cambiamenti climatici. Il progetto sarà una cartina di tornasole per lo sviluppo della città, che si intreccia strettamente con le Olimpiadi. Tutti i dubbi 

I detrattori del “Piano Aria e Clima”, approvato dal Comune di Milano, parlano di un “libro dei sogni che rischia di diventare un incubo per chi lavora in città ed è costretto a muoversi su quattro ruote, proprio nel momento in cui la città sta ripartendo”. Secondo altri potrebbe essere invece il viatico, scritto sulla sabbia, per il partito verde che molti accollano ai pensieri nascosti di Beppe. A ben riflettere, il piano (se verrà attuato davvero e nei tempi indicati) sarà una cartina di tornasole per i progetti di sviluppo della città, che si intrecciano strettamente con le Olimpiadi (cfr. articolo nella prima colonna). Ma cosa grc’è dentro questo documento che dovrebbe far uscire Milano dalla classifica delle città più inquinate?


L’obiettivo è l’adattamento di Milano ai cambiamenti climatici. Il “PAC” è diviso in cinque ambiti – salute, connessione e accessibilità, energia, adattamento ai cambiamenti climatici, consapevolezza – e per ciascun ambito vengono pianificate azioni destinate a migliorare la qualità della vita: dall’abbattimento delle emissioni al raggiungimento della neutralità carbonica, passando per il contenimento dei rischi legati al cambiamento climatico, la valorizzazione dell’economia circolare e sostenibile sino all’adozione di stili di vita consapevoli e responsabili (e qui l’atteggiamento socio-didattico tipico della sinistra green fa venire un po’ l’orticaria). Tutto e niente, dunque. “Ora l’Amministrazione, gli operatori economici e sociali, i cittadini e le cittadine – commenta l’assessora all’Ambiente e Verde, Elena Grandi – hanno a disposizione uno strumento fondamentale per pianificare, indirizzare e attuare un modello di sviluppo urbano sempre più resiliente e verde, che porti Milano a essere una città carbon neutral nel 2050 così come indicato dalle direttive europee e a rispettare i limiti dei livelli di inquinanti che l’Oms ha da qualche mese reso più stringenti”. Tra gli interventi più rilevanti c’è la graduale creazione di una città ciclo-pedonale, una città a 30 km all’ora, che limiti in maniera sostanziale il traffico veicolare. Infatti a partire da ottobre 2022 verranno gradualmente esclusi dall’accesso in città i veicoli considerati più inquinanti, a cominciare dai diesel Euro 5. Entro il 2030 viene, inoltre, dato avvio alla riqualificazione energetica degli edifici del patrimonio pubblico (e qui, anziché la fretta per rallentare il traffico privato, ci sarebbe da anticipare i tempi).


Sembra poco convinto Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità (Confcommercio Milano): “Non c’è niente sul trasporto delle merci. Se noi ragioniamo con la tecnologia dell’oggi, non c’è possibilità di trasportare le merci coi veicoli elettrici, salvo quelli di piccole dimensioni per trasporti brevi con un carico limitato. Poi c’è il problema di chi trasporta a temperatura controllata (surgelati) che con un mezzo elettrico non riesce a muoversi perché questo genere di furgoni ancora non è sul mercato”. Dunque, con la tecnologia di oggi, non c’è risposta per questo settore vitale. “Va ricordato che due terzi delle attività commerciali sono all’interno di Area C. Una zona densamente popolata di attività, che diventa oggetto di tutte le limitazioni dell’amministrazione. E si moltiplicano i problemi per il rifornimento dei negozi. L’idea del Comune è che al 2030 viaggino in città solo veicoli elettrici e al 2050 non ci devono essere più auto in circolazione, ma a quel punto le limitazioni riguarderanno anche i cittadini dell’area metropolitana”. L’impressione, suffragata dal moltiplicarsi in città delle telecamere, è che l’amministrazione scelga la strada più facile e redditizia. C’è poi un problema solo sfiorato dal PAC: il riscaldamento di case e uffici. L’amministrazione s’impegna per l’ennesima volta a modificare gli impianti degli edifici pubblici ma la miriade di immobili privati che bruciano gasolio resta intoccabile. “Tra 8 anni – conclude Buongiardino – cambieranno molte cose e le limitazioni di oggi saranno anacronistiche”. 

Di più su questi argomenti: