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I traumi dei ragazzi post Covid sono enormi. Una ricerca

Paola Bulbarelli

La Fondazione Soleterre è impegnata sin dall'inizio della pandemia nel supporto psicologico sul territorio. I risultati di uno studio sul malessere dei più giovani

Travolti dalla pandemia, incapaci di vivere una vita di normale, senza la visione di un futuro. Si parla molto di ritorno a scuola e di disastri della Dad, in questi giorni, e questo è il contributo – nella forma di un forte campanello d’allarme  – offerto da un’indagine promossa dalla milanese Fondazione Soleterre e dall’Unità di ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano, che ha studiato un campione di 150 adolescenti tra i 14 e i 19 anni. I numeri raccolti non sono purtroppo inattesi, ma sono dolorosi  e sconcertanti: il 17,3 per cento degli adolescenti pensa che sarebbe meglio morire o dice di volersi far del male (il 2 per cento quasi ogni giorno e il 15,3 per cento più della metà dei giorni). In più il 69,3  per cento afferma che il trauma da pandemia è diventato parte della propria identità; il 34,7 per cento dice di fare fatica ad addormentarsi.

La ricerca è nata proprio dalla consapevolezza di adulti nel guardarsi intorno, vedendo i ragazzi molto penalizzati. “Volevamo capire in che modo l’evento Covid, considerato un trauma sociale, fosse andato a impattare su tutte le fasce della popolazione: sui genitori e in primis sui ragazzi  – spiega al Foglio Chiara Ionio, professore associato in Psicologia dello sviluppo e dell’educazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore  – Sia il Covid che la scuola a distanza possono aver avuto conseguenze sul loro benessere psicologico. Abbiamo allora cercato strumenti che potessero essere utili a rilevare dati per individuare i sintomi da stress post traumatico creando un questionario online su una piattaforma e previo consenso dei genitori: è stato chiesto di compilarne le varie parti per comprendere i sintomi di depressione ma anche l’uso delle tecnologie in maniera più o meno funzionale”.

La sospensione delle attività educative, la mancanza di luoghi di costruzione di esperienze e l’interruzione dei legami interpersonali sembrerebbero incrementare, nella specifica fascia d’età degli adolescenti, sentimenti di dipendenza, ansia, rabbia, depressione, solitudine, diversità, confronto, rendendoli più vulnerabili e in difficoltà nei processi di acquisizione di autonomia volti alla costruzione della loro identità. “I dati della ricerca sono stati aggregati ma non ancora analizzati nel profondo e soprattutto non sono stati incrociati tra loro. Questa prima analisi superficiale ma descrittiva dice che i ragazzi ci chiedono di essere ascoltati e di essere visti. Il Covid è per loro un evento che ha cambiato la loro esistenza e sentono che è diventato l’evento centrale della loro storia di vita. Ed ha colpito i ragazzi più fragili e più deboli”. 

Per questo è importante la partecipazione del più alto numero possibile di adolescenti alla ricerca, “così da disporre di dati preziosissimi per orientare le scelte nel campo della salute mentale dei nostri ragazzi  – si spiega Damiano Rizzi, presidente di Fondazione Soleterre e psicologo clinico del Policlinico San Matteo di Pavia – Il nostro obiettivo è tutelare il loro benessere mentale, sostenendoli nello sviluppare il senso di resilienza e nel contrastare i vissuti negativi legati alla pandemia“.

E’ possibile partecipare alla ricerca attraverso la compilazione di un questionario in forma anonima della durata di 20 minuti scrivendo alla mail [email protected]. Prima della compilazione del questionario da parte del minore sarà necessaria la compilazione di un form autorizzativo da parte di un genitore o tutore. “A  febbraio del 2020, come fondazione Soleterre  – continua Rizzi  – abbiamo risposto all’appello dell’allora assessore al Welfare Gallera quando disse che il personale sanitario era in grande difficoltà. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità creando una task force di 17 psicologi, tra cui anche io, lavorando in prima linea nei reparti di terapia intensiva, pronto soccorso e malattie infettive, fianco a fianco con i medici. Mentre loro creavano terapie per il Covid che non c’erano, noi creavamo modelli d’intervento. Da lì è nato un osservatorio sullo stato del benessere mentale dei bambini, degli adolescenti e degli adulti. Il nostro compito è però quello di rassicurare e non di fare allarmismi. Che ci sia un dolore psicologico è evidente che accompagna i piccoli, i ragazzi e gli adulti. L’importante è ascoltare questo dolore e poterlo trasformare in possibilità di vita adattate alla situazione di oggi”.

E la ricerca prosegue. “Ora si continua a monitorare lo stato di salute della popolazione italiana e a intervenire per dare, soprattutto a chi non ha risorse economiche, un supporto psicologico gratuito”. A partire dai risultati di questa attività di ricerca Fondazione Soleterre garantisce interventi di supporto psicologico in ottica di prevenzione e contenimento degli effetti psicologici e sociali della pandemia attraverso un proprio team di psicologi in tutta Italia: è possibile chiamare il numero  335 7711 805 dalle 9 alle 18 per fissare l’appuntamento con uno psicologo in presenza (sul territorio di residenza) oppure on-line. Attraverso la creazione di una rete nazionale per il Supporto psicologico Covid-19, Fondazione Soleterre è infatti, presente in 14 regioni. 

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