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Il tempo politico (stretto) per diventare una “smart land”

Fabio Massa

Servono idee bipartisan sui grandi dossier. Il sindaco Sala e il governatore Fontana guardino all’esempio Draghi

I dossier sono pesanti e articolati. Ma per una volta – ottimismo! ottimismo! – forse c’è una qualche volontà di tutta la politica di metterci la mano senza bruciarsela, prima che incominci una nuova fase di ostilità, quella che precederà le elezioni regionali più infuocate di sempre. 
Trasporti, casa, Olimpiadi. Ognuno di questi temi ha una valenza per Milano, ma anche una robusta competenza regionale. E se le due teste (quella di Beppe Sala e quella di Attilio Fontana) non si mettono d'accordo, è difficile che se ne venga a capo. Certo, c’è da risolvere un problema concettuale, e alto, proprio sul ruolo di Milano: passare da smart city a “smart land”, da città-mondo a regione-mondo, in un’unione assai più stretta con i distretti produttivi di Brescia e Bergamo, e non solo. Ipotesi, ovviamente: ma di sostanza e spessore. Argomenti su cui indagare, magari recuperando il progetto di città metropolitana, archiviato tra le cose da non fare già da Giuliano Pisapia, dopo la pessima legge Delrio, e mai più riemerso dalla polvere. E dunque, ecco i dossier.

TRASPORTI, E DELLA GARA DI ATM

Arianna Censi è stata selezionata e posta al capo dell’assessorato ai Trasporti come “premio” per l’ottima prestazione da vicesindaca metropolitana, ruolo per il quale verrà ora selezionata – prevedibilmente – una sindaca dell’hinterland milanese. La sua questione più intricata riguarda Atm. Quest’anno la gara per l’affidamenti dei servizi (mezzi di superficie, metropolitane, ma anche Area C e strisce blu) è stata rimandata. Ma l’anno prossimo prevedibilmente bisognerà prendere delle decisioni. Il tema è uno solo: così com’è, Atm ce la potrebbe fare a vincere contro i francesi di Ratp che già si sono presi Firenze e che partecipano, quando possono, a ogni gara in Italia? Figurarsi se a Milano, la zona più redditizia d’Italia, sceglieranno di non correre sia loro che i colleghi tedeschi e di altre parti del mondo. Atm potrebbe davvero opporsi? La risposta è no. Per questo da tempo c’è in campo il progetto di aumentare la massa critica dell’azienda di trasporto milanese. Ma ancora il dossier dei dossier – ovvero l‘integrazione vera, profonda, enorme in termini di output con Trenord ed Fnm, che sono in mano al centrodestra, regione – rimane chiuso nel cassetto. Se ne parla da un decennio e forse più. I protagonisti di un tempo (Cattaneo ai trasporti, l’attuale ad di A2A Mazzoncini in Fs, e Rota in Atm) oggi fanno tutti altro. Ma l’idea rimane là, ed è qualcosa che varrebbe la pena riguardare con attenzione, vista la necessità di affrontare una gara. Certo, questo prevederebbe il cessate il fuoco - almeno momentaneo - da parte del Pd regionale al Pirellone. Ma se si devono fare larghe intese, da qualche parte la tregua deve pur iniziare.

CASA AMARA CASA

Di dolce, nella questione dell’edilizia popolare, sfida chiave del futuro, non c’è nulla. I problemi sono enormi e intrecciati. Il lato gestionale e finanziario è solo un pezzo. Primo problema: Aler (regione) paga l’Imu e invece MM, il gestore comunale, no. Secondo problema: Aler assomma le morosità di Milano e dell’hinterland (che sono più alte), ed MM invece no. Terzo problema: Aler possiede le case, MM le gestisce solo. Insomma, è come mettere le mele con le pere. Gli sgomberi? Vengono richiesti da Aler, ma effettuati con la polizia locale del Comune. E dunque la relativa questione sociale chi la paga? La Regione o il Comune? Da anni, su questo tema, si fa solo propaganda: a sinistra e a destra. Le manutenzioni: perché avere gare separate, procedure separate, ingegneria separata? Ma il dossier che ora sta sul tavolo del neo assessore Pierfrancesco Maran ha un tema di fondo che va affrontato in sedi più alte. Il tema è l’idea di città, che sottintende il risanamento dei quartieri popolari. Devono essere popolati da un mix in base al censo? Dunque bisogna allargare le maglie per l’edilizia popolare e non bisogna accettare “solo” i più poveri. Devono invece essere solo un servizio sociale? Allora bisogna predisporre le risorse, praticamente a fondo perduto. E il mix non produrrà forse tensioni sociali tra gli inquilini che hanno di più e pagano di più, e chi invece paga di meno o non paga proprio? Serve un’idea che sia olistica, onnicomprensiva, sfaccettata. 

PAX OLIMPICA, PIÙ O MENO

C’è una foto, pubblicata dall’ammiratore delegato Vincenzo Novari sul suo status di Instagram, che pare abbia fatto infuriare un po’ di persone sia in Regione, che in Comune che direttamente a Roma. Ci sono Giovanni Malagò, potentissimo capo del Coni, che alza il pollicione e Vincenzo Novari che regge il telefono per fare il selfie. Novari scrive: “Più forti e tranquilli che mai”. La risposta, neppure troppo implicita, è alle voci che vorrebbero Novari sul rettilineo finale della sua esperienza alla guida di Milano-Cortina 2026. Di certo con Palazzo Marino non c’è molto feeling, e neanche con Palazzo Lombardia. Il Veneto appare distante, e a Palazzo Chigi - argomenta qualcuno - non c'è più chi lo volle nominare: Vincenzo Spadafora. Cattiveria, quella su Spadafora. Su tutto il resto, però, è un rumoroso chiacchiericcio. Ovviamente la scelta del possibile successore è in mano a Malagò, ma difficilmente il Governo e i due enti rimarranno inerti. Se si presentassero come fronte unito probabilmente il futuro evento ne gioverebbe. La ricerca è quella di un novello Bertolaso, che abbia un rapporto solido con Antonio Funiciello, potente capo di Gabinetto di Draghi con solide competenze e conoscenze nel mondo sportivo. Questo, in caso di addio di Novari, come si vocifera. In caso di riconferma servirà comunque maggior unità di intenti. Anche perché dall’anno prossimo si fa sul serio e non è che ti capita sempre un Beppe Sala salvatore dell’Expo nella storia – che ormai è diventata tradizione – dei grandi eventi preceduti da grandissime litigate.

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