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Sulla televisiùn, a Roma fan confusiòn (compreso Calenda)

Maurizio Crippa

Il trasferimento della sede Rai a Milano, al Portello, fa saltare i nervi ai candidati sindaco della Capitale e scatena una baruffa di campanile nel Pd. Tutti a dire no alla “Saxa Rubra del nord”. Come se il progetto fosse una sorta di furto nordista

"Roma è la capitale dell’audiovisivo e tale deve restare”, ha tuonato Nicola Zingaretti, che evidentemente di industria televisiva capisce meno del fratellone. Il via libera (solo un primo step) deliberato dall’ultimo cda Rai al nuovo centro di produzione milanese del Portello ha fatto saltare i nervi, in modo un poco ridicolo, ai candidati sindaco di Roma e ha scatenato una baruffa identitaria nel Pd. Ed è chiaro che Roma, Pd o non Pd, in questo caso ha torto. Prima di Zinga, sono stati Virginia Raggi, Roberto Gualtieri e persino Carlo Calenda (che Milano quantomeno la conosce) a dire no alla “Saxa Rubra del nord”. Come se il progetto (messo in cantiere nel 2017 e due consiliature fa) fosse una sorta di furto nordista. Ma non lo è: i tempi della “Rai del nord” sono finiti con Bossi, non esistono più. Esiste invece a Milano, da decenni, il problema di una storica sede (di Gio Ponti in corso Sempione) non più adeguata, e il costo di studi e produzioni dislocati in immobili presi in affitto. L’idea del nuovo centro del Portello (tramite Fiera) è semplicemente tecnica, e sensata.

 

Anche tralasciando Raggi e il suo “Azelio”, è un po’ assurdo che in epoca di elezioni la sinistra romana si aggrappi al campanilismo. Ma la risposta del Pd milanese dimostra ancora una volta una incompatibilità culturale.

  

Beppe Sala: “Sono senza parole di fronte ad atteggiamenti del genere. Tutto quello di cui si sta discutendo oggi riguarda Milano, perché è il trasferimento degli studi di Mecenate e dell’area del Sempione in un’area nuova. Sono veramente senza parole di fronte a questo tipo di atteggiamenti”.

Alessandro Alfieri, senatore Pd: “La scelta di un centro di produzione Rai a Milano non è estemporanea ma è il portato di decisioni assunte dall’azienda negli anni scorsi e mai realizzate. L’obiettivo è quello di rendere più forte il settore dell’audiovisivo”.

Vinicio Peluffo, segretario lombardo del Pd, ex commissione di Vigilanza Rai: “Questa volta, mi spiace, ma non sono d’accordo con Zingaretti. Il nuovo centro  non è una decisione dell’ultimo momento ma una scelta industriale tenuta colpevolmente nel cassetto per tre anni dal presidente Foa. Non è nemmeno la ‘Saxa Rubra del nord’, un’espressione fuorviante”.

E Silvia Roggiani, segretaria metropolitana del Pd: “Dalla valorizzazione del centro di produzione Rai del Portello passa il rilancio dell’intera azienda”. Che almeno Calenda, unico liberale e sviluppista in cotanta schiera, batta un colpo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"