Beppe Sala, sindaco di Milano (Ansa)

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Due nemesi per Sala

Fabio Massa

Il ritorno di Albertini o il super manager Ruggiero. Sfide difficili per il sindaco

Nome in codice “Nemesi”. Al plurale anzi: le due nemesi. Che sia uno, Gabriele Albertini, oppure l’altro, Riccardo Ruggiero, il concetto non cambia. Entrambi ballano sulla stessa piastrella di Beppe Sala e potrebbero tirargli spallate. Il primo, Gabriele Albertini, si è chiuso nel riserbo. La Lega pare si sia tiepidamente convinta, Berlusconi l’ha chiamato e i riformisti (di centrodestra e di centrosinistra) sarebbero entusiasti. Dalla sua l’ex sindaco di Milano ha la forza rassicurante dei bei tempi passati: quando c’era la politica, non c’era la pandemia, e Milano rinasceva. La narrazione, se dovesse tornare in campo, sarebbe questa, e sarebbe una nemesi per Sala, sindaco di una contemporaneità che oggi non è esattamente un punto di forza. Il secondo invece si chiama Riccardo Ruggiero, ed è un nome che circola eccome. Certo, ci fosse Albertini per lui si attaglierebbe alla perfezione un ruolo in qualche partecipata pubblica nel prossimo round di nomine. Ma per la politica locale è un oggetto misterioso, e dunque ecco una piccola carta d’identità: 61 anni non ancora compiuti, vecchia conoscenza di Sala ai tempi di Telecom Italia. Ruggiero, era l’amministratore delegato, Beppe Sala, era direttore generale. Si conoscono bene.

 

Ingenerosamente, Riccardo Ruggiero viene subito appellato come il “figlio di Renato Ruggiero”. Papà ambasciatore, ex consigliere di Andreotti, segretario generale del ministero degli Esteri, poi ministro del Commercio estero con Goria, De Mita e Andreotti. Nel 1995 direttore generale del Wto. Nel 2001 torna al governo con Berlusconi, ma si dimette presto per scontri con l’autonomismo della Lega nord. Vicende di padri. Intanto Riccardo studia per diventare manager. Un po’ qui e un po’ là, trascinato dal padre in giro per il mondo. A partire dalla nascita. Per le vacanze estive 1960 la famiglia rientra a Napoli da Mosca, dove il genitore era ambasciatore. E lui nasce in Italia il 26 agosto. Trenta giorni di vita e viene trascinato di nuovo nel regno del comunismo. Poi una esperienza scolastica in Belgio. Si diploma però a Roma, maturità scientifica. Nella Capitale si laurea in Giurisprudenza e poi via, nel regno di Silvio Berlusconi, alla velocità della luce. Entra in Fininvest e a 26 anni è direttore vendite. Per due anni. Nel 1988 è responsabile commerciale e marketing in Italia del colosso americano delle telecomunicazioni AT&T. Settecento giorni e viene scelto per fare l’assistente dell’amministratore delegato del gruppo Olivetti.

 

È il 1990. Studia da manager, e diventa ad ben presto, a 36 anni. Guida Infostrada, ai tempi aggressivissima: “Chiedici di più”, è lo slogan che batte – ossessivamente – da cartelloni pubblicitari e televisioni. Nel 2001 Infostrada viene ceduta a Enel, che darà vita a Wind. Intanto Ruggiero va a fare l’amministratore delegato di Telecom Italia, nella nuova gestione di Tronchetti Provera. Un anno dopo le storie di Ruggiero e Sala si incontrano: l’attuale sindaco di Milano da vicepresidente senior di Pirelli diventa il cfo di Tim. Il passo successivo è la direzione generale del gruppo, che lascia qualche anno dopo. Mentre Sala diventa advisor di Nomura e poi entra in Comune come direttore generale con il sindaco Letizia Moratti, Ruggiero rimane dentro, diventa presidente di Telecom Italia Sparkle. Se ne va nel 2010, per entrare in Aria (non l’azienda regionale con la pessima gestione vaccini, trattasi di omonimia), che poi si fonderà nel 2016 con Tiscali, di cui Ruggiero è amministratore delegato fino al 2018.

 

 

Oggi è amministratore delegato di Melita Italia, che commercializza fibra ottica. Dal punto di vista familiare condivide con Sala l’assenza di figli. Al suo fianco ha la moglie Alessandra Proto, master cum laude al Politecnico. Argomento: l’innovazione digitale. Sarebbe disponibile a correre per Milano? Chi lo conosce bene dice di sì, perché ha voglia di mettersi in gioco. Posizione politica? Un moderato liberale. Attitudine pubblica: schivo, non frequenta cene o salotti, si definisce un tecnico che si mette a disposizione secondo la vecchia massima di Esterino Piol, di cui è stato assistente: l’importante non è parlare ma portare a casa il “beef”. Hobby? Lo sci e gli sport motoristici. Che sia Milano oppure una grande azienda dello stato in questa tornata di nomine, il tam-tam è che Ruggiero è alla finestra. Così come Albertini. Entrambi affacciati per vedere che aria tira per le strade un po’ deserte ma molto chiassose della politica.

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