"Non insabbieremo nulla e chiederemo conto delle responsabilità, ma non sarà il tribunale del popolo". Parla Girelli, neo presidente
"Non sarà il tribunale del popolo, ma neanche una pantomima”, promette Gian Antonio Girelli, neo presidente piddino della commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid e diventata finalmente operativa dopo mesi di polemiche al Pirellone che hanno impedito di trovare un accordo sulla presidenza. Passate le elezioni regionali, scongiurato il pericolo di instabilità al governo e deluse, soprattutto, le aspettative di chi sperava (il Pd e i suoi alleati) di poter sfiduciare la Giunta lombarda a colpi di avvisi di garanzia (sarà la magistratura ad appurare le responsabilità, non l’assemblearismo a scrivere le sentenze) ecco Girelli. Bresciano, pacato nei toni e moderato nell’approccio politico, spiega al Foglio che cercherà di evitare strumentalizzazioni e invece di dare uno scopo concreto all’indagine, pur sapendo di avere il vento contro e molti paletti sul suo cammino. “A differenza di una commissione parlamentare, quella regionale può chiedere audizioni ma non imporle né ottenere documentazione già secretata dalle indagini giudiziarie”. Fatta questa premessa, spiega: “La commissione d’inchiesta è stata richiesta dalle minoranze, ma deve avere un approccio istituzionale e creare una road map condivisa con la maggioranza. Il Consiglio regionale deve avere come obiettivo comune quello di ricostruire le lacune della Sanità durante l’emergenza, esaminare tutti i passaggi della catena di comando e della governance”.
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