L’imprenditore più spettinato e immaginifico di Francia: Xavier Niel è patron di Free e azionista di Telecom Italia. Ha rilasciato una lunga intervista alla rivista parigina Society

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Mauro Zanon
Da “re del porno” a tycoon delle telecomunicazioni. Chi è Xavier Niel, il francese con un piede in Telecom Italia. Quando aveva 17 anni andava nelle catacombe, e continua a farlo, anche perché è vietato, e lui è sedotto dal proibito. Il Minitel rose, il suo primo grande colpo. L’acquisto del Monde insieme a Pigasse e Bergé, la relazione con la figlia di Arnault.

Parigi. “Parliamo di ciò che volete, facciamo l’intervista secondo le modalità che preferite”. Xavier Niel, l’imprenditore più spettinato e immaginifico di Francia, parla poco con la stampa, tuìtta di rado, declina puntualmente gli inviti nei salotti televisivi, ma quando decide di concedersi una pausa e confessarsi, rilascia ai suoi interlocutori materiale per un libro. Il tycoon francese delle tlc, patron di Free e azionista di Telecom Italia, ha deciso di stoppare tutto per tre ore, rilasciando un’intervista monstre alla rivista parigina Society, nuova bibbia dei bobo, nel corso della quale ha riavvolto il nastro della sua ascesa folgorante. Si è parlato di politica, economia, liberalismo, Uber, Macron, ascensori sociali, società civile, grandes écoles, porno, prigione e persino di catacombe. Sì, le catacombe, dove Niel andava quando aveva 17 anni e dove continua ad andare con la stessa curiosità: “Mi eccita ancora andarci. Riuniscono molte cose le catacombe. Anzitutto è vietato. E il divieto, chiaramente, è un punto a favore. In seguito, ci si può perdere. Quasi 300 chilometri di gallerie sotto Parigi non sono pochi. Infine, potete testare la vostra intelligenza e fare cose diverse dagli altri”.

 

Quel divieto, quel limite, quella linea di demarcazione tra proibito e no che caratterizza ogni aspetto del quotidiano, ha sempre sedotto l’autodidatta Niel. Ma nel 2004, il giudice Van Ruymbeke ritenne che la “linea gialla” con cui il manager parigino amava giocare fin dalla giovane età, era stata ampiamente superata. E con l’accusa di “proxénetisme aggravé”, sfruttamento aggravato della prostituzione nei due club a luci rosse di cui era azionista, il New Sexe Paradise di Parigi e il Live Peep Show di Strasburgo, lo sbatté in prigione. Traumatizzante? “Se ci sono dei bambini e il loro padre è in prigione per sfruttamento aggravato della prostituzione, vi lascio immaginare i danni. Il loro quotidiano a scuola non era il massimo. Per la vostra famiglia, nell’insieme, non è la miglior situazione. Allo stesso tempo, permette anche di fare una selezione tra gli amici. Ora posso dire che all’epoca non ne avevo di buoni… la famiglia è la sola che resta”, ha detto Niel a Society.

 

In un faccia a faccia che Niel ebbe con il giudice Van Ruymbeke prima di uscire dal carcere, quest’ultimo gli disse: “La ritengo un tipo geniale, ma le spiego una cosa: c’è una linea gialla. Oggi, lei ha superato questa linea. Per il futuro, ciò che deve fare è morderla, ma mai più superarla. Non cambierà molto per lei, ma cambierà molto per il nostro paese”. A Society, Niel ha assicurato che non la supererà più, ma si è posto anche una domanda: “Si possono fare le stesse cose senza andare oltre, senza superare questa linea? Quando ho cominciato ad avere successo, da giovanissimo, ritenevo che questa linea gialla non avesse ragione di esistere. Poi un giorno, vi fate beccare su delle cose marginali e dite a voi stessi: mi sono fatto fregare su questa cosa, e anche se non mi sono fatto beccare su molte altre, forse è meglio che la smetta di fare sciocchezze. Quando sono uscito dall’ufficio di Renaud Van Ruymbeke, ero un altro uomo”.

 

Niel non indossa mai camicie stirate e neppure la cravatta, ma dietro quel look negligé ha architettato in Francia molte delle più fruttuose manovre imprenditoriali degli ultimi trent’anni, tra le quali inventare il Minitel rose, servizio di messaggistica a luci rosse antesignano dei siti di incontri tipo Meetic, che gli valse alla fine degli anni Ottanta un successo economico clamoroso e il soprannome di “re del porno”. Libération, in un articolo del 2006, quando Niel non era ancora ben visto dai salotti del Tout-Paris – la svolta per il primo tappeto rosso nel beau monde parigino fu l’acquisto del Monde assieme a Pigasse e Bergé, la consacrazione definitiva combaciò con l’inzio della sua relazione con Délphine Arnault, figlia di Bernard, patron del gruppo del lusso Lvmh – raccontò “il versante oscuro del patron di Free”, “le X”. Il giornale della sinistra giacobina versò molto veleno contro il magnate francese e il suo “giardino secreto”, coltivato in parallelo con l’Adsl: “lo sfruttamento dei peep-show e i sex-shop, i siti porno, la vendita di sex-toy per corrispondenza”, tutte cose che lo rendevano un tipaccio infrequentabile. E però la grande ascesa di Niel cominciò proprio dall’universo a luci rosse, e il Minitel rose, come scrive Society, fu il suo “primo grande colpo”: “C’erano alcuni giovani che facevano il Minitel direttamente da casa loro, perché erano appassionati. C’erano persone come Jean-David Blanc, che in seguito ha fondato AlloCiné (il più importante sito francese di news cinematografiche, ndr). Non eravamo maggiorenni, lavoravamo per dei grandi gruppi che vendevano contratti milionari, ma i loro ingegneri non riuscivano a farlo. Noi lavoravamo i mercoledì, durante i weekend. Dormivamo tre ore a notte…”.

 

A 17 anni, Niel guadagnava più dei suoi genitori. “Sì, ma in nero (risate, ndr). Mio padre mi ha offerto un computer per Natale nel 1981, ma per i miei genitori ciò che era importante era la cultura, il sapere. La questione finanziaria non era il soggetto principale. Bisognava studiare, acculturarsi ed essere intelligenti”. Tuttavia “i soldi sono arrivati molto rapidamente”, ma sono stati “una conseguenza più che un obiettivo. La conseguenza di un ribaltamento. Volevamo creare delle cose. A quell’epoca, i servizi erano prodotti da società informatiche che li installavano su dei server che valevano milioni di franchi. Con qualche geek ci siamo detti: ’Non abbiamo questi mezzi finanziari, ma dobbiamo riuscire a fare dei servizi superiori’. Ciò ci ha obbligato a essere più intelligenti: produciamo a prezzi più bassi, e meglio. Abbiamo così fagocitato tutto il mercato. Abbiamo creato qualcosa come 800 servizi diversi. Abbiamo fatto di tutto. Abbiamo venduto biancheria da letto, assicurazioni… e poi, naturalmente, il Minitel rose, per iniziare, perché era la parte più semplice e più massiva. Oggi sembra piuttosto caldo, ma il ’rosa’ che facevamo era una volgare piattaforma di incontri, solo che non avevamo tutte le ragazze che ha Meetic, purtroppo, dunque era molto complicato. Il Minitel era una roba selvaggia. Marketing estremo, ci andavamo giù pesante!”.

 

Louis Roncin, fondatore di 3615 Ulla (il servizio di messaggistica più hot del Minitel, ndr), raccontava che i suoi clienti ricevano messaggi tipo “Buongiorno, Virginie, 25 anni, ho molta voglia di scopare questa sera”, e rapidamente i suddetti clienti venivano incitati da Virginie a raggiungere altri servizi pirata tra cui quelli di Niel. “E’ vero, funzionava così”, dice l’imprenditore francese a Society. “Eravamo degli hacker. Avevamo l’impressione di essere in un grande gioco. Questo gioco aveva una finalità finanziaria, capitalistica, ma giocavamo veramente”. Quando ci si costruisce come un hacker, non c’è molta frustrazione quando si diventa saggi, quando cioè non si supera più la famosa “linea gialla”? “Hackerare il sistema si può fare anche in maniera legale – afferma Niel –: per esempio, l’école 42 (la scuola francese di informatica con sede a Parigi finanziata dallo stesso Niel, ndr) è piratare il sistema. E’ prendere l’istruzione e dire ’non abbiamo più bisogno di professori’, è applicare l’economia collaborativa all’istruzione… siamo i primi a farlo nel mondo, ed è una forma di hacking. Dopodiché, non rispettare la legge è un’altra cosa.

 


Un'aula dell’école 42 (foto del sito ufficiale)


 

Il Minitel rose, 3615 Annu (l’elenco telefonico invertito per rompere il monopolio di France Telecom, dove dal numero si poteva risalire al nome), i prezzi stracciati di Free, l’école 42 sono tutti sberleffi di Niel all’establishement francese, alle élite, al capitalismo dei figli di papà, al sistema esclusivissimo e autoreferenziale dell’Ena, di Sciences Po e delle grandes écoles di Francia, ai tipi come Martin Bouygues, suo grande rivale nelle tlc, e amico di un certo Nicolas Sarkozy che nel 2010 fece di tutto per osteggiare l’acquisto del Monde da parte della variopinta cordata Bergé-Niel-Pigasse. “Se l’establishement consiste nel creare una classe superiore nel nostro paese, ciò è tutto il contrario di ciò che siamo. Abbiamo delle grandi scuole in questo paese che sono fantastiche per molte persone. Purtroppo, sono accessibili solamente per le persone di buona famiglia. Per chi nasce in una famiglia di operai, non c’è nessuna possibilità di accedervi. La Francia è in ultima posizione in materia di ascensore sociale secondo l’Ocde (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ndr). Abbiamo l’immagine di una Francia egualitaria nella quale il successo esiste ancora, ma purtroppo ciò non corrisponde alla realtà. Fin dalla nascita, il destino di ognuno è tracciato. Allora, francamente, non avete voglia di provare a lottare contro questo? Io sì. Non è una battaglia politica, è una battaglia personale. Perché lo stato non ha più soldi, ma io ne ho, e penso che investire in qualcosa come l’école 42 sia farne un buon uso.

 

All’école 42 cerchiamo di giudicare le persone seguendo due soli criteri: la capacità di essere logici e la motivazione, che testiamo facendoli lavorare 450 ore durante un mese (la famosa piscine, il durissimo stage di preselezione che si svolge durante il mese di luglio, ndr). Alla fine, si può pensare che questa scuola non crei un’élite, ma io posso dirvi che i ragazzi dell’école 42 sono delle star! Hanno lavorato quindici ore al giorno durante trenta giorni, volontariamente, senza essere forzati a farlo. Tutto ciò, tenuto conto che il 40 per cento di essi ha abbandonato la scuola e non ha il diploma di maturità”. E se qualcuno, più giovane, riuscirà in un futuro a piratare il sistema Niel? “Francamente, sogno che accada. Se un ragazzo dell’école 42 riesce a farlo, me ne vado entusiasta. Ovvio, se si tratta di un ragazzo del Polytechnique, sarò meno contento e avrò voglia di battermi. Ma un ragazzo dell’école 42 che vuole marciarmi sulla testa? Se succede, ho raggiunto l’obiettivo della mia vita. Voglio che questi ragazzi riescano a cavarsela da soli. Molti di essi andranno a lavorare dai miei concorrenti. A Free, ne ho presi tre. Su mille promossi ogni anno. Spero di non aver preso i peggiori…”.

 

La strategia di Niel nel vasto oceano degli affari muove spesso da questa frase: “Quando vedo delle persone che sono più forti di me in un settore, provo ad associarmi a essi”. Visione confermata a Society: “Quando vedo dei giovani che hanno voglia di creare la loro impresa e sono superbrillanti, ho voglia di aiutarli. Non è sempre l’intelligenza che premia. Preferisco una persona sveglia. Tutti possiamo avere delle idee. La vera difficoltà è trasformare questa idea in un progetto di impresa che funzioni. L’intelligenza pura per avere l’idea è un bene. La messa in pratica però è molto più complessa”. Interrogato sul suo pensiero politico, Niel risponde di essere “libertario” e “liberale”. Su chi vota, ricorda di aver dato la sua preferenza “a Chirac nel 1986”, poi più niente. E se Macron si candidasse alle presidenziali del 2017, come tutti i beninformati sussurrano a Parigi? “Nei buoni ambienti parigini è adorato. A me Macron piace per il suo lato liberale e volontarista. Ma potete citarmi altre cinquanta persone e vi risponderò esattamente la stessa cosa. Ciò che mi piace di Macron è che è liberale e penso anche libertario per certi aspetti, ma forse mi sbaglio. Non ha tabù. Mi attira assai una politica che non ha tabù”. “Liberale” è un termine che in Francia fa ancora venire il voltastomaco a molti, soprattutto a sinistra. Non certo a Niel, però, secondo cui “essere liberale” significa anzitutto essere “pro creazione di imprese”, dunque creatore di posti di lavoro e liberatore di energie.

 

Sulla sua tomba, Niel vorrebbe che ci fosse scritto “il a cassé des monopoles”, perché il suo vero mestiere, oltre a “rispondere a duemila email al giorno”, è stato quello di “rompere i monopoli”, e ora di aiutare i suoi allievi a farlo. “Ci sono monopoli geografici, per paese, e monopoli sui prodotti. Ora, ho passato l’età per farlo, dunque provo ad aiutare i giovani a rompere questi monopoli. Uberizzare l’economia significa rompere dei monopoli. Uber rompe un monopolio di una società in Francia che ha un monopolio sui taxi”. E l’uberizzazione della società? “Siamo in un mondo in fase di evoluzione e pensare di poterlo bloccare non ha senso. O siamo capaci di convivere, o spariremo”. Come Macron, il giovane ministro dell’Economia, Niel, oltre a militare per l’uberizzazione dell’economia, è fermamente convinto che il liberalismo, tanto disprezzato dalla gauche giacobina, è un valore storicamente e culturalmente di sinistra. “Il liberalismo, per come lo concepisco io, è un liberalismo che dà una possibilità a ogni persona. E penso che dare una possibilità a ogni persona sia un valore di sinistra. (…) Per me il liberalismo è sinonimo di creazione di impresa. Di persone che si associano per creare una società che si sviluppa e funziona”. Dopo aver tentato senza successo di fagocitare T-Mobile Us tramite Iliad, la settima fortuna di Francia continua a manifestare la volontà di internazionalizzazione del suo gruppo (secondo Bloomberg, Niel starebbe osservando da vicino anche i dossier Wind e 3 Italia).

 

Ma per il momento, la conquista dell’America, mercato succulento per l’insaziabile Niel, passa esclusivamente attraverso l’istruzione, con l’apertura di un’antenna dell’école 42 nella Silicon Valley che formerà diecimila geni nei prossimi cinque anni. L’America è “un mercaro enorme, ricco, culturalmente, arcidominante”, osserva Niel, prima di aggiungere con l’abituale dose di provocazione: “Mi sono detto che non era poi così sciocco inviare agli americani un po’ del nostro savoir-faire. Un po’ di ‘cultura francese’”. Anche se i suoi figli sono convinti che manchi ancora qualcosa al loro visionario papà per attraversare l’oceano e ottenere lo stesso succeso che ha in Francia: “Come potrai fare soldi negli Stati Uniti parlando così male l’inglese?”.

 

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