Festival dell'Ottimismo
De Simoni e Schmidt: "L'arte sia solidale. Sperimentare per resistere alle crisi"
Il presidente delle Scuderie del Quirinale e il direttore della Galleria degli Uffizi sull'incertezza legata al Covid e le prospettive future: "Indispensabile sperimentare sempre e cercare nuove fonti di introito per i musei"
Un ottimismo ragionevole. È questo che traspare dalle parole di Mario De Simoni e Eike Schmidt, intervistati da Francesco Stocchi in occasione della Festa del Foglio. De Simoni, presidente delle Scuderie del Quirinale, ha ripercorso la mostra di Raffaello, grande successo di pubblico nonostante il periodo: "Abbiamo subìto una chiusura brutale ma anche imparato molte cose, firmando un nostro protocollo già prima del dpcm di marzo. Fondamentale è poter contare su un ambiente solidale, non nascondere i problemi, avere soluzioni comprando tempo se necessario".
Sulla stessa linea, Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi. Prendendo esempio dall'estero, il suo museo ha sperimentato l'allungamento dell'orario delle visite, che però vanno adattate al contesto cittadino: "A Firenze le aperture di sabato non funzionano, funzionano molto meglio le aperture serali infrasettimanali. È inutile tenere aperto fino a mezzanotte, perché già dopo le 21 la gente viene molto meno. Quindi abbiamo evitato aperture 24 ore su 24, meglio offrire un servizio la mattina presto e nel tardo pomeriggio". Un modo per consentire ai turisti di restare più a lungo nel museo e aumentare la qualità della visita.
La crisi però non è solo legata al Covid, ha radici economiche che vengono da lontano. Come reagire? Schmidt distingue tra il caso europeo e quello americano: se nel vecchio continente gli introiti provengono soprattutto dai biglietti, negli Stati Uniti contano i fondi investiti nel mercato finanziario e le donazioni, ed è su queste che bisogna puntare. Un'operazione non facile in Europa, dove "il regime di tassazione non favorisce le donazioni".
Ma un ulteriore problema si presenta anche negli Usa, dato che nell'anno delle elezioni molti donatori hanno guardato ai partiti più che alle iniziative culturali". Secondo Schmidt, va quindi presa in considerazione un'altra via, al di qua e al di là dell'Atlantico, e cioè che "i musei devono abbassare i costi operativi".
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