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Nuovo flop di Gratteri: assolti dopo sette anni gli imputati dell'inchiesta sull'elisoccorso in Calabria
"Siamo riusciti a dimostrare passo passo come si trucca una gara. La spregiudicatezza non ha limiti, in nome del denaro si è disposti a qualsiasi cosa", disse l'allora procuratore di Catanzaro. Al termine di un processo durato cinque anni gli imputati (che vennero arrestati) sono stati assolti da ogni accusa
Ennesima figuraccia giudiziaria per Nicola Gratteri, dopo le 100 assoluzioni su 169 arresti dell’inchiesta Stige. A distanza di sette anni sono stati assolti tutti e quattro gli imputati del processo imbastito da Gratteri nel 2018, quando era procuratore di Catanzaro, su un presunto appalto pilotato da 100 milioni di euro per l’affidamento del servizio di elisoccorso sanitario in Calabria. I quattro indagati vennero posti agli arresti domiciliari su richiesta dei pm: il medico Eliseo Ciccone, responsabile regionale del servizio di elisoccorso, Salvatore Lo Presti, dirigente della Regione Calabria deputato a organizzare il servizio di elisoccorso e incaricato di predisporre il capitolato tecnico della gara d’appalto, e Leano Bertola e Monica Mazzei, manager della multinazionale Babckock MCS Italia, che si riteneva fosse stata favorita nella gara. La vicenda ebbe ampia rilevanza a livello nazionale, anche perché il procuratore Gratteri per illustrare i dettagli dell’inchiesta convocò la consueta conferenza stampa, in cui si lanciò in affermazioni molto forti. “La spregiudicatezza non ha limiti, in nome del denaro si è disposti a qualsiasi cosa”, disse Gratteri, passando poi a demolire completamente il principio di presunzione di innocenza degli indagati: “Siamo riusciti a dimostrare passo passo come si trucca una gara. Li abbiamo seguiti per un anno con pedinamenti, rilievi fotografici esattamente come facciamo con i trafficanti di cocaina. Pensate che per incontrarsi cambiavano cinque, sei ristoranti nella sola Catanzaro”.
Le accuse che nella prospettiva di Gratteri erano state “dimostrate passo passo” si sono sciolte come neve al sole davanti al tribunale di Catanzaro, che ha assolto gli imputati, accusati del reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste”. Il processo è durato la bellezza di cinque anni.
In particolare, gli imputati (paragonati dal procuratore Gratteri a dei trafficanti di cocaina) vennero accusati di aver turbato il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando di gara relativo all’affidamento del servizio di elisoccorso regionale, al fine di favorire la multinazionale Babckock MCS Italia. Il valore dell’appalto era di oltre cento milioni di euro. Il processo è iniziato nel 2020 e ha visto svolgersi trentasei udienze. Al termine della requisitoria, la procura aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati alla pena di due anni di reclusione e 500 euro di multa. Il tribunale ha però ritenuto che fosse emersa con chiarezza l’estraneità degli imputati dall’accusa. “Esprimiamo viva soddisfazione per l’esito del processo che ha riabilitato l’illibatezza e la professionalità di tutti gli imputati, messe a repentaglio da un’iniziativa giudiziaria, anche in sede cautelare, oggi sconfessata in sede dibattimentale”, hanno dichiarato gli avvocati difensori degli imputati (Ermenegildo Massimo Scuteri, Andrea Alvaro, Nunzio Raimondi, Gildo Ursini, Alessia Splimann ed Eliana Saporito).
Difficilmente qualcuno chiederà conto dell’esito fallimentare dell’inchiesta a Gratteri, oggi tra i principali testimonial del No al referendum sulla giustizia. Nel caso ciò avvenisse, siamo certi che il procuratore risponderebbe che l’assoluzione degli imputati è la prova che la separazione delle carriere tra pm e giudici non serve (e pazienza se nel frattempo la vita degli imputati è stata devastata). Ma considerato il lungo elenco dei flop giudiziari di Gratteri sarebbe più corretto dire che l’ennesima sentenza di assoluzione è la prova di indagini fatte male da parte di un magistrato che è poi stato promosso alla guida della procura più grande d’Italia, quella di Napoli.