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Il corporativismo di Roma e Madrid

Le nostre “toghe rosse” difendono il Procuratore di Sánchez condannato dai giudici

Luciano Capone

Il conflitto tra politica e magistratura si internazionalizza, ma a senso unico: i pm portoghesi criticano la riforma Nordio che però emula proprio il modello lusitano, e i progressisti di Magistratura Democratica denunciano il “lawfare” in Spagna ma in Italia gridano alla svolta autoritaria sulla separazione delle carriere. Stesse regole, ma giudizi opposti

Il dibattito sulla giustizia e sullo scontro tra politica e magistratura si sta internazionalizzando, ma con doppi e tripli standard, dove il criterio guida è il corporativismo. In questi giorni, ad esempio, il sindacato dei pm portoghesi ha scritto un appello di solidarietà all’Anm e contro la riforma Nordio, che punta a introdurre in Italia la separazione delle carriere proprio emulando modello portoghese: da noi il sistema funziona bene ma da voi è un “regresso democratico”, dicono in sostanza i magistrati lusitani (leggi sul Foglio l’intervista di Marcello Sacco al procuratore Paulo Lona). Surreale. Come singolare è l’intervento di alcuni magistrati italiani nel dibattito politico-giudiziario spagnolo. 

A inizio novembre, un gruppo di magistrati europei è intervenuto su un delicato caso giudiziario spagnolo con un articolo pubblicato sul quotidiano progressista El País dal titolo “Il processo contro il Procuratore generale”. Si tratta di una vicenda dalle forti implicazioni politiche e istituzionali per la Spagna, che si è conclusa il 20 novembre con la condanna del Fiscal general del Estado Álvaro García Ortiz, uomo nominato dal primo ministro socialista Pedro Sánchez e di stretta osservanza governativa. E’ stato il primo processo nella storia democratica della Spagna a carico del Procuratore generale, accusato di aver violato il segreto d’ufficio per aver fatto filtrare alla stampa informazioni giudiziarie riservate compromettenti per il compagno di Isabel Díaz Ayuso, presidente della communità di Madrid, esponente di spicco del Partito popolare e rivale politica del capo del governo.

L’articolo, pubblicato sul País a processo in corso, è firmato anche da due importanti esponenti di Magistratura democratica (Md): la procuratrice Mariarosaria Guglielmi, già segretaria di Md e ora presidente di Medel (Magistrati europei per la democrazia e le libertà) e il giudice di Cassazione Gualtiero Michelini, ex presidente di Medel. Nella lettera in difesa di García Ortiz, i magistrati progressisti sostengono che ci sono “interferenze o rischi di interferenze esterne” che “il potere politico esercita all’interno del potere giudiziario”. Poi diventano più espliciti: “Non possiamo che guardare con grande preoccupazione e profondo disagio a quanto sta accadendo in Spagna – scrivono i magistrati demopogressisti – e mettiamo in guardia contro l’obiettivo di alcune procedure disciplinari e penali altamente opportunistiche nei confronti dei responsabili delle indagini o delle personalità chiave del sistema giudiziario, che potrebbero avere come unico scopo quello di giudizializzare gli scontri politici partitici e di danneggiare la credibilità e l’immagine pubblica della giustizia”. Insomma, la tesi è che contro il Procuratore generale c’è da parte dei magistrati spagnoli un uso politico della giustizia, come direbbe Fabrizio Cicchitto. Nella presentazione della lettera la rivista di Md “Questione giustizia” va addirittura oltre, scrivendo che l’indagine su García Ortiz avrebbe dimostrato “l’assenza di riscontri anche a seguito di atti invasivi come perquisizione e sequestro”.

Sono due gli aspetti surreali di questa presa di posizione. Il primo è che, pochi giorni dopo la lettera, il Tribunale Supremo spagnolo ha condannato García Ortiz inabilitandolo per due anni dal suo incarico. L’assenza di riscontri, di cui parla Md, è dovuta al fatto che il Procuratore generale ha ripulito il telefono cancellando chat e conversazioni, ma evidentemente i giudici hanno trovato e valutato altre prove. Il secondo è che, nel caso spagnolo, al contrario di ciò che sostiene in Italia, Md difende la politica dall’invasione di campo della magistratura. Perché in Spagna, dove c’è la separazione delle carriere, il Fiscal general è nominato dal governo: esattamente quella “sottomissione” del capo dei pm all’esecutivo che l’Anm paventa in Italia come la morte dello stato di diritto.

Non è un caso che il premier Sánchez prima della sentenza ha proclamato l’innocenza di García Ortiz e dopo ha criticato la condanna del Supremo. Peraltro in un clima di forte scontro tra politica e magistratura che in Spagna vede il governo, assediato da inchieste per corruzione sul partito e sui familiari del premier, accusare le toghe conservatrici di lawfare: ovvero di fare inchieste per scopi politici. Argomenti non dissimili da quelli usati in Italia da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, con la differenza che lì le toghe sono definite “nere” e qui “rosse”. L’altro aspetto paradossale è, quindi, che Md in Italia difende l’unicità delle carriere e accusa di “svolta autoritaria” il governo che le vuole separare, mentre in Spagna – dove le carriere sono separate – difende a processo in corso il Fiscal general scelto da Sánchez, insinuando che i magistrati che lo hanno accusato e giudicato colpevole abbiano agito per motivi politici.

Non c’è alcun principio istituzionale da difendere, solo il potere corporativo (a Roma) e il posizionamento politico (a Madrid). La separazione delle carriere dei magistrati va bene in Spagna, ma non in Italia. Il capo dei pm scelto dal governo sarebbe una torsione autoritaria e un indebolimento dello stato di diritto in Italia, ma non nella Spagna socialista dove è garanzia di autonomia e indipendenza. Il modello di giustizia si basa su una concezione westfaliana: cuius regio, eius religio.

 

 

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali