l'intervista

"Perché io, giudice, voterò sì al referendum". Parla Giuseppe Cioffi

Ermes Antonucci

Il giudice napoletano: "La riforma, anziché indebolire, rafforza l’indipendenza della magistratura. Noi tutti dovremmo dire ben ‘venga la riforma’, non gridare all’attentato alla Costituzione con slogan senza fondamento"

“Al referendum voterò convintamente ‘sì’. La riforma va all’insegna del dettato costituzionale e della sua attuazione. Non vedo come possa spaventare i miei colleghi. A questo punto dovrebbe spaventarli la Costituzione”. A dirlo al Foglio è Giuseppe Cioffi, giudice del tribunale di Napoli nord, magistrato con 38 anni di esperienza sulle spalle. “Diversi colleghi, inclusi pubblici ministeri, la pensano come me, ancor di più dopo aver letto le riflessioni di Augusto Barbera pubblicate sul vostro giornale. Ma hanno paura di esporsi. Non li giudico, è un timore comprensibile: sono stati abituati a rivolgersi alle correnti per qualsiasi cosa durante la propria carriera, prendere posizione contro di loro diventa un atto di ribellione”, aggiunge.

 

“Molti degli interventi di politici, intellettuali e anche colleghi magistrati che sento in televisione e leggo sui giornali mi fanno rabbrividire, perché non hanno nulla a che vedere con il merito della riforma”, afferma Cioffi. “Come si fa a sostenere che la riforma sottopone il pubblico ministero all’esecutivo, quando nel nuovo articolo 104 della Costituzione viene confermato che sia i giudici sia i pm continueranno a godere di piena autonomia e indipendenza?”, chiede Cioffi alzando la voce con un filo di rabbia. “Siamo di fronte a prove di malafede o a tentativi di disinformazione”, aggiunge. “Chi commenta la riforma dovrebbe avere l’obbligo di confrontarsi con la realtà. Altrimenti io ora sostengo che la riforma mi preoccupa molto perché provocherà una collisione tra galassie e uno sconvolgimento nell’universo… Lo slogan sulla sottoposizione del pm alla politica ha la stessa credibilità: nulla”.

 

La riforma della separazione delle carriere si sarebbe dovuta fare nel 1988, dopo l’approvazione del nuovo processo con rito accusatorio. E invece da allora siamo andati avanti a tentoni. La riforma approvata dal Parlamento non solo adatta l’ordinamento giudiziario al codice di procedura penale, ma contribuisce a riportare la magistratura all’interno dei suoi spazi di competenza”, dice Cioffi. “Non c’è dubbio infatti che, soprattutto a partire dal 1992, la magistratura abbia strabordato diverse volte dai propri confini. Mani pulite è stata una lezione per tutti: se vuoi arrivare al governo devi affidarti alla magistratura. Così la giustizia è diventata uno strumento di lotta politica per i partiti, che in questo modo hanno consegnato ancora più potere ai magistrati, in particolare i pm”.

 

Per il giudice napoletano, anche l’istituzione dell’Alta corte disciplinare e l’introduzione del sorteggio per l’elezione al Csm non comportano alcun pericolo per l’autonomia e l’indipendenza delle toghe: “Queste riforme risultano problematiche soltanto per tutti quei magistrati che negli ultimi decenni si sono abituati a vivere l’esperienza professionale attraverso le correnti. Io mi sono sempre tenuto ben a distanza dai gruppi associativi, non ho aspirazioni di carriera. Ma gran parte dei magistrati sono cresciuti con la convinzione di non poter fare nulla senza passare dalle correnti. Queste dovrebbero abbandonare le loro posizioni di potere e tornare alla loro funzione naturale di orientamento ideale, non politico”.

 

Sul sorteggio Cioffi ha un’idea persino più drastica: “Sono a favore del sorteggio temperato, nel senso che lascerei ai magistrati la libertà di eleggere i propri rappresentanti al Csm, ma escluderei dalla platea dei candidati tutti i capi e vicecapi degli uffici giudiziari, tutti quelli che hanno incarichi nell’Anm, tutti quelli che sono già stati al Csm, anche come magistrati segretari, e tutti i magistrati che hanno a carico procedimenti disciplinari. Non solo, applicherei il metodo del sorteggio per eleggere anche i magistrati che compongono i consigli giudiziari e la Scuola superiore della magistratura”. “Sento autorevoli esponenti dell’Anm e della magistratura sostenere che i colleghi sorteggiati poi non saranno capaci di svolgere il loro incarico. Lo trovo incredibile, in questo modo si offende l’intera categoria”, afferma Cioffi.

 

Insomma la riforma, anziché indebolire, rafforza l’indipendenza delle toghe. “Noi tutti magistrati dovremmo dire ben ‘venga la riforma’, e non gridare all’attentato alla Costituzione senza offrire alcuna motivazione a sostegno di questo argomento”, dice il giudice napoletano. Che ribadisce: “Voterò ‘sì’, ma non per simpatie politiche o ideologiche. Se questa riforma l’avesse fatta Democrazia proletaria mi sarebbe andato benissimo. Voterò sì perché a beneficiare della riforma sarà proprio la magistratura”.

Ermes Antonucci

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]