il caso

La procura di Milano ammette di aver violato la Costituzione sul caso Maran

Ermes Antonucci

I pm milanesi che indagano sull'urbanistica ammettono a posteriori di aver violato le sentenze della Corte costituzionale che tutelano il libero esercizio del mandato parlamentare, acquisendo le chat dell'eurodeputato Pierfrancesco Maran senza autorizzazione

La procura di Milano è stata colta in fallo. Un fallo non di poco conto: la violazione della Costituzione. Ad ammetterlo, di fatto, sono gli stessi pm milanesi in risposta a una richiesta di chiarimento avanzata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, in seguito a un’interrogazione del senatore Ivan Scalfarotto (Italia viva) nata da un articolo del Foglio. Ricapitoliamo. Il 19 agosto su queste pagine abbiamo rivelato come la procura di Milano, nell’ambito della maxi inchiesta sull’urbanistica, abbia acquisito le chat scambiate tra l’imprenditore Manfredi Catella e l’europarlamentare Piefrancesco Maran (non indagato) senza chiedere la preventiva autorizzazione al Parlamento europeo, come stabilito da diverse sentenze della Corte costituzionale. La Consulta, infatti, con le sentenze Renzi ed Esposito del 2023, ha stabilito che i pm possono sequestrare i telefonini di terzi, ma nel momento in cui incappano in una chat (ad esempio WhatsApp) che coinvolge un parlamentare devono fermarsi e chiedere l’autorizzazione al Parlamento, in questo caso  europeo (gli eurodeputati godono delle immunità dei parlamentari nazionali). In caso contrario, infatti, si realizzerebbe una violazione delle norme poste a tutela del libero esercizio del mandato parlamentare. Come chiarito da diversi costituzionalisti, il fatto che le conversazioni acquisite dai pm risalgano al periodo in cui Maran non era ancora europarlamentare, ma assessore alla Casa del comune di Milano, non cambia la situazione, perché le norme costituzionali e legislative hanno come scopo quello di impedire indebiti condizionamenti della magistratura sullo svolgimento dell’attività di parlamentare. Nonostante  ciò, invece, le chat tra Catella e Maran, peraltro prive di rilevanza penale, sono state estrapolate dai pm dal telefonino sequestrato a Catella il 15 luglio, e il loro contenuto è pure finito su alcuni quotidiani. 

 

Il 19 agosto  abbiamo rivelato questa macroscopica violazione della Costituzione. Maran (Pd), in maniera  singolare, ha deciso di non segnalare la questione ai competenti uffici del Parlamento europeo, né di assumere una posizione pubblica sull’operato delle toghe. Scalfarotto invece, consapevole del fatto che le garanzie costituzionali mirano a tutelare le istituzioni e non i singoli parlamentari, ha presentato un’interrogazione  al ministro Nordio chiedendo chiarimenti. 

 

Nei giorni scorsi è arrivata la risposta scritta di Nordio, in cui viene riportata una nota del procuratore generale di Milano, Francesca Nanni. Nella nota si dà notizia che le chat in questione “sono state espunte dal fascicolo su disposizione del sostituto procuratore assegnatario del fascicolo con provvedimento del 20 agosto 2025”, cioè – curiosamente – il giorno dopo l’articolo del Foglio. Nel provvedimento riportato si premette che “la chat si interrompe il giorno 28 marzo 2024, dunque in un periodo precedente all’elezione al Parlamento europeo e alle garanzie che ne conseguono”, tuttavia “appare opportuno, attraverso un’interpretazione estensiva della sentenza della Corte costituzionale n. 170/2023, procedere alla separazione dalla copia informatica dei dispositivi acquisiti nel corso delle ispezioni (…) di ogni flusso di comunicazioni o corrispondenza che sia rivolto al citato europarlamentare”. Inoltre viene disposta “l’espunzione di eventuali chat con l’europarlamentare depositate nel fascicolo”. 

 

In altre parole, la procura di Milano ammette a posteriori di aver commesso un errore acquisendo le chat di Maran. La violazione delle sentenze della Corte costituzionale (alle quali ora si dice di volersi uniformare), però, è avvenuta, così come viene confermata la lesione delle prerogative costituzionali poste a tutela del libero esercizio del mandato parlamentare.

 

Maran, se solo avesse a cuore la tutela delle istituzioni, potrebbe agire contro la procura per la violazione della sua corrispondenza. Il Csm potrebbe aprire un procedimento disciplinare. E Nordio, per una volta, potrebbe non accontentarsi della risposta paradossale ricevuta dalla procura di Milano.
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]