Antonello Rizza (da Youtube Siracusa News)

il caso

La storia del sindaco assolto dopo 13 anni nel processo chiamato "Qualunquemente"

Ermes Antonucci

Antonello Rizza, primo cittadino del comune di Priolo, assolto dopo essere stato accostato per 13 anni dagli inquirenti alla figura di Cetto La Qualunque: "La fine di un calvario"

“Qualunquemente”. E’ questo il nome che la polizia giudiziaria e la procura di Siracusa diedero nel 2012 a un’inchiesta avviata nei confronti di amministratori e funzionari del comune di Priolo, tra cui l’allora sindaco Antonello Rizza, accusati a vario titolo di gravi reati come concussione, voto di scambio, truffa aggravata, abuso d’ufficio. Il nome si ispirava al film in cui Antonio Albanese impersonifica il celebre personaggio di Cetto La Qualunque, simbolo del politico  dedito alla delinquenza, corrotto, volgare e senza alcun briciolo di principio morale. Gli indagati vennero accostati a questo contesto aberrante, lasciando intendere all’opinione pubblica che ne facessero parte, a dispetto del principio di presunzione di non colpevolezza che dovrebbe ispirare ogni iniziativa giudiziaria. A distanza di tredici anni, la Corte d’appello di Catania ha assolto Rizza e altri dieci imputati da ogni accusa. Le accuse più gravi erano cadute già in primo grado, dove Rizza era stato condannato a tre anni, contro una richiesta di condanna di addirittura 15 anni.

 

In appello, invece, l’inchiesta cinematografica “Qualunquemente” si è sciolta come neve al sole. Tutti assolti, a partire proprio dall’ormai ex sindaco Rizza, difeso dagli avvocati  Domenico Mignosa e Tommaso Tamburino. Nel corso del processo a Rizza erano stati contestati  quattordici capi di imputazione. Tra questi, ben quattro concussioni, uno dei reati più infamanti per un amministratore pubblico, visto che consiste nell’approfittare del proprio ruolo di potere per imporre a qualcuno la propria volontà.

 

Ma Rizza, che ora parla di “fine di un calvario”, negli ultimi anni non è stato coinvolto solo nel processo “Qualunquemente”. Nei suoi confronti, anzi, sembra emergere ciò che l’avvocato Mignosa definisce al Foglio una sorta di “accanimento giudiziario” da parte degli inquirenti siracusani. Rizza è infatti stato imputato in un altro processo dal titolo emblematico, “Tutto pagato”, con l’accusa di aver partecipato gratuitamente ad alcuni viaggi organizzati dal comune in favore di gruppi di anziani. Anche in questo caso è stato assolto. 

 

Rizza è poi stato accusato nell’ambito dell’inchiesta “Gettonopoli”, relativa all’aumento del gettone di presenza dei consiglieri comunali, finendo per essere assolto sia in sede penale che di fronte alla Corte dei conti. 

 

E’ poi persino finito otto mesi agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Res Publica” con l’accusa di   concussione, truffa e turbativa d’asta. La montagna ha partorito un topolino: una condanna nell’aprile 2021 in primo grado a un anno e due mesi per reati minori, che, oggi, secondo i calcoli dei difensori, sono finiti in prescrizione e quindi porteranno all’ennesima assoluzione per Rizza.

 

Le numerose inchieste giudiziarie hanno ammazzato la carriera politica di Rizza, oltre ad aver devastato la sua vita personale e famigliare. La vicenda costituisce l’ennesimo spunto di riflessione, per i partiti come per le toghe, sui danni provocati da una giustizia dai tempi  interminabili e fondata su inchieste più  propense ad alimentare il circo mediatico che basate su accuse solide.
 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]