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il flop dei pm

Tutto ciò che non torna nell'inchiesta di Milano sull'urbanistica

Ermes Antonucci

Il Riesame rimette in libertà Catella. E' il sesto arresto annullato su sei. Tra accuse senza prove e violazioni della Costituzione, la maxi inchiesta della procura di Milano si sta sgretolando

Sei arresti annullati su sei. La procura di Milano ha fatto en plein. Il tribunale del Riesame ieri ha infatti annullato la misura degli arresti domiciliari nei confronti del costruttore Manfredi Catella che era stata disposta dal gip su richiesta dei pm nell’ambito della maxi indagine sull’urbanistica. Si tratta del sesto provvedimento cautelare di arresto su sei a cadere di fronte ai giudici del Riesame. Le motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane, ma la decisione rappresenta uno schiaffo significativo all’impianto accusatorio messo in piedi dalla procura guidata da Marcello Viola. Sei persone sono state private ingiustamente della propria libertà (una di loro, l’imprenditore Andrea Bezziccheri, è persino finita in carcere) sulla base di un’interpretazione sbagliata, da parte dei pm e di un molto accondiscendente giudice delle indagini preliminari, delle norme che regolano l’applicazione delle misure cautelari. Che gli arresti fossero ingiustificati era stato chiaro fin dall’inizio, almeno a coloro che si erano sforzati di non prendere per oro colato le tesi dei magistrati. Gli arresti si basavano infatti sul “pericolo di reiterazione del reato” nonostante gli indagati non rivestissero ormai più alcun incarico operativo in ambito politico e imprenditoriale.

 

Tutti si erano infatti dimessi dalle proprie cariche. Come potessero reiterare i reati era un mistero, eppure il gip accolse le richieste cautelari dei pubblici ministeri firmando un’ordinanza surreale, piena di deduzioni fantasiose, analisi sociologiche e persino profezie

 

I giornali amici delle procure e dell’Anm oggi scriveranno con molta probabilità che le decisioni del Riesame dimostrano l’inutilità della separazione delle carriere, soprassedendo sul ruolo quasi notarile svolto – in questo caso come in tanti altri – dal gip, il vero soggetto che la riforma Nordio punta a modificare, creando un giudice che durante le indagini agisca in maniera veramente terza e imparziale, e non sia invece piegato culturalmente alle tesi dei pm. Insomma, il caso milanese conferma che la separazione serve eccome.

 

Il tonfo prodotto dagli annullamenti del Riesame fa rumore ben al di là della fase cautelare in cui ci si trova, perché è proprio attorno all’interpretazione delle norme che regolano l’autorizzazione delle opere edilizie che si basa l’intera indagine avviata dalla procura milanese. I pm ipotizzano l’esistenza di un presunto “sistema corruttivo” e comunque illecito attorno alla concessione dei permessi edilizi, che coinvolgerebbe politici, membri dell’ormai defunta Commissione comunale per il paesaggio, funzionari amministrativi, costruttori e persino il sindaco di Milano Beppe Sala. L’accusa rivolta in molti casi dai magistrati agli indagati è, per esempio, quella di aver “rappresentato falsamente” alcune opere come ristrutturazioni edilizie, che di conseguenza potevano essere autorizzate attraverso una semplice segnalazione di inizio attività (Scia), anziché come nuove costruzioni, che invece avrebbero dovuto ricevere i relativi permessi.

 

Ma basta pensare che su uno degli interventi finiti nel mirino della procura, gli edifici realizzati in via Anfiteatro, in zona Brera, la tesi dei pm è già stata portata avanti da alcuni comitati cittadini ed è stata bocciata sia dal Tribunale amministrativo della Lombardia sia dal Consiglio di stato. Non è un caso, insomma, se di fronte all’indagine milanese e al caos prodotto dall’inchiesta, con la paralisi dell’attività dell’ufficio urbanistico del comune, era emersa l’esigenza di approvare in Parlamento una legge (il Salva-Milano) che potesse chiarire definitivamente la corretta applicazione delle norme sull’edilizia. Peccato che persino questa iniziativa legislativa, che stava trovando l’accordo di maggioranza e opposizione, sia stata fatta rientrare dai pm all’interno del presunto “sistema corruttivo” e rappresentata come una legge “dettata dagli indagati” (risultato: dopo essere stato approvato alla Camera, il testo è stato cestinato). 

 

Ora, in seguito agli arresti annullati dal Riesame, viene naturale chiedersi se l’interpretazione data dai pm alle norme sull’edilizia non sia sbagliata come è stata quella data alle norme che regolano l’applicazione delle misure di custodia cautelare.

 

A proposito di interpretazioni sbagliate, poi, come rivelato dal Foglio, dalle carte è emerso pure che la procura ha acquisito le chat dell’europarlamentare Pierfrancesco Maran (non indagato) contenute nel telefono sequestrato a Catella in violazione delle sentenze della Corte costituzionale, che impongono ai magistrati di chiedere l’autorizzazione preventiva al Parlamento (in questo caso europeo). Se questo è il livello di accuratezza giuridica adottato dai pubblici ministeri, è il caso di porsi qualche domanda sulla tenuta dell’inchiesta.      

 

Restano, poi, le ambiguità attorno alle accuse di corruzione nei riguardi di diversi indagati, come l’ex assessore comunale alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, e Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente ex presidente ed ex membro della Commissione paesaggio. Se nel caso di Tancredi i pm non giungono neppure a individuare le presunte utilità da lui ricevute, negli altri casi il frutto della corruzione sarebbero le somme versate dai costruttori, con regolari fatture, agli studi professionali privati degli indagati, entrambi architetti, secondo una mera supposizione colpevolista

 

Intanto l’accusa più grave nei confronti del sindaco Sala, l’induzione indebita, è caduta di fronte al gip. A carico del primo cittadino resta in piedi l’accusa lieve di false dichiarazioni legata a un presunto conflitto di interessi di Marinoni. Per tre settimane, però, Milano è stata rappresentata come una città gestita da una cricca di affaristi e delinquenti. Il processo mediatico ha colpito ancora provocando danni, come al solito, irreparabili. 
 
 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]