Rocco Maruotti, segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati (foto Getty)

L'intervista

La separazione delle carriere spiegata con il caso spagnolo. Duello con il segretario generale dell'Anm

Ermes Antonucci

"A differenza della riforma Meloni-Nordio, quella spagnola mira a rafforzare l’autonomia dei pm e a ridurre i rischi di influenza della politica. Questo forse spiega perché lì ha suscitato la reazione di una parte della magistratura e non di tutta, come è successo qui”, afferma Rocco Maruotti. Cosa ci dice sull’Italia l’attivismo dei magistrati in Spagna 

“Ciò che vedo è un’insofferenza dei governi nei confronti del controllo di legalità che le Costituzioni in tutta Europa affidano ai magistrati, anche nei confronti della politica e dei suoi esponenti, e forse non è un caso che questo sta producendo un diffuso revisionismo costituzionale che mira proprio a ridurre gli spazi di autonomia e indipendenza dei magistrati, così tradendo i princìpi che hanno ispirato il costituzionalismo moderno, dal ‘700 in poi, in particolare il principio della separazione dei poteri, che finora ha garantito in tutta Europa l’equilibrio democratico e le libertà individuali”. A dirlo, intervistato dal Foglio, è Rocco Maruotti, segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati.  

La riflessione di Maruotti prende avvio da quanto sta avvenendo in Spagna, dove le associazioni della magistratura protestano, con tanto di sciopero, contro la riforma della giustizia presentata dal governo, sostenendo che questa riduce l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario. Una mobilitazione assimilabile a quella a cui si assiste in Italia contro la riforma costituzionale del governo Meloni? “Posto che fare parallelismi tra contesti nazionali diversi tra loro è un’operazione ad alto rischio di approssimazione, direi che tra la mobilitazione in corso in Spagna in questi giorni e lo sciopero dei magistrati italiani del 27 febbraio scorso ci sono similitudini, ma anche molte e significative differenze”, replica Maruotti. “L’unica evidente similitudine è che quando il controllo di legalità che la magistratura esercita ha ad oggetto i politici, questi insorgono e accusano la magistratura di essere politicizzata”, dice il segretario generale dell’Anm.

 

              

 

“Quanto alle differenze invece – prosegue – in Spagna contro la riforma del governo a maggioranza progressista hanno scioperato i magistrati aderenti a 5 ‘correnti’ su 7 (a dimostrazione del fatto che le correnti esistono anche nel resto del mondo), ad esclusione di quelli iscritti alle due correnti considerate più progressiste; in Italia, invece, l’adesione allo sciopero, che è stata dell’80 per cento (dato che non è stato mai smentito dal ministero), è stata assolutamente trasversale, a dimostrazione del fatto che la reazione della magistratura italiana è stata tutt’altro che ideologica e di parte, come qualcuno ha provato a fare credere”.

“Inoltre, la riforma spagnola, al di là di alcuni aspetti critici relativi al concorso di accesso alla magistratura, mira, a differenza della riforma Meloni-Nordio, a rafforzare l’autonomia dei pm, oggi evidentemente più scarsa di quella dei pm italiani, e a ridurre i rischi di possibile influenza della politica sulla magistratura. E questo forse spiega perché in Spagna questa riforma ha suscitato la reazione di una sola parte della magistratura e non di tutta la magistratura come è successo in Italia”. 

Tuttavia, come abbiamo notato su queste pagine, c’è anche un’altra notevole differenza tra quanto avviene in Spagna e in Italia, e cioè che in Spagna c’è la separazione delle carriere. Nonostante questa separazione, pm e giudici non solo scioperano insieme contro il governo, ma stanno portando avanti un’ondata di inchieste molto incisive sulla politica e non solo (è stato arrestato il braccio destro del premier Sánchez, sono indagati sua moglie e suo fratello, è indagato persino il ministro della Giustizia e addirittura è stato rinviato a processo il procuratore generale). Non è questa la dimostrazione che, a dispetto di quanto sostenuto dall’Anm in Italia, la condizione di autonomia e indipendenza dei magistrati, in particolare dei pm, non dipende dalla separazione delle carriere, ma da altri fattori? “Tutt’altro, perché quello che sta accadendo in Spagna è proprio la dimostrazione che quando la politica mette le mani sulla magistratura, quest’ultima rischia di diventare lo strumento per regolare i conti interni alla politica. Oppure, nella migliore delle ipotesi, la magistratura perde credibilità e viene considerata politicizzata”, risponde Maruotti. “In Spagna, infatti, dove vige una rigida separazione delle carriere, il pm non gode dell’indipendenza e dell’inamovibilità, che la Costituzione spagnola riconosce solo ai giudici. Inoltre, il pm spagnolo è governato, controllato e diretto dal procuratore generale, nominato su proposta del governo. Ed è quello che, inesorabilmente, accadrà anche in Italia, come ha molto chiaramente scritto Marcello Pera in un suo contributo del 3 febbraio scorso pubblicato sulle pagine del vostro giornale, in cui diceva che ‘non è un caso che, là dove c’è la separazione, il pm è, in un modo o in un altro, collegato al potere politico. Chi altri potrebbe dargli le direttive di politica anticriminale, di priorità, di opportunità, di rilevanza, di urgenza?’. E se lo dice Pera, che è un noto liberale, come dargli torto?”, conclude Maruotti. 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]