Foto LaPresse

Il colloquio

“Perché Italia viva si asterrà sulla riforma Nordio”. Parla Ivan Scalfarotto

Ermes Antonucci

Intervista al senatore renziano: “Siamo favorevoli alla separazione delle carriere, ma siamo contrari a come questo principio è stato declinato dal governo. Il sorteggio dei laici del Csm è il trionfo del grillismo"

“Noi di Italia viva siamo favorevoli alla separazione delle carriere, ma siamo contrari a come questo principio è stato declinato dal governo. Siamo talmente favorevoli al principio che, nonostante il disegno di legge governativo sia pessimo, sia nel merito sia nel metodo, non voteremo contro, i nostri voti non saranno in opposizione al provvedimento”. Lo dice al Foglio Ivan Scalfarotto, senatore di Italia viva. Ieri su queste pagine, l’avvocato Gian Domenico Caiazza, amico di Renzi e candidato alle europee lo scorso anno per la coalizione che riuniva Italia viva e Più Europa, ha espresso sorpresa per la scelta del partito renziano di astenersi sulla riforma della separazione delle carriere, sbarcata ieri all’Aula del Senato. “Come ho detto oggi in Aula, la separazione delle carriere è sacrosanta”, replica Scalfarotto. “Questa riforma andava fatta insieme a quella del processo penale del 1988. Il fatto che il pubblico ministero e il giudice non appartengano alla stessa categoria professionale è una necessaria conseguenza del processo accusatorio. Ma non ci si può aspettare che un partito di opposizione come Italia viva voti a favore, a scatola chiusa, un provvedimento sul quale non c’è stata data la possibilità di collaborare e sul quale abbiamo diverse riserve sostanziali”, sottolinea il senatore. 

 

Per Scalfarotto ci sono problemi sia di merito sia di metodo. Partiamo dal merito. “Innanzitutto c’è il tema del sorteggio dei componenti laici del Csm. Se stabiliamo che dei rappresentanti politici devono essere sorteggiati, di fatto realizziamo la riforma delle riforme di Beppe Grillo: quella di sorteggiare i parlamentari. Quando i padri e le madri costituenti scrissero la Costituzione pensarono che al Csm dovessero esserci i rappresentanti dei magistrati ma anche una rappresentanza politica, cioè del corpo elettorale. Che questa venga sorteggiata è inammissibile”, dice Scalfarotto.

 

“La seconda questione importante è che non è possibile realizzare una riforma della giustizia penale senza mettere mano all’obbligatorietà dell’azione penale. Era cruciale agire su questo tema e invece non è stato possibile parlarne. Infine, non ci convince fino in fondo neanche l’Alta corte disciplinare”. 

 

Le riserve di metodo di Italia viva riguardano la chiusura al dialogo mostrata dal governo. “Dato che siamo favorevoli alla separazione delle carriere, abbiamo provato a interloquire con la maggioranza, anche perché il dialogo dovrebbe essere alla base di ogni riforma costituzionale, ma non è stato possibile. Il testo è rimasto identico a se stesso. Il ministro Nordio ha rivendicato che non fosse modificabile in alcun modo”, dice Scalfarotto. “All’epoca della riforma costituzionale Renzi-Boschi io ricoprivo l’incarico di sottosegretario per le riforme. Il testo di riforma varato dal Consiglio dei ministri non assomigliò neanche lontanamente a quello che poi venne votato al referendum, perché giustamente il Parlamento ebbe tutto il tempo di discuterlo e di modificarlo. I disegni di legge costituzionale per definizione devono essere il frutto di una discussione che coinvolge tutti”. 

 

Quindi è da maligni pensare che Italia viva si astenga sulla riforma per ribadire la sua collocazione nel campo largo del centrosinistra? “Faccio notare che sulle pregiudiziali di costituzionalità noi abbiamo votato contro, perché pensiamo che questa riforma sia fatta male ma non sia incostituzionale. Tuttavia, noi non dobbiamo votare solo un principio, quello della separazione, ma una riforma della Costituzione che resterà valida in saecula saeculorum. Penso che sia anche un gesto di responsabilità pretendere che quel condivisibile principio sia declinato tecnicamente nel modo corretto. Il nostro voto non ha niente a che vedere con le alleanze. Noi siamo opposizione, se la maggioranza vuole coinvolgere l’opposizione deve parlarci”, risponde Scalfarotto. 

 

Anche Azione è all’opposizione, ma pare orientata a votare a favore della riforma anche al Senato, come ha già fatto alla Camera. “Gli apprezzamenti e i segnali di apertura di Calenda a Giorgia Meloni negli ultimi tempi sono stati numerosi. Non so se questo concorra a stabilire la posizione di Azione. Non so ancora quale sarà il loro voto finale. Ma posso dire che la differenza tra noi e loro è che noi siamo certamente all’opposizione del centrodestra, mentre Calenda sostiene una linea di terzietà e in alcuni casi di appeasement con il centrodestra”, conclude Scalfarotto.
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]