
inchieste fallimentari
Il leghista Molinari assolto in via definitiva. La serie di flop del pm torinese Colace non si ferma più
Seconda batosta giudiziaria per la procura di Torino nel giro sette giorni: dopo il proscioglimento di tutti gli imputati del processo sullo smog, assolto in via definitiva il capogruppo della Lega alla Camera. Anche la procuratrice generale Musti boccia la procura
Seconda batosta giudiziaria per la procura di Torino nel giro sette giorni. Dopo il proscioglimento definitivo, la scorsa settimana, di tutti gli imputati del processo sullo smog in città (Sergio Chiamparino, Chiara Appendino, Piero Fassino e altri quattro), ieri è stata la volta di Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, assolto definitivamente dall’accusa di falso elettorale. L’esponente leghista era stato assolto già in primo grado dal tribunale di Torino nel novembre 2023. Il pm di Torino che aveva portato avanti il processo, Gianfranco Colace, aveva però impugnato l’assoluzione. Ieri mattina la procuratrice generale di Torino, Lucia Musti, ha comunicato in aula la rinuncia al ricorso in appello, ritenendo molto fragili le accuse. La Corte d’appello di Torino ha così dichiarato inammissibile il ricorso che era stato presentato dalla procura, rendendo definitiva l’assoluzione per Molinari e per gli altri due imputati, il segretario provinciale della Lega Alessandro Benvenuto e il militante leghista Fabrizio Bruno (tutti difesi dall’avvocato Luca Gastini).
I tre erano accusati di aver modificato illecitamente la lista elettorale della Lega per l’elezione del sindaco di Moncalieri nel 2020, cancellando un nome sgradito prima che la lista venisse depositata. Il rinvio a giudizio ha avuto un impatto non da poco sul percorso politico di Molinari. Dopo le elezioni politiche, infatti, il suo nome era persino finito in lizza per la presidenza della Camera o un ministero, ma era poi stato scartato anche in virtù del processo pendente.
Anche il processo sull’inquinamento a Torino si è chiuso una settimana fa con le stesse modalità: gli imputati, l’ex governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, gli ex sindaci Chiara Appendino e Piero Fassino, e gli assessori che hanno gestito la delega all’ambiente tra il 2015 e il 2019 (Alberto Unia, Stefania Giannuzzi, Enzo Lavolta e Alberto Valmaggia), accusati di inquinamento ambientale colposo, erano stati prosciolti già in primo grado, ma la procura aveva fatto ricorso. Al processo in appello era stato applicato sempre il pm Colace, che aveva condotto l’indagine sotto il coordinamento dei colleghi Enrica Gabetta e Vincenzo Pacileo. Alla prima udienza la procuratrice generale Musti si è però presentata personalmente in udienza e ha comunicato la rinuncia al ricorso in appello, dichiarando di condividere le conclusioni a cui era giunto il tribunale. La Corte d’appello ha così dichiarato inammissibile il ricorso, facendo passare in giudicato il proscioglimento dei sette imputati.
Insomma, per la seconda volta in sette giorni, la procura generale di Torino ha bocciato i ricorsi della procura, ritenendo che le accuse mosse dai magistrati di primo grado, già non accolte dal tribunale, non potessero reggere neanche di fronte alla Corte d’appello. Due schiaffoni clamorosi, con cui Musti sembra mettere in guardia la procura dal portare avanti, attraverso ricorsi pretestuosi, altri processi basati su deboli impianti accusatori.
Il messaggio sembra rivolto soprattutto al pm Gianfranco Colace (sanzionato a marzo dal Csm con il trasferimento di sede e di funzioni, e con la perdita di un anno di anzianità, sanzione non ancora esecutiva), che continua ad accumulare flop. L’elenco si allunga: l’inchiesta sullo smog a Torino (sette imputati assolti); il processo contro Molinari (assolto insieme ad altri due imputati); i procedimenti contro l’imprenditore Giulio Muttoni, intercettato oltre 30 mila volte e accusato di corruzione impropria nel processo “Bigliettopoli” (assolto dopo dieci anni), addirittura di associazione mafiosa (archiviato dopo otto anni, soltanto dopo che la difesa si era rivolta alla procura generale), e turbativa d’asta (archiviato dopo oltre sei anni solo dopo l’avocazione da parte della procura generale); il procedimento contro l’ex senatore Stefano Esposito per corruzione, turbativa d’asta e traffico di influenze illecite, nato da una costola di “Bigliettopoli” e finito con il proscioglimento nel merito dell’ex senatore a Roma (la vicenda è costata a Colace la sanzione del Csm, avendo fatto intercettare 500 volte Esposito senza l’autorizzazione del Senato); il processo “Concorsopoli”, terminato dopo sei anni con il proscioglimento di 25 professionisti del mondo della psichiatria; il processo “Sanitopoli”, finito con l’assoluzione di quattro imputati dai gravi reati di corruzione e turbativa d’asta, e con una sola condanna per un reato minore; il processo sul Salone del libro di Torino, finito con l’assoluzione dei principali imputati, tra cui Fassino. Chissà come sarà la prossima valutazione di professionalità del magistrato da parte del Csm.